Takara, La notte che ho nuotato dal prossimo 23 Maggio sarà disponibile nei cinema. Presentato in concorso nella sezione Orizzonti alla 74° Mostra del Cinema di Venezia, e successivamente al Detour – Festival del Cinema del Viaggio
Takara in queste occasioni ha ricevuto sempre con un buon gradimento da parte del pubblico. La pellicola parla di affetti e avventura, è una favola senza tempo ambientata tra le suggestive montagne innevate del Giappone. Alla regia troviamo due autori: Damien Manivel e Kohei Igarashi.
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Takara narra di quest’avventura, che attraversa piccole e grandi difficolta’, di questo bambino che vuole ritrovare suo padre .
Sinossi
Tra le montagne innevate del Giappone, ogni notte, un pescatore si reca al mercato del pesce del suo paese.
una notte, il suo figlioletto di 6 anni, Takara, viene svegliato dai suoi rumori, e non riesce proprio a rimettersi a dormire…
mentre il resto della famiglia dorme, il piccolo fa un disegno per quel papa’ che vede cosi’ poco, e lo mette nel suo zainetto. la mattina, ancora troppo insonnolito, perde la strada per la scuola: un’occasione per una piccola avventura, e forse per consegnare quel disegno.
“Ci siamo incontrati alla prima dei nostri film e ci siamo subiti sentiti vicini grazie all’amore per il cinema. Qualche mese dopo, abbiamo deciso di girare un film insieme. Damien desiderava filmare la neve e Kohei lavorare con un bambino. Siamo andati nella regione più nevosa del Giappone, ad Aomori, e abbiamo incontrato un bambino di sei anni, Takara Kogawa. Siamo rimasti colpiti dal suo miscuglio di imprevedibilità e tristezza, dalla sua completa sincerità. Suo padre è veramente un pescatore e Takara si sveglia ogni notte sentendolo andare al mercato. Quando Takara torna a casa da scuola, il padre dorme ancora. Si vedono molto poco. Abbiamo cercato di raccontare questo complesso sentimento di amore e distanza seguendo le tracce di Takara”.
5 Domande ai registi
E’ la prima volta che lavorate insieme sullo stesso set. In cosa questa esperienza è diversa dai vostri lavori precedenti? Come avete trovato un linguaggio comune tra la cultura francese e quella giapponese?
Damien Manivel: “Abbiamo scritto le scene e fatto tutte le scelte insieme, ma sul set abbiamo diviso il lavoro fra di noi. Il più delle volte, Kohei ha spiegato le azioni agli attori, mentre io ho lavorato a stretto contatto con la troupe e la camera. Ma i nostri ruoli al bisogno sarebbero stati interscambiabili: non c’era nessuna regola tra noi”.
Kohei Igarashi: “Non era molto diverso dai miei altri lavori, mi è sembrato naturale lavorare con Damien. Abbiamo parlato in giapponese, con parole semplici, forse è per questo che abbiamo inventato una trama così semplice.”
È davvero una storia semplice, senza dialoghi, ma così profonda e universale…
DM: “Abbiamo sinceramente cercato di trovare il modo migliore per esprimere i sentimenti che avevamo quando eravamo bambini. Anche se la nostra infanzia è passata da così tanto tempo…”
KI: “… e così abbiamo cercato di capire la realtà quotidiana di Takara, la sua immaginazione, abbiamo parlato e giocato con lui a lungo. Attraverso di lui abbiamo riscoperto la nostra stessa infanzia.”
Hai menzionato Takara, il tuo meraviglioso attore di sei anni. Come lo hai incontrato e come ha interpretato la sua parte?
KI: “Lo incontrammo per caso un pomeriggio, dopo un concerto jazz. Siamo subito andati a parlare con lui e lo abbiamo amato a prima vista, è una persona bellissima, sempre così piena di vita …”
DM: “All’inizio pensavamo di non poter girare un film con lui perché era difficile da controllare … Quindi abbiamo deciso di adattare la nostra storia e le idee alla sua vita reale.”
In Takara – La notte ho nuotato, tutto è ispirato dalla vita quotidiana e sembra molto naturale. Allo stesso tempo, la poesia può essere scovata ovunque, e riuscite a rivelarla con una sensibilità infinita. Anche i suoni giocano un ruolo importante in questo film …
KI: “Quando arrivai per la prima volta ad Aomori, sentii che c’era qualcosa di sacro in questo posto. Abbiamo cercato di trasmettere questo sentimento al nostro film. DM: Dal momento che non ci sono dialoghi, dovevamo comunicare il senso dello spazio, il suono della neve, l’atmosfera di Aomori e le sue silenziose notti immerse nel biancore.”
DM: “Dal momento che non ci sono dialoghi, dovevamo comunicare il senso dello spazio, il suono della neve, l’atmosfera di Aomori e le sue silenziose notti immerse nel biancore.”
C’è anche un forte senso dell’umorismo e una profonda malinconia. C’era già all’inizio nel vostro copione?
DM: “l film è una combinazione di entrambi e Takara. Quindi, il senso dell’umorismo e la sensazione di malinconia provengono dal nostro trio.”
KI: “Abbiamo cercato di pensare sempre a Takara come a un piccolo Buster Keaton giapponese…”