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Lettura: I grandi sconfitti degli Oscar: Nashville (1975)
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I grandi sconfitti degli Oscar: Nashville (1975)

Angelo De Giacomo 2 anni fa Commenta! 6
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Nashville (Id.)

Regia: Robert Altman; soggetto e sceneggiatura: Joan Tewkesbury; fotografia (Metrocolor, Panavision): Paul Lohmann; scenografia: Jules Melino; colonna sonora: arrangiamento e supervisione di Richard Baskin, canzoni cantate dagli stessi attori; montaggio: Sidney Levin, Dennis M. Hill; interpreti: David Arkin (Norman, lo Chauffeur), Ronee Blakley (Barbara Jean), Geraldine Chaplin (Opal), Ned Beatty (Delbert Reese), Lily Tomlin (Linnea Reese), Henry Gibson (Haven Hamilton), Karen Black (Connie White), Timothy Brown (Tommy Brown), Keith Carradine (Tom Frank), Shelley Duvall (Los Angeles/L.A./Joan/Martha), Allen Garfield (Barnett), Barbara Baxley (Lady Pearl), Scott Glenn (soldato scelto Kelly), Jeff Goldblum (uomo del triciclo), Barbara Harris (Albuquerque), Michael Murphy (John Triplette), Bert Remsen (Star), Allan Nicholls (Bill), Dave Peel (Bud Hamilton), Christina Raines (Mary), Gwen Welles (Sueleen Gay), Keenan Wynn (Mr. Green), Elliot Gould e Julie Christie (se stessi); produzione: ABC Motion Pictures/Landscape Films/Paramount; origine: USA -1975; durata: 160′.

Contenuti
Nashville (Id.)TramaRobert Altman, maestro del cinema americanoIl racconto del redattore

Trama

Nashville, Tennessee. In occasione del bicentenario degli Stati Uniti d’America, l’annuale festival di musica country attrae una folla di cantanti, spettatori, giornalisti, politici e faccendieri. Arriva Barbara Jean, una delle stelle, che si sta rimettendo da una profonda depressione. Si fa avanti, come sempre, il veterano Haven Hamilton, star e boss locale, insieme con la moglie Lady Pearl e al figlio Bud. Accanto ai cantanti affermati s’impegnano per salire alla ribalta Sueleen Gay, cameriera in un bar, Albuquerque che ha lasciato il marito per seguire la carriera artistica e L.A. Joan.

Il trio Bill, Tom e Mary non riesce ad esibirsi perchè Tom è costantemente impegnato a letto con le ammiratrici, fra le quali c’è Linnea Reese, moglie dell’avvocato Delbert che sta organizzando con John Triplette la campagna elettorale del candidato repubblicano alla presidenza (durante il festival un furgone gira per la città diffondendo slogan). Opal, inviata della BBC, intervista cantanti e prepara reportage radiofonici.

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Nashville
Il partenone di nashville, replica in stile neoclassico dell’originale in grecia: la cittadina del tennessee è definita “atene del sud”.

Un giovane reduce del Vietnam si aggira tra la folla che staziona davanti al “Partenone”, pretenzioso edificio pubblico, con un astuccio per violino nel quale è nascosta una pistola. Sul palco canta Barbara Jean, in uno spettacolo di propaganda. Il giovane ex soldato estrae la pistola e le spara, uccidendola. Hamilton non si scompone e invita chi voglia cantare a salire sul palco. Albuquerque coglie l’occasione e intona It don’t worry me (Non me ne importa nulla). La folla applaude entusiasta, come se niente fosse successo. Intanto la macchina da presa gira tra la folla, come se fosse il mirino di un’arma da fuoco, in cerca di un nuovo bersaglio.

Robert Altman, maestro del cinema americano

Quando si parla di Robert Altman è difficile scrivere qualcosa di originale. Candidato all’Oscar da miglior regista cinque volte, ha ricevuto la statuetta alla carriera nel 2006, poco prima di morire. Apprezzatissimo soprattutto all’estero, ha vinto la Palma d’oro,, il Leone d’oro, l’Orso d’oro, mietendo successi nei festival più importanti. Dotato di uno sguardo ironico e di un gusto per la messa in scena tutto particolare, egli è un maestro dell’intreccio, capace di concentrare in un solo film storie e punti di vista molto diversi tra loro, riuscendo spesso a coniare personaggi memorabili ( l’infermiera Bollore di M*A*S*H, la casalinga che lavora per una linea erotica col marito represso di America oggi, i pazzi e leggendari DJ di Radio America).

Tra i suoi film ,Nashville è una delle sue opere migliori e di certo una delle più ambiziose. La cittadina del Tennessee diventa un luogo dell’anima, nel quale è pssibile scorgere il meglio ed il peggio dell’America degli anni’70. Coadiuvato dalla sceneggiatura puntuale di Joan Tewkesbury, dalla splendida fotografia e dall’impeccabile colonna sonora di successi country, che ne fanno quasi un musical. Il film raccoglie commenti entusiastici ma, come c’era da aspettarsi, non piace fino in fondo all’estabilishment. I festini a base di alcool e droghe che accompagnano le riprese, raccontati dai giornali, non giovano alla reputazione dell’opera, che comunque entusiasma la stampa estera, che lo candida a ben undici Golden Globe, un record. Le nomination però si riducono a un solo premio alla miglior canzone, I’m easy di Keith Carradine. Agli Oscar Nashville entra nella cinquina del miglior film e Altman è candidato alla regia, ma altri sono i vincitori annunciati.

Il racconto del redattore

Il film trionfatore dell’annata è Qualcuno volò sul nido del cuculo di Milos Forman, che ripete l’impresa di Accadde una notte, conquistando i cinque Oscar principali – film, regia, sceneggiatura, attore e attrice protagonista – mentre Nashville conferma l’Oscar alla miglior canzone. Non che sia l’unico grande sconfitto dell’annata ma quello di Altman è un film scomodo, molto più della comunque meritevole opera del regista cecoslovacco che può contare su un protagonista ben definito, di nome Jack Nicholson. Spiacciono ai votanti quelli che, per l’epoca, vengono giudicati gli eccessi di un mondo nel quale i benpensanti (e gli ipocriti) rifiutano di riconoscersi.

Nashville
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