Questa nuova versione di Una pallottola spuntata (The Naked Gun) segue le gesta di Frank Drebin Jr. (Liam Neeson), agente di polizia goffo ma determinato, figlio del celebre tenente interpretato da Leslie Nielsen nella trilogia comica degli anni ’80 e ‘90. Dopo un crimine sospetto e l’incontro con Beth (Pamela Anderson), Drebin si trova coinvolto in un’indagine che lo porterà a lottare per salvare il mondo, tra un’assurdità e l’altra.
Una Pallottola Spuntata, il ritorno della saga demenziale
Seth MacFarlane, celebre creatore de I Griffin, per anni ha cullato l’idea di riproporre la saga demenziale iniziata alla fine degli anni ’80. Il progetto è andato in porto quando è stato affidato al team creativo dietro a Cip & Ciop agenti speciali, una buona commedia in tecnica mista uscita tre anni fa su Disney+ che, seppur in altro modo, parodizzava i toni del noir e del poliziesco. Il regista Akiva Schaffer, membro del geniale gruppo comico-musicale The Lonely Island e autore dei video musicali della band, ha accettato la sfida provando a riportare sullo schermo la demenzialità della trilogia di Una pallottola spuntata.

Può l’umorismo demenziale di Zucker-Abrahams-Zucker funzionare ancora oggi? Il genere è in grande difficoltà: quello stile grottesco e slapstick, intriso di nonsense e doppi sensi, sembra ormai appartenere al passato, almeno al cinema. Seth MacFarlne e Akiva Schaffer ci vogliono dire che forse non è così. Per farlo scelgono Liam Neeson come successore di Leslie Nielsen: non è più un comico che tiene le redini, ma un attore spesso prestato all’action e ai ruoli da duro, che però aveva già avuto modo di dimostrare le sue doti umoristiche.
Neeson si trova a suo agio e funziona quando entra in gioco il contrasto tra la serietà del personaggio e ciò che accade intorno a lui, mentre convince un po’ meno quando è lo stesso Darbin a dover fare il buffone. Bisogna ammettere che diverse gag vanno a segno, ma per sua stessa natura il film è obbligato a proporne una dietro l’altra e questo è un limite: per una trovata che funziona, nel flusso comico ce ne sono altre due che mancano il bersaglio.
L’attualità (?) di Una Pallottola Spuntata
La trama, ovviamente, è solo un pretesto per mandare avanti i momenti umoristici; c’è tuttavia uno spunto che emerge sin dai primi minuti, quando Frank si guarda attorno sconsolato nella stazione di polizia constatando (in maniera abbastanza gratuita) come essa non sia più quella di una volta, sentendosi quasi sollevato che il defunto padre non possa assistere a quel cambiamento.

Il villain del film (Danny Houston) come spesso accade negli ultimi tempi è un miliardario arricchitosi con invenzioni high-tech che richiama figure decisamente attuali, e anche lui – fissato con l’idea di una mascolinità vecchio stampo – anela un ritorno al passato che prova ad ottenere mediante il piano malvagio al centro della storia. Questa tensione tra passato e presente non viene però minimamente approfondita e rimane in superficie, sprecando l’occasione di un confronto tra ere che sarebbe potuto essere incisivo e attuale, specialmente se declinato a riflessione sul ruolo delle figure maschili forti nella società odierna e su come è cambiato il modo di fare umorismo.
Il film non si chiede mai se il tipo di comicità proposta sia ancora attuale, semplicemente la mette in scena. Ci sono gag che sembrano uscite proprio dalle serie di MacFarlane, e altre che sarebbero state bene in uno dei film originali della saga: un merito degli sceneggiatori? Da un lato sì, ma dall’altro la pedissequa riproposizione di quel tipo di comicità dà al film un’aria forzata.
Una Pallottola Spuntata… o The Naked Gun?
Una Pallottola Spuntata non è composto solo da gag visive, ma è anche pieno di giochi di parole e doppi sensi: molti passaggi erano con tutta probabilità intraducibili e questo nel doppiaggio della pellicola si percepisce non di rado. I responsabili dell’adattamento avranno certamente provato a fare del loro meglio, ma durante la visione permane la frustrante idea di star assistendo a una versione umoristicamente depotenziata rispetto a quella originale.
In ogni caso, qualsiasi analisi conta fino a un certo punto: quando si parla di commedie e umorismo, la soggettività regna sovrana – come dimostrano le tante risate di parte della sala, che nel corso dell’anteprima stampa hanno accompagnato il film dall’inizio alla fine.