Molto spesso ci sono attrici del passato di cui conosciamo un’unica, folgorante interpretazione, senza soffermarci poi molto sul fatto che molto spesso alle spalle di quelle donne invece ci sono lunghe carriere. Vivian Leigh è una di queste. Conosciuta principalmente per il ruolo di Rossella in Via col vento, il suo viaggio nel mondo della recitazione inizia ben presto, a soli 3 anni di età. Ma scopriamo tutto quello che c’è da sapere sulla splendida e indimenticabile Vivien Leigh.
Vivien Leigh, vita privata
Vivian Mary Hartley nasce il 5 novembre del 1913 a Darjeeling, città del Bengala dove suo padre Ernest Hartley, ufficiale della cavalleria britannica, prestava servizio; la madre, Gertude Robinson Yackje, la introduce alla recitazione a tre anni portandola con se nel gruppo teatrale amatoriale di cui faceva parte.
Quando Vivian ha quattro anni, il padre viene trasferito a Bangalore e lei rimane a Ooatacamund con la madre, la quale le trasmetterà l’amore per la mitologia indiana, greca e per i grandi autori letterari; a sei anni, viene mandata a studiare in Inghilterra presso il convento del Sacro Cuore di Roehampton, dove incontra la futura attrice Maureen O’Sullivan.
Dopo aver completato gli studi, nel 1931 Vivian torna a Londra e qui capirà che il suo desiderio è fare l’attrice, ma su questo ci torneremo dopo. Nella città britannica la giovane incontra l’avvocato Herbert Leigh Holman con cui si sposa dopo un breve fidanzamento il 20 dicembre del 1932; i due hanno una figlia, Suzanne nata il 12 ottobre 1933, ma la maternità non riesce a fermare l’ambizione della giovane Vivian, che si divide tra gli studi al R.A.D.A. (Royal Academy of Dramatic Art), la passione per l’arredamento, l’arte e i primi lavori come modella pubblicitaria.
Nel 1934 Vivian ottiene un ruolo in The mask of virtue al St. James Theatre, qui incontra per la prima volta Laurence Olivier, con cui instaura un’amicizia che presto si trasformerà in una lunga relazione, anche se dovettero attendere il 1940 per ottenere il divorzio dai rispettivi coniugi. Il 30 agosto del solito anno Vivien e Oliver si sposano a Santa Barbara in California alla presenza solo dei testimoni: Katharine Hepburn e Garson Ganin.
La loro unione continuerà anche sul palco e sullo schermo, ma non riuscirà a superare i problemi psicologici di Vivien. Come raccontato da Olivier, già ai tempi di The mask of virtue la donna aveva manifestato uno strano comportamento ma, con lo scorrere del tempo, ansia, isteria e crisi maniacali si faranno sempre più strada nella mente di Vivien, portando problemi anche nella sua vita lavorativa.
Ormai convinta della fine del loro matrimonio, in realtà divorzieranno ufficialmente nel 1960, già dal 1958 Vivien inizia una relazione con l’attore John Marivale. Nonostante le varie crisi depressive, e che più avanti Vivien avesse confidato che avrebbe preferito “aver vissuto una vita corta con Laurence che una lunga senza di lui”, la storia tra i due va avanti fino alla morte della Leigh.
Nel 1967 Vivien ha un grave attacco di tubercolosi, patologia che l’affliggeva da vent’anni, ma rifiuta il ricovero e si ritira nella sua casa in Eaton Square a Londra: la sera del 7 luglio Marivale trova la donna riversa a terra collassata a causa di un’emorragia interna e liquido nei polmoni; dopo aver contattato Olivier, malato di cancro alla prostata, John organizza il funerale. Le ceneri di Vivien Leigh sono state sparse nel laghetto vicino alla sua residenza, chiamata Tickerage Mill, nel Sussex britannico.
Vivien Leigh, la carriera tra cinema e teatro
Come abbiamo già visto, Vivian decide di diventare un’attrice dopo aver visto l’amica Maureen O’Sullivan sul grande schermo così, con il pieno appoggio e aiuto dei genitori, la giovane frequenta la R.A.D.A.. Nel 1935, avviene il suo debutto al cinema con The village squire di Reginald Denham, a cui seguono Look up and laugh (Basil Dean), Things are looking up (Albert de Courville) e Gentlemen’s agreement (George Pearson).
Ben decisa a continuare la sua carriera d’attrice, Vivian assume un agente, John Gliddon, il quale le propone di cambiare il suo nome in April Morn, ma alla donna non piace; dopo aver pensato a Vivian Holman, la scelta ricadrà su Vivien Leigh. Gliddon proverà a segnalarla al regista Alexander Korda il quale, però, la rifiuta.
Dopo aver letto opinioni positive su Vivien, il regista Korda ci ripensa e le propone un contratto per The mask of virtue; lo spettacolo procede a gonfie vele, fino a quanto Korda non decide di spostarsi in un teatro più grande: qui, la voce della Leigh non riesce a raggiungere tutti gli spettatori e, dopo poco tempo, la rappresentazione chiude i battenti.
Come abbiamo già visto però, lo spettacolo teatrale è anche il luogo in cui scocca la scintilla tra lei e il Laurence Olivier, il quale affermerà:
La prima volta che misi gli occhi sulla proprietaria di questa meravigliosa, inimmaginabile bellezza fu sul palcoscenico del St. James Theatre, dove recitava in The Mask of Virtue di Ashley Dukes. Con questa parte aveva attirato un notevole interesse, anche se, a quei tempi, non esattamente per il fatto di essere un’attrice promettente.
Al di là della sua bellezza, che era magica, aveva un portamento meraviglioso; il collo sembrava quasi troppo fragile per sostenere la testa e la reggeva con un senso di sorpresa e con quella specie di orgoglio del giocoliere che riesce a far sembrare quasi casuale un’abile mossa
La loro unione, fino a quel momento ancora clandestina, si trasferì anche sul grande schermo e, nel 1937, i due girano Elisabetta D’Inghilterra diretti da William K. Howard, allo stesso tempo Vivien viene diretta da Olivier all’Old Vic Theatre nel ruolo di Ofelia in Amleto. L’anno successivo arriva la pellicola, che Vivien girerà con l’amica Maureen O’Sullivan, film la renderà famosa in America, anche se le donerà la reputazione di attrice difficile, Un americano a Oxford di Jack Conway.
Vivien Leigh e Via col vento
Reduce dal matrimonio con Olivier e in cerca di riconquistare il pubblico americano, Vivien convince il suo agente a segnalarla a David O’Selznick, produttore di Via col vento e ideatore di una massiccia campagna alla ricerca della protagonista, il quale ne rimane colpito, tanto da recuperare tutte le pellicole girate dalla Leigh.
Nel frattempo, nel tentativo di sfondare anche negli USA, Laurence accetta di interpretare Heatcliff nell’adattamento di Cime Tempestose del regista William Wyler, il quale propone a Vivien un ruolo secondario che lei rifiuta; l’attrito tra il regista e l’attrice si fa più aspro, dal momento che lei avrebbe voluto la parte di Cathy, protagonista principale del film, così inizialmente Vivien non segue Olivier a Los Angeles.
Con la scusa di ricongiungersi con il compagno, Vivien si reca in California e qui conosce personalmente O’Selznick il quale ne resta estasiato, seppur poco convinto dell’accento britannico della donna, e la conduce sul set dove George Cukor stava girando la scena dell’incendio di Atlanta. Battendo Jean Arthur, Paulette Goddard e Joan Bennett, il regista rimane così colpito dal temperamento di Vivien che decide di darle la parte di Rossella.
Partecipare a Via col vento fu però per lei estenuante. Già la lontananza da Olivier, impegnato a Broadway, i turni di lavoro massacranti, spesso infatti era impegnata sul set anche sette giorni su sette, ma soprattutto il cambio alla regia dopo il subentro di Victor Fleming, con il quale sia Vivian che Olivia de Havilland ebbero molte discussioni, misero molto sotto pressione la donna. Vivien di quel periodo ricorda con piacere la nascita dell’amicizia tra lei, la De Havilland e Clarke Gable, di cui però non gradiva la puzza di fumo facendo persino tagliare alcune scene dove avrebbero dovuto baciarsi.
Via col vento vinse ben dieci Oscar, tra cui quello come Miglior attrice protagonista a Vivien Leigh e, ci tengo a ricordarlo, a Hattie McDaniel, prima afroamericana a ricevere questa onorificenza.
Nonostante il grande successo riscosso con Via col vento, gli anni successivi Vivien Leigh rimediò parecchi rifiuti. Il primo fu di Alfred Hitchcock, il quale si apprestava a girare Rebecca la prima moglie con protagonista Olivier, che notò, e fu un’opinione condivisa da Cukor, che Vivien dimostrava meno entusiasmo per il ruolo e meno trasporto, per cui fu scelta Joan Fontaine. Nel tentativo di seguire il marito sul set, Vivien si propose anche per Orgoglio e pregiudizio, ma le fu preferita Green Garson, e entrambi tentarono di proporsi per Il ponte di Waterloo ma, in questo caso, anche Olivier fu rifiutato in favore di Robert Taylor.
Ormai erano gli anni ’40, la guerra iniziava a tormentare l’Europa e il pubblico statunitense non gradì la scelta della coppia di non rientrare in Gran Bretagna per dare supporto, oltre che non perdonare ai due il rapporto di convivenza avuto prima del matrimonio; per queste ragioni, lo spettacolo da loro allestito a Broadway Romeo e Giulietta non riscosse il successo sperato portando con se anche numerosi problemi finanziari.
Nel 1941, per far appassionare il pubblico americano alla guerra che ormai infuriava anche per l’Inghilterra, Vivien e Laurence girano Lady Hamilton in cui interpretano Horatio Nelson e la sua amante Emma Hamilton; la pellicola ha così tanto successo che Winston Churchill iniziò un rapporto di amicizia con i due e proiettò il film durante una festa a cui partecipava anche Franklin Delano Roosevelt.
Per dimostrare il suo appoggio alle truppe britanniche, nel 1943 Vivien si reca in Africa ma contrae la tubercolosi ed è costretta ad un lungo ricovero che accentuerà la sua depressione; al ritorno a casa, la donna manifesterà tutti i sintomi del disturbo bipolare. Bisognò attendere altri due anni prima che Vivien tornasse sugli schermi, anche se con poco successo, in Cesare e Cleopatra di Gabriel Pascal e Anna Karenina di Julien Duvivier (1948).
Nel 1947 la coppia si reca a Londra dove Olivier viene nominato baronetto (lei conserverà il titolo di Lady fino alla morte), mentre l’anno successivo si imbarcano in un tour australiano per raccogliere fondi per l’Old Vic Theatre, dove riscuotono un discreto successo, nonostante le intemperanze di Vivien e le frequenti litigate, spesso anche violente, tra lei e il marito. Al ritorno a Londra, seppur ormai entrambi malati, le loro rappresentazioni teatrali hanno molto successo, spingendo i due ad aggiungere una nuova opera al tour precedentemente mostrato in Australia.
Blanche e il secondo Oscar
Vivien aveva sempre desiderato il ruolo di Blanche nella versione teatrale di Un tram chiamato desiderio e, tenace come sempre, nonostante le preoccupazioni di Olivier in quanto temeva che gli argomenti della rappresentazione fossero troppo forti per la psiche della moglie, alla fine la donna riuscì ad ottenere la parte. Nonostante le aspre critiche, sia sull’opera sia sull’interpretazione di Vivien, Un tram chiamato desiderio andò in scena ben 365 volte.
Il successo teatrale dell’opera si trasferisce sul grande schermo nel 1951 per la regia di Elia Kazan con Marlon Brando. Nonostante i frequenti dissapori con il regista, Vivien ottiene il suo secondo Oscar, anche se questa interpretazione influì sulla sua sanità mentale. Leggenda narra che, poco prima di morire, l’attrice avrebbe esclamato ai medici “Ma certo! Il mio nome è Blanche Dubois!”.
Dopo aver partecipato a due spettacoli teatrali contemporaneamente, in cui Vivien interpreta Cleopatra e Olivier è Antonio nella versione di Shakespeare mentre è Cesare in quella di Bernard Shaw, l’attrice risulta favorita dalla critica a scapito del marito, portando ulteriore ansia nella psiche della donna. Nel 1952 Vivien si reca a Ceylon per girare La pista degli elefanti di William Dieterle ma, a causa di un forte esaurimento nervoso, è costretta a lasciare e viene sostituita da Elisabeth Taylor.
Ormai i problemi di salute di Vivien sono evidenti così Olivier si decide a ricoverarla per alcuni mesi presso una casa di cura; nonostante lei abbia confessato di averlo tradito con Peter Finch durante la sua presenza sul set di La pista degli elefanti, una volta che la donna si è rimessa lei e Olivier recitano insieme in The sleeping prince. Grazie ai successi teatrali ottenuti a Stratford-upon-Avon dove la coppia si era trasferita nel 1955, la salute di Vivien sembra migliorare ma durò poco: poco dopo aver scoperto di essere incinta, la donna ha un aborto spontaneo che la fa ricadere in depressione.
Dopo aver tentato di portare Vivien in tour in Europa, Olivier è costretto a chiedere l’aiuto dell’ex marito della donna poichè ha frequenti attacchi isterici che stanno mettendo a repentaglio la riuscita dello spettacolo e l’armonia tra il cast; nel 1958 Vivien gira Profondo come il mare di Anatole Litvak, film che però non ottiene successo. Nel solito anno, ormai considerando la loro unione terminata, Olivier e Vivien si lasciano e lei inizierà una relazione con John Merivale; la celebre coppia divorzierà nel 1960.
Gli ultimi anni di Vivien
La salute di Vivien sembrava migliorare, tanto che nel 1961 gira La primavera del giovane Stone con Warren Beatty diretti da José Quintero, poi inizia una tourneé teatrale di gran successo in Nuova Zelanda, Australia e America Latina che la terrà impegnata per un anno, mentre nel 1963 partecipa al musical Tovarich e vince un Tony Awards come miglior attrice.
Nel 1965 arriva l’ultima interpretazione cinematografica per Vivien, in un ruolo inizialmente pensato per Katherine Hepburn, in La nave dei folli di Stanley Kramer con George Segal, Simone Signoret, José Ferrer e Lee Marvin.
Per concludere, vi lascio con queste parole di Blanche Dubois:
Le grandi ricchezze non dipendono dalla solitudine. Una donna colta, educata, intelligente, può arricchire la vita d’un uomo immensamente. Io ho queste cose da offrire. Il tempo non le porta via. La beltà fisica passa, è un bene transitorio. Ma quella della mente, la ricchezza dello spirito, la tenerezza, queste le possiedo. Cose che non svaniscono ma crescono, aumentano con gli anni. Oh! Strano che io sia considerata una povera donna quando ho tutti questi tesori chiusi nel cuore.