Nonostante alcuni tentativi di sabotaggio alla Lex Luthor, il nuovo Superman brilla nel cielo del panorama cinematografico: pochi giorni prima dalla fine dell’embargo ufficiale, alcuni siti importanti statunitensi, come The Daily Beast, hanno diffuso le loro recensioni erroneamente online, cercano di distruggere la nuova opera di James Gunn. La missione non è riuscita e i dati parlano ora chiaro: il nuovo cinecomic è stato apprezzato dalla critica, con un indice di gradimento dell’82% basato su 345 recensioni sull’aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes.
Anche se una piccola fetta di fan sui social cerca di discostarsi dall’entusiasmo comune, Superman si dimostra un ottimo film: riesce a colpire il cuore degli appassionati con tanti riferimenti a diverse saghe fumettistiche e mostrando anche altri eroi, senza mai oscurare il protagonista, che non è l’invincibile alieno, ma un umano che sbaglia, ricolmo di emozioni. Abbiamo la conferma che James Gunn ci porta film folli della DC Comics sul grande schermo: dopo The Suicide Squad, questo cinecomic rappresenta un ottimo inizio per un nuovo universo DC al cinema.
In Italia ha superato il milione di euro di incassi dopo tre giorni di programmazione e, con 21 milioni di dollari incassati nelle anteprime negli USA, ha superato i 14,5 milioni di dollari delle anteprime di Lilo & Stitch e i 12 milioni di dollari Captain America: Brave New World. Inoltre, Superman di James Gunn sovrasta i 9 milioni di dollari delle prime proiezioni di Man of Steel di Zack Snyder, ma non i 21,6 milioni di dollari di The Batman di Matt Reeves e 27,7 milioni di dollari di Batman v. Superman. Prima di addentrarci nell’analisi, rivediamo insieme il trailer:
Superman: eroe umano tra Dei e Mostri
Il mese più importante per i cinecomics quest’anno è iniziato alla grande: dal 9 luglio Superman sta volando sui maxischermi portando tanto divertimento e azione e tra qualche settimana toccherà a Fantastici Four: First Steps. Entrambi ripropongono dopo anni al cinema classici supereroi delle rispettive case, ma il film sull’ultimo figlio di Krypton sta sostenendo il peso di costruire un nuovo universo cinematografico per le trasposizioni dei fumetti DC.
Il progetto di James Gunn e Peter Safran comincia con un buon film sul primo supereroe americano: non era facile riproporre l’eroe di Clark Kent dopo diversi anni, dopo Snyder e Cavill e molte altre versioni, ma sin dalle prime frasi che introducono DC Dei e Mostri (primo capitolo del nuovo DC Universe), sono stato catturato dalla presentazione di questa storia. A differenza di Suicide Squad del 2016, non mi ha infastidito la presenza di tanti nuovi personaggi nella pellicola: è il primo capitolo e spero che questi supereroi siano riproposti per narrarne le origini e altre avventure.
Cerco di dare fiducia a un universo che segue l’esempio del Marvel Cinematic Universe, mostrando al tempo stesso una propria identità e dei tratti differenti. Non vediamo qui la solita DC “oscura”, ma una pellicola più divertente, a cui non mancano le scene d’azione, con combattimenti perfetti e dialoghi molto profondi; in ogni sua parte la sceneggiatura di Superman si mostra di elevato livello, tenendo incollato lo spettatore allo schermo, al di fuori di piccole imperfezioni che si possono sorvolare nel complesso.
D’altronde anche il protagonista si dimostra imperfetto, non il classico Superman invincibile: dal primo momento lo vediamo sconfitto e cade molte volte, anche emotivamente, dimostrandosi talmente umano da sbaragliare in retorica Luthor. Il regista e sceneggiatore James Gunn ci tiene a sottolineare di aver disegnato la figura di quest’eroe in modo che tutti si possono identificare in lui:
«Una delle cose che più mi interessava del film era dimostrare che, al di là del saper volare e lanciare dei laser dagli occhi, Superman non vuole nulla di più che essere umano: è questo che lo rende speciale, perché sente di voler creare una connessione con altre persone per non sentirsi solo».
Gunn si è avvalso del lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre ai montatori Craig Alpert (Deadpool 2), Jason Ballantine (The Flash) e William Hoy (The Batman). Il comparto tecnico regala all’Uomo d’acciaio pose e scene epiche, sfoggiando la sua S sul petto dal titolo in poi. David Corenswt, invece, è perfetto nella sua interpretazione dell’eroe, ma anche in quella dell’impacciato giornalista quando è chiamato a impersonarlo.
La storia di Superman inizia in medias res perché le origini del personaggio sono ormai entrate nell’immaginario collettivo, secondo il regista, e man mano escono fuori i dettagli relativi alla sua vita, tra sconvolgimenti della trama e nuove versioni dei classici elementi, conditi da tantissimi riferimenti ai fumetti. La relazione con Lois Lane è già a un buon punto e abbiamo apprezzato un’ottima Rachel Brosnahan come spigolosa giornalista e devota fidanzata del protagonista.
Dall’altro lato si staglia la figura del villain, contornato da un’altra ottima performance di Nicholas Hoult: Lex Luthor vorrebbe essere elogiato da tutti, sovrastare le masse come il “superuomo” (Übermensch) di Nietzsche, ma non riesce ad abbracciare il concetto dell’eterno ritorno, ovvero essere capace di “dire si alla vita così com’è in eterna ripetizione”. Vuole in tutti i modi sconfiggere Superman, ma è quest’ultimo che abbraccia di più il concetto del filosofo tedesco, evitando i giudizi della gente e dei social per perseguire i valori in cui crede.
Lex Luthor rappresenta l’emblema di tutto ciò che di marcio esiste nel nostro mondo, dall’egoismo del singolo alle guerre. Come in The Suicide Squad, anche in Superman James Gunn utilizza luoghi immaginari dell’universo DC per parlare di politica e denunciare l’odio in tutte le sue forme: conflitti esteri che generano fame, povertà e morti di innocenti per arricchire uomini di potere e la vera domanda è se esistano supereroi nella vita reale.