The Beautiful Game, la seconda occasione che dà il calcio

Recensione in anteprima di The Beautiful Game, il film sulla Homeless World Cup disponibile dal 29 marzo per gli abbonati Netflix

7.4
A Beautiful Game

Titolo: The Beautiful Game Regia: Thea Sharrock Sceneggiatura: Frank Cottrell-Boyce Piattaforma di distribuzione: Netflix Cast: Bill Nighy, Micheal Ward, Susan Wokoma, Valeria Golino, Callum Scott Howells, Kit Young, Sheyi Cole, Tom Vaughan-Lawlor, Robin Nazari, Aoi Okuyama Genere: Drammatico a sfondo sociale Anno: 2024 Durata: 2h 5min

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Appena giunta in redazione la possibilità di vedere The Beautiful Game in anteprima (uscirà su Netflix il 29 marzo), mi sono buttato su Youtube per saperne di più.

Il trailer mi aveva convinto a metà: la prima parte, infatti, con un taglio ironico e un sottofondo musicale da commedia, ben si amalgamava con la drammaticità implicita degli argomenti trattati. La seconda, con quel motivetto drammatico-motivazionale e passaggi dalla dubbia originalità tipo “Nessuno può salvarsi da solo, noi ci salviamo a vicenda” (ma di questa frase ne riparleremo più tardi), mi aveva fatto storcere il naso (non sarà una di quelle pappardelle Netflix sui buoni sentimenti un filo troppo kitsch? mi ero chiesto tra me e me).

In effetti, l’ultima mia intuizione non era così peregrina: The Beautiful Game era davvero un film sui buoni sentimenti un filo troppo kitsch, con un focus in particolare su come il calcio possa dare una seconda opportunità a persone che, per le ragioni più disparate, sono rimaste senzatetto.

Tuttavia, con mia sorpresa e al netto dei suoi difetti, il prodotto finale era decisamente migliore di quanto osassi sperare.

Dunque, benvenuti a tutti, sta per cominciare la Homeless World Cup anche nella nostra recensione.

The Beautiful Game, la trama

The beautiful game, la seconda occasione che dà il calcio

Il film parte con una sorta di “telecronaca” che Vinny Walker (interpretato da Michael Ward) sta facendo a un partitella tra bambini, tra aspiranti Maradona biondi e piccoli mini Leo Messi (tanti piccoli mini Leo Messi).

A un certo punto, Vinny entra in campo e inizia a dribblare come birilli questi bambinetti, suscitando l’ira di qualche genitore senza senso dell’umorismo. Il Coach Mal (interpretato da Bill Nighy) vede la scena, e, di conseguenza, non può che sentenziare che il ragazzo è un po’ uno spaccone, oltre che però fenomenale.

Qui parte l’opera di convincimento di Mal, che, intuendo che Vinny è un senzatetto, vuole arruolarlo nella sua squadra che rappresenterà l’Inghilterra alla Homeless World Cup, la quale si disputerà da lì a breve a Roma.

Proprio nella capitale italiana, allora, Coach Mal e la sua squadra di homeless cercheranno in quel torneo calcistico un riscatto esistenziale. Il tutto, nel nome della solidarietà.

The Beautiful Game, i personaggi

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Il personaggio che spicca su tutti è certamente quello di Coach Mal, il quale riesce a incarnare la guida e l’ispirazione di cui i suoi homeless hanno bisogno, senza essere (troppo) retorico. Anzi, a volte è lui stesso a essere sopra le righe in modo esilarante, ad esempio quando si fa espellere (e accade più volte) per le proteste verso l’arbitro. Non, quindi, un personaggio finto di presunta perfezione, ma uno di gran cuore, assolutamente squisito e anche ironico, con quegli adorabili difetti che danno tridimensionalità agli esseri umani.

Interessante il personaggio di Nathan, il numero 3 della squadra, che è nel difficile percorso di uscita dall’uso di eroina, e di Aldar, il numero 5, un forse plusdotato cognitivo (?) fuggito dalla Siria per i bombardamenti nella zona a maggioranza curda del paese, dove faceva semplicemente il barbiere. Ma sì, in fondo anche Kevin, il portiere che ha perso tutto a causa del gioco d’azzardo, ha suscitato la mia simpatia.

Meno interessanti i personaggi di Jason, dedito ancora a qualche furtarello di troppo e dagli approcci, diciamo così, poco ortodossi nei confronti di Rosita, la goleador degli USA con cui poi si scuserà e con cui nascerà una simpatia, e di Cal, in cerca di redenzione dopo aver lasciato il figlio (che ora può vedere esclusivamente sotto supervisione) da solo per due giorni per andare a bere in un bar.

Poi ci sarebbe quell’adorabile invasata di Suor Protasia, la Coach del Sudafrica (la squadra più temuta da Mal), che è colei che pronuncia la frase sul non salvarsi da soli citata prima (e che riprenderemo dopo), di cui non voglio dire oltre, è un personaggio da scoprire in maniera autonoma.

Anche di Vinny Walker, il cooprotagonista che da ragazzino aveva firmato con il West Ham ma che poi si è perso, non voglio dire troppo, al di là di quanto detto ora e nel paragrafo precedente di trama. Aggiungo giusto il senso di superiorità che ha nei confronti dei compagni di squadra, con cui non vuole nemmeno condividere la camera d’albergo, ritenendosi in una condizione diversa dalla loro. E in un certo senso lo è davvero diverso da loro, in un altro senso, però, non può che essere loro fratello esistenziale.

(Una piccola nota sulla rappresentazione del Giappone e della sua Coach: certo, quando si partecipa a manifestazioni come la Homeless World Cup l’importante è partecipare e ricavare da ciò bei ricordi, ma dirlo, quasi piagnucolando, dopo aver preso 12 gol fa tanto volpe che non arriva all’uva. Più autoironia nella sconfitta, su).

The Beautiful Game, la recensione

The beautiful game, la seconda occasione che dà il calcio

Si deve iniziare a dire una cosa: The Beautiful Game è un film che riesce a emozionare.

Al netto dei difetti, del kitsch e della retorica qua e là, la pellicola riesce ad avere un ottimo impatto emotivo sullo spettatore, anche grazie a un uso sapiente delle musiche d’accompagnamento, che enfatizzano il lato drammatico dell’opera mettendo in secondo piano ciò che non funziona.

E così giungiamo alla frase citata nel trailer, quel “Nessuno può salvarsi da solo, noi ci salviamo a vicenda” pronunciata da Suor Protasia a Vinny, e che mi aveva fatto storcere il naso inizialmente. In sé è solo la classica frasetta fatta che non vuol dire proprio nulla, in un universo dove la saggezza popolare ha sempre detto che l’unione fa la forza, ma anche che chi fa da sé fa per tre. Ma inserita nel contesto narrativo del film, accompagnato dalla musica giusta, anche una banalità un po’ kitsch come questa assume uno spessore che può andare a segno nella sensibilità di ognuno di noi, ponendo l’accento sul valore della solidarietà come antidoto all’indifferenza verso gli ultimi.

(Rileggendomi posso tranquillamente affermare che l’ultimo pezzo di frase è ciò di più insopportabilmente retorico che abbia mai scritto nella mia vita. Antidoto all’indifferenza verso gli ultimi? Ahahah, ma ero nelle mie facoltà mentali quando l’ho scritto?).

Infine, il ritmo è vivace e non annoia mai, nonostante il film superi le 2 ore (avevo paura per la durata, e invece sono stato smentito).

Note conclusive

The beautiful game, la seconda occasione che dà il calcio

Punto 1. La Roma di The Beautiful Game è tanto bellina.

Punto 2. Ci sono pure le canzoni Seven Nation Army (ovvero sia poopopopopopopo, per chi non avesse capito) e Roma nun fa’ la stupida stasera nel film.

Punto 3. La Homeless World Cup esiste veramente, e, non ho specificato prima, è un torneo di calcio a 4 con campi dalle misure ristrette.

Punto 4. La partita tra l‘Inghilterra e l’Italia si deciderà ai rigori. Citando Coach Mal, cosa potrà mai andare storto per gli inglesi? (Il riferimento, per chi non avesse capito, è alla finale di Euro 2020).

A Beautiful Game
7.4
Ritmo 7 | 10
Trama 7 | 10
Impatto emotivo 8 | 10
Comparto tecnico 8 | 10
Recitazione 7 | 10
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