Senza mai nominarlo, Spike Lee, in conferenza stampa a Venezia, ha attaccato duramente la politica di Donald Trump, criticando aspramente la separazione dei bambini dei migranti messicani dalla loro famiglia
”Il precedente presidente Barack Hussein Obama aveva detto che le presidenziali sarebbero state fondamentali per il Paese e guardate cos’è successo, in che schifo siamo con quell’uomo, che non voglio neanche nominare, l’agente arancione. Quell’uomo ha fatto tante cose malefiche ma la peggiore è aver strappato i bambini urlanti dalle braccia delle madri, per poi rinchiuderli in delle gabbie. E nulla è stato fatto per far si che le famiglie potessero riunirsi. Tutto questo in un Paese che si presume essere o si ritiene sia la culla della democrazia, il cui presidente dovrebbe venire considerato il leader del mondo libero. Invece ha messo in gabbia le persone”.
Questo è quanto ha dichiarato Spike Lee durante la conferenza stampa per American skin di Nate Parker, presentato nella sezione “Sconfini” del Festival veneziano. Chissà se Spike Lee sa che la stessa cosa è stata fatta in Italia coi bambini che erano sulle navi ferme da giorni davanti ai porti italiani se, quindi, il buon Spike ha fatto quella sparata dicendo a nuora perché suocera intenda o se è stato un semplice sfogo per la situazione politica nord
americana, fatto sta che ha ragione. La politica mondiale sta assumendo atteggiamenti sempre più disumani. Non che non sia sempre stato così: gli spagnoli hanno massacrato gli indios in sud America, gli yankee hanno massacrato gli indiani delle praterie, gli inglesi hanno estinto la popolazione della Tasmania, la differenza è che oggi queste cose si sanno in tempo reale. Apparentemente non cambia nulla però, se ci pensate, c’è una sottile differenza fra un drappello di soldati o di coloni che si lasciano andare ai loro peggiori istinti che, dopo anni, verranno, magari ipocritamente, stigmatizzati e considerati criminali e perpetrare atti analoghi sotto gli occhi del mondo intero: vuol dire legittimare la disumanità.