La calda notte dell’ispettore Tibbs (In the Heat of the Night)
Regia: Norman Jewison; soggetto: dal romanzo omonimo di John Ball (1965); sceneggiatura: Stirling Sillyphant; fotografia (DeLuxe Color): Haskell Wexler; scenografia: Paul Groesse & Bob Priestley: colonna sonora: Quincy Jones; montaggio: Hal Ashby; interpreti: Sidney Poitier (Virgil Tibbs), Rod Steiger (sceriffo Bill Gillespie), Warren Oates (Sam Wood), Quentin Dean (Delores Purdy), James Patterson (Purdy), Wiliam Schallert (Webb Schubert), Lee Grant (Leslie Colbert), Scott Wilson (Harvey Oberst), Matt Clark (Packy Harrison), Anthony James (Ralph Henshaw), Larry Gates (Eric Endicott), Kermit Murdoch (H.E. Henderson), Khalil Bezaleel (Jess), Beah Richards (Mama Caleba); produzione: Walter Mirisch per United Artists; origine: USA – 1967; durata:109′
La Trama
Sud degli Stati uniti, Sparta, cittadina di provincia. L’assassinio di un ricco imprenditore della zona mette in agitazione il corpo di polizia locale. Nel caldo afoso di una notte di fine estate un uomo di colore cammina nervosamente sulla banchina della stazione, in attesa del treno. Gli agenti lo fermano, credendo di aver catturato l’assassino, ma scoprono subito dopo che l’uomo è l’ispettore Virgil Tibbs (Poitier), della polizia di Filadelfia. Il capitano Bill Gillespie (Steiger) non esita a coinvolgerlo dell’ indagine, nonostante l’ostilità dei colleghi. Alcuni indizi indirizzano i sospetti su Eric Endicott, un latifondista locale. Tibbs lo interroga e l’uomo lo copre di insulti razzisti per il colore della sua pelle.
La pista è un vicolo cieco e quindi Tibbs e Gillespie battono altre strade. Una, promettente, conduce a Delores Purdy. Sorprendono la donna insieme a Mama Caleba, una levatrice che in segreto pratica anche aborti clandestini. Interrogato, il suo fidanzato, Ralph Henshaw, ammette che gli servivano molti soldi per far abortire segretamente Delores: è questo il motivo che lo ha spinto ad uccidere l’industriale, allo scopo di rapinarlo.
L’assassinio di Martin Luther King
4 aprile 1968. Martin Luther King Jr., pastore battista e leader carismatico del movimento per i diritti civili e l’integrazione razziale, viene ucciso da un razzista bianco a Memphis, Tennessee. Nell’ultimo discorso (qui sopra puoi vederne un estratto), tenuto poche ore prima davanti alla platea dei suoi sostenitori, ha appena citato un’antica preghiera degli schiavi:” Noi non siamo ciò che dovremmo essere e non siamo ancora ciò che vogliamo essere, non siamo ciò che un giorno saremo. Ma grazie a Dio non siamo ciò che eravamo”.
La commozione e la rabbia raggiungono anche Hollywood, dove fervono i preparativi per la cerimonia di premiazione degli Academy Awards. Molti ospiti illustri diserterebbero, per essere presenti ai funerali del reverendo King. Il cantante Sammy Davis Jr. dichiara: “Mi sembrerebbe immorale stare qui a cantare, mentre l’uomo che stava creando un mondo migliore per i miei figli giace in una bara”. Gregory Peck, presidente dell’Academy prende allora una decisione senza precedenti.
Convocato il comitato direttivo, sposta di 2 giorni la cerimonia (non si era fermata neanche durante la Seconda Guerra Mondiale, periodo in cui le statuette consegnate erano fatte di gesso e non d’oro) e sopprime il tradizionale ballo che la segue, in segno di rispettoso omaggio alla memoria di Martin Luther King.
Il Commento del Redattore
In corsa ci sono pellicole che danno scandalo, mancando tuttavia quasi tutti i premi principali. Quasi, perchè Il Laureato vede premiato con l’Oscar alla regia il giovane Mike Nichols. La storia dello studente imberbe, sedotto da una matura donna sposata, sfida la censura,danzando abilmente sull’orlo della scabrosità e rivela il precoce talento di Dustin Hoffman, accompagnato dalla mitica colonna sonora di Simon & Garfunkel (Mrs. Robinson e The Sound of Silence, ricordi?).
Il pubblico dei giovani sessantottini non ha però occhi che per i due protagonisti di Gangster Story di Arthur Penn. Warren Beatty e Faye Dunaway, coppia di balordi giovani, belli e dannati: Bonnie & Clyde, che seminano il terrore rapinando banche, prima di morire crivellati di proiettili, in una feroce sparatoria con la polizia. Bollato dalla critica più reazionaria come un’apologia della violenza, caricata di un alone romantico inappropriato, in realtà il film intercetta la ribellione giovanile, che in quegli anni cova nell’animo dei ragazzi.
Due sono i lungometraggi che affrontano il tema dell’integrazione razziale. Indovina chi viene a cena?, diretto da Stanley Kramer, regala il secondo Oscar a Katherine Hepburn, che recita per l’ultima volta accanto a Spencer Tracy, il quale morirà poco dopo la fine delle riprese. Entrambe le pellicole hanno come protagonista Sidney Poitier.
In questa l’attore, già vincitore del premio Oscar per I Gigli del Campo, interpreta un medico di fama internazionale, il cui imminente matrimonio con la figlia bianca di due anziani liberal mette a dura prova le convinzioni del padre della sposa. Il secondo è La calda notte dell’ispettore Tibbs il quale invece affronta il problema del razzismo, senza l’alibi della commedia, ma non si spinge oltre la denuncia dei comportamenti scorretti come quelli all’ordine del giorno nel profondo Sud, lacerato da tensioni insanabili.
Il poliziesco dell’eclettico regista Norman Jewison,senza particolari colpi d’ala dal punto di vista tecnico, vince 5 Oscar per il film, la sceneggiatura, l’attore protagonista (non Sidney Poitier, ma il vigoroso sceriffo Rod Steiger…i pregiudizi sono duri a morire), il suono e il montaggio, opera del futuro regista Hal Ashby. Due saranno i seguiti, tratti da altrettanti romanzi di John Ball. La canzone che dà al titolo al film, puntualmente ignorata dall’ Academy, è cantata da Ray Charles. Uno spunto di riflessione: nei due film Sidney Poitier è accettato dalla società a fatica, ma in quanto eccezione. Da illustre medico o brillante detective, è difficile dire che rappresenti la maggioranza dei neri americani, bramosi di integrazione e pari diritti.
Clicca qui per acquistare il film in dvd o blu-ray.