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Lettura: Sound of Freedom – Il canto della libertà (2023), la recensione
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Sound of Freedom – Il canto della libertà (2023), la recensione

Valeria 1 anno fa Commenta! 6
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Sound of Freedom – Il canto della libertà; Regia: Alejandro Monteverde; Sceneggiatura: Rod Barr, Alejandro Monteverde; Fotografia: Gorka Gòmez Andreu; Montaggio: Brian Scofield; Interpreti: Jim Caviezel, Mira Sorvino, Bill Camp, Eduardo Verástegui, José Zúñiga, Kurt Fuller, Gustavo Sánchez Parra; Distribuzione: Dominus Production; Produzione: Santa Fe Films; Uscita: 19 febbraio; Durata: 131′.

Poster sound of freedom

Esterno, giorno. La macchina da presa fa un lento zoom verso una casa nel cuore di Città del Messico. Una voce angelica sta risuonando nell’aria. È quella di una bambina che canta accompagnandosi ritmicamente battendo delle ciabatte su una cassa (il suo è il canto della libertà, che ti commuove). Poco dopo, troveremo la bambina, e il suo fratellino, irretita in un traffico di pedofili.

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È così che inizia Sound of Freedom – Il Canto della Libertà, che negli Stati Uniti è stato uno dei casi cinematografici del 2023. Uscito nelle sale americane il 4 luglio, dopo un esordio da circa 20 milioni di dollari, il film ha avuto una sorprendente tenuta grazie al passaparola del pubblico, che ha portato a registrare un incasso a fine corsa di oltre 184 milioni di dollari (il nono dell’intero 2023), a fronte di quasi 250 milioni di dollari in tutto il mondo.

Cristal aparicio in una scena di sound of freedom
Cristal aparicio in una scena di sound of freedom

Qual è la chiave del successo? L’importanza del tema trattato, ma al tempo stesso la particolarità dell’intero progetto. Sul grande schermo è sempre molto difficile affrontare la pedofilia. L’etica dell’immagine è al centro del dibattito, ma bisogna domandarsi fino a che punto è lecito spingersi: è una scelta ardua. Spesso si sceglie di inserire il tema lateralmente, senza farlo diventare il focus della narrazione. È una responsabilità, qualcosa di necessario, e bisogna scavare, non limitarsi alle buone intenzioni.

Sound of Freedom – Il canto della libertà, recensione:

Basato su una storia vera, dopo aver salvato un ragazzino da spietati trafficanti di bambini, Tim Ballard (Jim Caviezel), un agente federale e fondatore di Operation Underground Railroad, un’organizzazione no-profit impegnata a scoprire le reti di sfruttatori e pedofili, scopre che la sorellina è ancora prigioniera e decide di imbarcarsi in una pericolosa missione per salvarla. Con il tempo che stringe, e fronteggiando numerosi ostacoli, Tim lascia il lavoro e si addentra nella giungla colombiana, mettendo a rischio la sua vita per liberare la da un destino peggiore della morte.

Sound of Freedom – Il Canto della Libertà è un film molto discusso, che viene portato in Italia da una casa di distribuzione “particolare”, la Dominus Production di Federica Picchi Roncali, fondata dieci anni fa per raccontare storie vere, su temi socialmente rilevanti, o film che possano contribuire a formare una coscienza critica. Questa volta ha deciso di puntare l’attenzione sulla pedofilia. La stessa Federica Picchi Roncali, in occasione della prima del film a Roma, ha fornito dei dati impressionanti. Ogni anno in Italia ci sono 17mila bambini scomparsi, di cui 13mila stranieri e 4mila italiani: di questi 4mila, mille non vengono mai ritrovati.

Sound of freedom - il canto della libertà, la recensione

Ha dato “fastidio” a Mission: Impossible – Dead Reckoning, è riuscito ad incassare negli Stati Uniti più di Indiana Jones e il quadrante del destino (184 milioni di dollari contro 174) e se ne è parlato quasi quanto Barbie e Oppenheimer. Il film ha per protagonista Jim Caviezel, il quale ha dichiarato che questo ruolo è il secondo più importante della sua carriera dopo aver interpretato Gesù in La passione di Cristo (2004) di Mel Gibson.

Non ci sono immagini scabrose, ma le attenzioni sessuali pedofile vengono rese con un pathos narrativo ed emotivo coinvolgente, nei silenzi e negli sguardi delle giovani vittime di questa tratta. La grande qualità di Sound of Freedom si vede, oltre che dalla bravura attoriale di ogni interprete, dalla fotografia alla colonna sonora dove convivono con grande naturalezza Mercedes Sosa e Shakira.

Mostra che la pedofilia non è solo una perversione di sadici e abusatori ognuno sganciato dall’altro, ma una rete tentacolare e un business con le sue regole, i suoi campionari, i suoi fornitori finali. I quali sanno che la merce dei minori è più remunerativa della cocaina, la quale dopo che è stata consumata svanisce. Il bambino abusato invece è un “investimento”: può essere ri-abusato e all’occorrenza venduto.

Tra il poliziesco e il thriller, in Sound of Freedom si piange, ma non c’è angoscia, piuttosto un velo costante di sgomento nel pensare che i fatti raccontati partono da una storia vera. Un pugno allo stomaco, da vedere assolutamente.

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