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The Silence: la recensione dell’horror con Stanley Tucci

The Silence: un mondo caotico è facile preda di un nemico sensibile al minimo rumore. Non resta che fuggire, ma in silenzio

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The Silence, con Stanley Tucci e Kiernan Shipka, è un horror del 2019 diretto da John R. Leonetti.

Il film trae ispirazione dall’omonimo romanzo di Tim Lebbon e racconta l’accidentale liberazione, da parte di un gruppo di speleologi, di una sconosciuta specie di esseri volanti e ciechi, ma dotati di un sopraffino senso dell’udito ed assetati di sangue.

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Il solo modo per sopravvivere è restare assolutamente in silenzio. Peccato che le città siano tutt’altro che tranquille ed è per questo che la giovane Ally (Kiernan Shipka) convince la sua famiglia a fuggire verso la campagna, in cerca di tranquillità. Con lei suo padre (Stanley Tucci), sua madre (Miranda Otto), sua nonna materna (Kate Trotter), il fratellino (Kyle Harrison Breitkopf) ed il fedele cane Otis. Per Ally il silenzio non è un problema, dal momento che ha perso l’udito in un incidente e che questo le ha fatto accrescere lo sviluppo degli altri sensi.

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Ora, a parte la sconvolgente somiglianza tra Kiernan Shipka e Emma Watson (a mio avviso, sempre più evidente) e l’interpretazione di Stanley Tucci, The Silence non brilla particolarmente e non riesce a spiccare nel panorama degli horror appena sufficienti di recente produzione.

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Non è male ed inquieta quanto basta, ma non si sofferma a dovere su alcuni aspetti salienti della storia, del nuovo equilibrio “post-vespe”, sull’impatto di quanto accaduto sul resto del mondo, sui singoli personaggi e sulle loro storie ricorrendo a dialoghi “tattici” concepiti per rivelare rapidamente e banalmente i particolari di ciascuno.

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Sia chiaro, non è da buttare ed è piacevole da guardare, ma dal cast e dal trailer promettente, mi sarei aspettata molto di più.

The Silence è un film tutto sommato godibile. Inutile dire che, a grandi linee, mi ha ricordato A Quiet Place, fermo restando che non si avvicina neanche alla raffinatezza del film candidato agli Oscar.

La storia è interessante e ben sviluppata, gli attori sono estremamente bravi (beh, parliamo di Stanley Tucci!) però la vicenda si svolge troppo rapidamente, senza soffermarsi su alcuni aspetti intriganti (come il misterioso gruppo religioso). Non mi è dispiaciuto, ma nel complesso direi che supera appena la sufficienza.

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