Tu quoque, You 2, mi hai deluso. Immensamente deluso.
E dire che la serie ce la mette tutta (e si vede) a decollare, ma lo fa attraverso stravolgimenti della storia da cui è tratta, per cui l’adattamento del romanzo a sceneggiatura diventa piuttosto una riscrittura completa del finale che compromette la profondità di cui sembrava volersi far portatrice la storia e riduce il tutto ad un thriller abbastanza prevedibile e poco credibile. Ma andiamo per gradi.
Joe Goldberg (Penn Badgley) non è più se stesso, è diventato un’altra persona. Letteralmente. Si chiama Will Bettleheim e vive a Los Angeles, ha preso in affitto una nuova casa ed è deciso a cambiare, è pentito per i delitti di cui si è macchiato e vuole essere un uomo migliore, frequentare gente che gli trasmetta vibrazioni positive ed abbracciare la filosofia karmica dei losangelini. Trova un nuovo, stimolante lavoro presso uno shop biologico di nome ANAVRIN (almeno lui stesso riconosce la banalità del nome NIRVANA al contrario) e vi incontra una bella e giovane donna con un nome profetico: Love (Victoria Pedretti di Hill House).
Da questo momento in poi, non posso fare a meno di spoilerare la serie. Lettori avvisati mezzi salvati!
La seconda serie di You, composta da 10 episodi della durata di circa 47 minuti ciascuno, inizia veramente con il passo giusto, ma poi la narrazione inizia a prendere una piega sinistra e lancia piccoli segnali che condurranno ad un inaspettato stravolgimento degli eventi. Il problema è che, innanzitutto, quei segnali sono decisamente evidenti e rendono parecchio prevedibili gli avvenimenti finali e poi quello che dovrebbe essere un colpo di scena, banalizza e vaporizza tutte le ottime premesse sparse con i primi episodi. Peccato.
Victoria Pedretti è brava al punto giusto, veste i panni di Love: graziosa ma non troppo, intelligente e fiera, più di Beck (la ragazza oggetto delle attenzioni di Joe nella prima stagione ndr) infatti Love mi piace più di Beck e, in un certo senso, destabilizza Joe scatenando in lui un flusso di coscienza critico che nella prima stagione era meno esplorato e meno evidente. James Scully interpreta Forty, il fratello di Love ed è veramente il migliore di tutto il cast, è intenso, nevrotico, altamente problematico e avido di attenzioni ed affetto. Sotto alcuni aspetti potremmo addirittura dire che ha bisogno d’amore tanto quanto Joe ed è questo il punto che avrebbero potuto approfondire di più mostrando l’evidente ed importante differenza tra chi ha sete d’amore (che, per carità, richiede comunque l’intervento di un terapeuta nel caso di Forty) e chi ha una grave psicosi. Robin Lord Taylor, che forse ricordate in Gotham nei panni de Il Pinguino, è un consumato attore e ha ormai dato ampiamente prova delle sue capacità. Interpreta Will Bettleheim, il ragazzo a cui Joe ruba l’identità per partire da un passato immacolato e crearsi un nuovo futuro. Penn Badgley, invece, ahimé, ha sempre le stesse espressioni e dal momento che sono stata una fan di Gossip Girl ed è con quella serie che l’ho conosciuto, ho fatto un esperimento per assicurarmi di non avere troppi preconcetti o una visione limitata della sua recitazione: chiudevo gli occhi quando parlava e provavo ad indovinare la mimica che avrebbe accompagnato una certa tonalità di voce o una certa circostanza. Ci prendevo sempre. E’ troppo prevedibile e ha davvero un numero limitato di espressioni facciali, fermo restando che è molto bravo a rendersi “inquietante“.
Nonostante una serie di ottime premesse, Joe non è cambiato affatto. Scopriamo infatti quasi immediatamente che nulla della sua “nuova” vita è frutto di una caso fortuito e che, come al solito, il ragazzo ha già individuato da tempo la vittima da perseguitare e ha fatto in modo da introdursi viscidamente nella sua vita. La sua psicosi, anzi, si è aggravata perché non soltanto ha ricostruito la “cella” che nella prima stagione era nel sottoscala della libreria a New York e l’ha nascosta in un deposito, ma vi ha rinchiuso Will Bettleheim un esperto creatore di identità a cui Joe si era rivolto e che gli aveva incautamente raccontato di Will, questa nuova identità accuratamente elaborata con un certosino lavoro di mesi e mesi. Joe, che non ha tutto quel tempo da aspettare, lo aggredisce ed usa quella identità per sé.
Ma siccome la serie vuol farci credere (e molto subdolamente ad un certo punto ci riesce anche) che Joe è determinato a cambiare e che è soltanto una povera vittima a sua volta perseguitato da Candace, la sua misteriosa ex, lo vediamo scegliere di lasciare andare il povero Will, decidendo di fidarsi di lui e restituendogli la libertà.
In effetti per buona parte della serie (quasi più della metà) gli episodi sono così ben concepiti da farci quasi empatizzare con Joe nonostante venga mostrato cosa ha effettivamente fatto a Candace (alla faccia del povero ragazzo, l’ha praticamente sepolta viva) perché quest’ultima è ben interpretata e si rende antipatica, irritante, quasi un terzo incomodo nella relazione (tutto sommato stabile) tra Joe e Love. E, anche se per un solo istante, dimentichiamo che per quanto antipatica e sadica possa sembrarci Candace, è una ragazza che ha subìto una tremenda violenza prima psicologica e poi fisica e che è lei la sola vittima.
Proprio come nella prima stagione, Joe si “preoccupa” di una nuova ragazzina, Ellie, sorella minore della manager dello stabile in cui vive (Delilah) e si mette in testa di doverla salvare dal corrotto mondo che è sempre in agguato a Los Angeles. Più in particolare, persuaso dalla sorella maggiore di Ellie che un noto attore che gravita sia nella vita di Forty, sia in quella di Delilah, sia un maniaco sessuale che droga le sue vittime e poi ne abusa, fa di tutto per smascherarlo e finisce (devo ammetterlo, suo malgrado) per ucciderlo inscenandone il suicidio.
Ma la verità è che la storia d’amore tra Joe e Love va alla grande, i due sono più simili di quanto pensiamo (primo indizio) e Love ha una sola regola ferrea, quella di desiderare dal suo partner tutta la verità, qualunque essa sia (secondo indizio). Unica nota stonata è Forty, il fratello di Love costantemente in cerca di attenzioni, approvazione, raramente sobrio tra una dipendenza e l’altra, che sembra confidare così tanto in Joe da farne quasi un fratello adottivo. Joe lo asseconda soltanto per rendere felice Love e tutto sembrerebbe andare per il verso giusto se non fosse che Forty conosce Candace, presentatasi con il falso nome di Amy Adam (una cosa più banale non l’avevo mai sentita, ho quasi sputato un polmone) ed inizia a frequentarla finché Love che non riesce davvero a fidarsi di lei e a farsela piacere (terzo indizio) non scopre, tramite un investigatore privato che sta mentendo e la allontana dalle loro vite. Il problema è che così scopre anche che Will non esiste o che sicuramente non è Joe e, sentendosi tradita, lo lascia.
Ma Forty fa ancora il tifo per lui e sente che è la persona perfetta per sua sorella, quindi i due continuano a frequentarsi assiduamente e a progettare un film tratto dal libro scritto da Beck e che nella prima stagione era valso la condanna per l’omicidio della ragazza al suo terapista: il dottor Nicky. Insomma, Joe scherza proprio col fuoco e per di più, Delilah non è convinta che non c’entri niente con la morte dell’attore “polipone” e il suo fiuto sensazionalistico per le notizie finisce per metterla nei guai, perché scopre il deposito e la “cella” di Joe che, dopo averla sorpresa a raccogliere prove contro di lui, la rinchiude.
Episodio dopo episodio, esploriamo il passato di Joe e scopriamo la sofferenza che ne ha contraddistinto l’infanzia soprattutto a causa di un padre violento e di una madre decisamente inadatta a fare il genitore, ma nonostante la diversa estrazione sociale, anche per Love crescere non è stato tutto rose e fiori e la sua famiglia è fatta soltanto di apparenza e forma. L’unica che l’ha sempre capita è Joe e lei è determinata a perdonargli quel dettaglio trascurabile del nome falso, dopotutto lui l’ha fatto per sfuggire alle persecuzioni di una ex fidanzata ossessiva come Candace e quindi torna da lui. Il problema è che, nel frattempo, Joe ha deciso di fidarsi di Delilah perché non sopporta l’idea che la sorellina, Ellie, cresca da sola ed ha impostato un timer di 16 ore per consentirle la fuga, è determinato a smetterla con le aggressioni, gli omicidi e la violenza, vuole redimersi, ma non intende certo pagare per i morti che si è lasciato dietro finora! Quando la ragazza sarà libera, lui intanto sarà già su un volo per il Messico e dirà addio per sempre a Love e a Los Angeles. Forty, però, lo incastra nel progetto di riscrittura della sceneggiatura del film che stanno preparando e lo droga con dell’LSD per accrescerne la creatività. La notte che trascorre è un puzzle da ricomporre e Joe non ricorda nulla di cosa ha fatto, quello che gli è estremamente chiaro è che ha fatto una videochiamata con Love e che la ragazza l’ha perdonato e l’ha pregato di restare nella sua vita…e lui ha accettato. Accorso al deposito appena prima che il dispositivo per liberare Delilah scatti, Joe la trova cadavere. E’ morta in una pozza di sangue e anche se non ricorda di averla uccisa, non può che essere stato lui. Ricompare Candace che intanto ha continuato ad indagare ed ha instillato in Forty il dubbio che il dottor Nicky sia stato incastrato da Joe per l’omicidio di Beck e mentre i due discutono nel deposito, sopraggiunge Love allertata da Candace che inorridisce alla vista del corpo di Delilah ed ascolta sconvolta la completa di Joe.
Ora una serie normale, con coerenza e criterio, farebbe in modo che il protagonista venga consegnato alla giustizia e paghi per le sue colpe (e nella storia originale, Caroline Kepnes aveva previsto infatti che Joe finisse in carcere) ma Netflix invece deve assicurarsi una terza stagione piuttosto che elaborare un finale che punisca colui che, al netto di qualsiasi simpatia che si possa avere o meno per il personaggio nel corso della visione, è un cavolo di killer. Un criminale. Invece (credimi, l’avevo previsto) Love aggredisce Candace per impedirle di allertare la polizia e la uccide rivelando ad uno shockato Joe di essere anche responsabile dell’omicidio di Delilah. Love ci rende partecipi, per altro, di avere già ucciso molti anni prima la ragazza alla pari che, diciannovenne, aveva avuto uno sconveniente approccio sessuale con Forty, appena tredicenne. Ci si presenta dunque, un’altra sociopatica criminale che è pronta a perdonare tutto a Joe, non soltanto per amore, ma perchè…(TIENITI FORTE) aspetta un bambino da lui.
Ed è con questa accozzaglia di sciocchezze banali che termina la seconda stagione di You, Forty? Beh ha fatto 2+2 ed ha capito che Joe è un assassino e, nell’affrontarlo alla presenza di Love, con tanto di pistola puntata contro di lui, è stato ucciso da un agente che intanto indagava sulla scomparsa di Delilah. Didattico e “sconvolgente”, vero? Tanto quanto la pubblicità di un dentifricio, direi. Ma è evidente che la storia di Joe non sia ancora giunta alla fine e immagino vedremo chi tra lui e Love è messo peggio, perché ora, il caro protagonista di You ha una nuova ossessione: la sua vicina di casa.
Questo è solo l’inizio. Perché è qui che dovevo essere esattamente dove dovevo essere per incontrare te. Tu eri qui con i tuoi libri e la tua luce del sole, così vicina ma a un mondo di distanza. Troverò un modo, un modo per arrivare a te. Ci vediamo presto, vicina
Io ci sarò, Joe Goldberg. Ti perseguiterò. E sarò io stavolta il tuo peggiore incubo.