A inizio Dicembre ha compiuto 84 anni, ma Woody Allen si mostra sempre attuale nelle sue opere con il suo classico stile che conquista il pubblico. Nel cast di Un giorno di pioggia a New York notiamo come l’esperienza di attori affermati, quali Jude Law (Captain Marvel) e Liev Schreiber (Il caso Spotlight), si confonda con l’ottima prova delle nuove star di Hollywood, ovvero Timothée Chalamet (Il re) ed Elle Fanning (Maleficent – Signora del male). Purtroppo nel 2018 è saltato l’appuntamento annuale con i film del regista statunitense per i problemi distributivi con Amazon Studios seguiti alle vecchie accuse di Dylan Farrow; negli USA non esiste ancora un distributore per la pellicola, ma solo chi vola con American Airlines potrà vederlo perché la compagnia ha acquisito i diritti del film. In Italia, lo scorso Gennaio alcuni tra i principali critici e intellettuali, tra cui Paolo Mereghetti, Roberto Silvestri, Maurizio Porro e Pierluigi Battista, hanno firmato un appello promosso da Giulio Laroni e rilanciato dallo stesso Allen per chiedere “la più ampia circolazione possibile” per il film. E, dopo esser arrivata in alcuni paesi europei e sudamericani, Lucky Red ha distribuito la commedia nelle sale italiane dal 28 Novembre 2019.
Dopo Barcellona, Parigi e Roma, Woody Allen ritorna nella sua amata città con Un giorno di pioggia a New York. È considerato “il più europeo” tra i registi americani, sia per i temi trattati sia perché i suoi film riscontrano maggior successo in Europa che in patria; paradossalmente gli spettatori newyorkesi non vedranno questa pellicola ambientata nella loro Manhattan per i problemi prima citati. L’ambientazione anche qui gioca un ruolo centrale, poiché ogni film di Allen rappresenta un tour nella città scelta. I luoghi visitati dai protagonisti, Gatsby e Ashleigh, corrispondono alle loro personalità contrastanti: lui ama la New York di un tempo, come il Village, mentre la ragazza la città più contemporanea, che trova sfogo nel glamour di Soho o Downtown.
In Un giorno di pioggia a New York, le fantastiche inquadrature e i giochi di luce rispecchiano alcuni dei tratti distintivi dello stile del regista statunitense, aiutato da due maestri italiani quali Vittorio Storaro alla fotografia e Santo Loquasto alle scenografie. Il primo, vincitore di tre premi Oscar per Apocalypse Now, Reds e L’ultimo imperatore, collabora con Allen per la terza volta dopo Café Society e La ruota delle meraviglie, e lo seguirà ancora nell’annunciato Rifkin’s Festival; lo scenografo, invece, lavora esclusivamente con lui dal 1980, periodo in cui è stato nominato 3 volte all’Oscar.
Una pioggia simbolica che scombussola la situazione iniziale per creare nuovi legami, come ci ha abituato il caro Woody, che in questo caso lascia da parte il suo pessimismo per regalarci un lieto fine. Le relazioni instabili in Un giorno di pioggia a New York derivano dalla ricerca d’identità dei personaggi. In particolare, Gatsby (Timothée Chalamet) non conosce ancora se stesso e scoprirà importanti rivelazioni sulla sua famiglia; tra i suoi dubbi amorosi spunta Shannon Tyrell (Selena Gomez), il fiore all’occhiello di questo cast. Ashleigh (Elle Faning) non sembra la miglior personalità per sollevare il morale a un regista in crisi come Pollard (Liev Schreiber): particolarmente confusa e indecisa, dimentica il nome per l’emozione quando incontra Vega (Diego Luna), che all’inizio indossa una maschera, oggetto che nasconde appunto l’identità. Lo sceneggiatore Davidoff (Jude Law) vive in secondo piano all’ombra del regista Pollard e ha problemi sentimentali con la moglie Connie, interpretata da Rebecca Hall (Vicky Cristina Barcelona sempre diretto da Woody Allen). Per sottolineare ciò, sul piano visivo i loro volti sono spesso oscurati e sono in ombra, grazie all’eccellente lavoro di Storaro: “nel cinema non bisogna mostrare tutto chiaramente, sempre”.
Woody Allen scrive e dirige Un giorno di pioggia a New York e, pur non facendo parte del cast, dona al pubblico una versione di sé in Gatsby Welles: nel comportamento e nelle passioni il personaggio di Timothée Chalamet sembra proprio appartenere a un’altra epoca rifiutando la contemporaneità; preferisce i film classici hollywoodiani e la musica di Gershwin e ama il gioco d’azzardo riflettendo la vena nostalgico-romantica del regista. Lo stesso nome ci riporta agli anni ’20 del Novecento, ricordando il protagonista del romanzo di Francis Scott Fitzgerald, The Great Gatsby; ricordiamo che lo scrittore, interpretato da Tom Hiddleston (Avengers: Endgame), affollava le strade della capitale francese in Midnight in Paris. Infine, il protagonista, come il regista, preferisce New York con la pioggia, poiché la rende più romantica, mentre per Ashleigh è più triste.
Un giorno di pioggia a New York ci regala 92 minuti di serenità, in cui il regista riesce a trasmettere il suo messaggio filosofico e sociale. Soprattutto grazie a Gatsby, afferma che l’unico modo possibile per salvare il mondo risiede nella ricerca dell’arte nelle sue varie forme, a partire dal cinema e Shannon gli ricorda: “La vita reale è per chi non sa fare di meglio!”.