The King’s Man – Le origini (The King’s Man)
Regia: Matthew Vaughn; sceneggiatura: Karl Gajdusek, Matthew Vaughn; fotografia: Ben Davis; costumi: Michele Clapton; musiche: Dominic Lewis, Matthew Margeson; interpreti: Orlando Oxford (Ralph Fiennes), Conrad (Harris Dickinson), Erik Jan Hanussen (Daniel Brühl), Shola (Djimon Hounsou),Grigorij Rasputin (Rhys Ifans), Re Giorgio V, Guglielmo II e Nicola II (Tom Hollander), Polly (Gemma Arterton), Capitano Morton (Matthew Goode), Archie Reid / “Lancillotto” (Aaron Taylor-Johnson), Emily Oxford (Alexandra Maria Lara); produzione: Matthew Vaughn, Adam Bohling, David Reid, Dave Gibbons, Ralph Fiennes, Mark Millar, Stephen Marks; Compagnia di produzione: 20th Century Studios, Marv Films; paese di produzione: Stati Uniti d’America, Regno Unito-2021; durata: 131’.
Alla fine dello scorso anno attendevo molto The King’s Man – Le origini e ora le aspettative sono state ampiamente ripagate. Da grande amante della saga cinematografica ispirata alla miniserie a fumetti The Secret Service, a opera di Mark Millar con i disegni di Dave Gibbons, ero curioso di scoprire le origini dell’agenzia segreta vista nei film del 2014 e del 2017. Anche questo film ha subito una serie di rinvii a causa della pandemia di COVID-19: inizialmente previsto per il 18 settembre 2020, è stato spostato prima al 26 febbraio 2021, poi al 12 marzo e al 20 agosto; la data ufficiale negli USA è stata il 22 dicembre 2021, mentre in Italia il 5 gennaio 2022.
Dopo i primi due film, Matthew Vaughn torna alla regia del prequel e risulta anche produttore e sceneggiatore di The King’s Man – Le origini. Ovviamente cambia l’intero cast rispetto agli altri capitoli della saga, ma permane la qualità degli interpreti: Ralph Fiennes come Oxford esprime nell’azione la sua esperienza accumulata sui set di James Bond; al suo fianco troviamo degli efficaci e inarrestabili Djimon Hounsou e Gemma Arterton nei ruoli di Shola e Polly; Harris Dickinson interpreta Conrad, fulcro delle vicende del film, simbolo di perseveranza e calamita per i momenti più tragici.
Come nelle pellicole di 007, il villain si cela nell’ombra e guida la sua organizzazione per conquistare il suo scopo: è molto interessante scoprire nel finale l’identità del Pastore e notare come infiltri i suoi affiliati nelle maggiori corti europee. D’altro canto, una fitta rete di domestici risulta l’atipica organizzazione chiamata a sventare i piani del nemico in The King’s Man – Le origini.
Rispetto a Kingsman – Secret Service e Kingsman – Il cerchio d’oro, lo stile diventa più austero, ma non pesante; Matthew Margeson non è più accompagnato da Henry Jackman, ma compone le musiche di The King’s Man – Le origini insieme a Dominic Lewis, portando il classico tema della saga nel primo novecento. Il direttore della fotografia Ben Davis collabora spesso con il regista Matthew Vaughn e insieme ci portano nelle affollate e disastrate trincee della Grande Guerra, ricordando 1917, capolavoro di Sam Mendes, soprattutto nella scena della corsa di Conrad.
The King’s Man – Le origini si intreccia con la storia contemporanea
L’aspetto che più ho apprezzato di questo film è la sceneggiatura: Karl Gajdusek e Matthew Vaughn pongono la nascita dei Kingsman al culmine della Prima Guerra Mondiale, accompagnata da eventi storici e da personaggi realmente esistiti. Come parodia delle migliori teorie del complotto, il Pastore trama all’ombra delle potenze europee per far scoppiare un conflitto senza precedenti: Gavrilo Princip (Joel Basman) è al suo servizio e deve uccidere l’Arciduca d’Austria Francesco Ferdinando a Sarajevo, scatenando le diverse alleanze che si oppongono durante la Grande Guerra.
In The King’s Man – Le origini il Pastore guida nelle corti delle potenze mondiali i suoi messaggeri per direzionare gli eventi verso il suo obiettivo. Come consigliere del Kaiser tedesco troviamo l’illusionista austriaco Erik Jan Hanussen interpretato da Daniel Brühl (The Falcon and The Winter Soldier). Grigorij Rasputin, con il volto di Rhys Ifans (Spider-Man: No Way Home), è stato un uomo molto influente alla corte dello Zar; dopo il suo fallimento, il villain del film invia Vladimir Lenin per rovesciare lo zar con i suoi bolscevichi e far uscire la Russia dalla guerra. Mata Hari (Valerie Pachner), danzatrice e agente segreto olandese, doveva agire negli USA. Infine, la scena mid credit sotto quest’aspetto è perfetta.
Inoltre, in The King’s Man – Le origini è spiegato in modo molto semplice e simpatico come la regina Vittoria sia la “nonna d’Europa”. Un esempio di questo soprannome è descritto dai legami parentali dei tre maggiori regnanti coinvolti nella Prima Guerra Mondiale: re Giorgio V del Regno Unito era figlio del figlio Edoardo della regina Vittoria; il Kaiser Guglielmo II di Germania era figlio della figlia Vittoria; lo zar Nicola II di Russia era sposato con Aleksandra Fëdorovna Romanova, figlia della figlia Alice.
Proprio per questo prima che scoppiasse la Grande Guerra i vari monarchi si scrivevano lettere fraterne; ma dopo lo scoppio della guerra, il 17 luglio 1917 Giorgio V cambiò il nome della sua famiglia da Sassonia-Coburgo-Gotha in Windsor, seguendo il forte sentimento antitedesco dilagato nel Regno Unito in quegli anni. La curiosità maggiore è che in The King’s Man – Le origini i tre sovrani cugini sono interpretati dallo stesso attore, Tom Hollander.
Alla fine della guerra Oxford decide di creare i Kingsman, convocando la prima riunione con i suoi amici che prendono i nomi dei personaggi del ciclo di leggende di Re Artù; tra questi ricordiamo che Stanley Tucci, l’Ambasciatore USA Chester King diventa “Bedivere”, riferimento all’agenzia degli Statesmen americana vista in Kingsman – Il cerchio d’oro (clicca qui per acquistare il Blu-ray del secondo film della saga); anche il presidente americano ci ricorda quest’agenzia quando chiede al suo servitore “Statesmen con ghiaccio”.
A settembre di quest’anno partiranno le riprese di Kingsman: The Blue Blood, fine della trilogia ambientata nel presente con protagonista Eggsy (Taron Egerton). Ti lasciamo con il messaggio di The King’s Man – Le origini per Matthew Vaughn:
“Il primo film [su Kingsman] era sull’ambiente, il secondo parla della legalizzazione delle droghe. In questo capiamo quanto sia importante scegliere bene chi è a capo del Paese. Volevo mostrare al pubblico le origini di Kingsman, quanto fosse folle il mondo e quanto lo sia ancora”.