Leonardo DiCaprio è uno dei più celebri attori al mondo, ma siamo sicuri di conoscerlo davvero?
Leonardo Wilhelm DiCaprio nasce l’11 novembre 1974 ad Hollywood da George Di Caprio, fumettista underground di origini italiane e Irmalin Indenbirken, una segretaria tedesca. Deve il suo nome al tempismo con cui ha “calciato” la pancia della mamma dall’interno per la prima volta, manifestando evidentemente un forte entusiasmo per l’arte di Leonardo Da Vinci che la donna stava ammirando in occasione di una visita agli Uffizi di Firenze.
Quando il piccolo Leo ha soltanto un anno, i genitori si separano e lui si trasferisce con la madre nei sobborghi di Los Angeles, nella malfamata Syringe Alley dove cresce vivendo in difficoltà economiche. Fin da subito manifesta una predisposizione per le bravate. E’ alquanto irrequieto e tra qualche furtarello e diverse marachelle provocatorie, la sua carriera scolastica prima al Center for Enriched Studies e poi alla John Marshall High School di Los Angeles, non è affatto soddisfacente. Debutta in televisione con Romper Room all’età di soli tre anni, ma purtroppo viene cacciato dal programma educativo che insegnava ai bambini le buone maniere, perché troppo vivace. Con l’aiuto del padre, il quale nel frattempo si è risposato con una donna che ha già un figlio avvezzo al mondo dello spettacolo, Adam Farrar, Leonardo si procura un agente che gli suggerisce di scegliere Lenny Williams come nome d’arte. Sebbene rifiuti il nome suggeritogli, soprattutto grazie all’aspetto angelico che lo contraddistingue, trova ingaggi pubblicitari senza problemi.
In tutto gira circa trenta spot che lo fanno diventare abbastanza popolare e gli valgono diverse scritture per alcune serie TV. Ad esempio, nel 1988, recita in questo piccolo show sulla sicurezza diffuso dal Mickey Club:
Nel 1989 recita in The new Lassie, un vano tentativo di rilanciare il vecchio serial sul famoso collie.Con Parenthood, ispirata all’omonimo film di Ron Howard e nota in italia con il nome di Fra nonni e nipoti, parte bene, recita in ben dodici puntate e riceve una nomination agli Young Artist Award, ma la serie finisce presto nel dimenticatoio.
Leonardo appare anche nel pilot della serie Brillantina (The Outsiders), incentrata sulle vicende di tre fratelli orfani, ma la sua performance si limita a quell’unico episodio. Viene notato dai produttori di Genitori in blue-jeans che gli offrono il ruolo di Luke Brower, ragazzino povero che viene adottato dalla famiglia Seaver. Recita in ben 23 episodi della settima ed ultima stagione della serie che gli fa da trampolino di lancio.
Stanco di passare da un serial all’altro, decide di abbandonare la TV e di impegnarsi per sfondare nel mondo del cinema. Esordisce nel 1991 col film Critters 3 di Kristine Peterson che debutta nelle sale cinematografiche, ma viene subito ritirato per diventare uno scadente home video.
Quasi irrilevante è la sua apparizione nel film La mia peggior nemica, un thriller di Katt Shea Ruben. La svolta arriva nel 1993 e, quando Leo viene scelto tra oltre quattrocento ragazzini per recitare in Voglia di Ricominciare di Michael Caton-Jones, accanto a Robert De Niro e Ellen Barkin, apprende il “metodo De Niro“, ossia lo studio accurato del personaggio fino alla totale immedesimazione in esso. E’ un tale successo, che viene insignito del premio Promessa dell’Anno.
Nello stesso anno, a riconferma del talento che lo contraddistingue, Leonardo DiCaprio recita, accanto a Johnny Depp, nel film di Lasse Hallström: Buon Compleanno Mr. Grape interpretando il difficile e tenero Arnie Grape, un ragazzo affetto da una grave forma di autismo. La straordinaria interpretazione, che è una delle mie preferite in assoluto, gli vale la prima e meritatissima candidatura all’Oscar, ma l’ambita statuetta gli viene soffiata da Tommy Lee Jones per Il Fuggitivo.
Rifiuta di recitare in Batman forever e accetta invece di cimentarsi con un cortometraggio davvero particolare: The Foot Shooting Party di Annette Haywood-Carter nel quale interpreta un cantante rock che pensa di farsi sparare ai piedi dai membri della sua band, per evitare di partire per il Vietnam e noi naturalmente ve lo abbiamo trovato:
In seguito accetta un ruolo secondario nel western Pronti a morire, il che gli da l’opportunità di lavorare con il regista Sam Raimi e al fianco di Sharon Stone (con cui instaura una “chiacchierata” intesa), Russel Crowe e Gene Hackman.
Nel 1995, arriva il suo primo film da protagonista: Ritorno dal Nulla (titolo originale The Basketball Diaries) tratto dall’autobiografia del poeta Jim Carroll e diretto da Scott Kalvert. La pellicola ripercorre la difficile e drammatica adolescenza di Carroll, in bilico tra la sua passione per il basket e la tossicodipendenza. Leo ottiene la parte che avrebbe dovuto essere di River Phoenix, morto per overdose.
Forte di importanti interpretazioni, nello stesso anno, DiCaprio interpreta il poeta maledetto Arthur Rimbaud in quello che, ancora oggi, definisce come il suo film più difficile in assoluto in cui gira anche numerose scene di nudo: Poeti dall’inferno di Agnieszka Holland (titolo originale Total Eclipse). Il film incassa soltanto 300 mila dollari costituendo un vero e proprio flop, ma ad oggi resta un lungometraggio molto delicato e intenso che tratta, nello specifico della relazione omosessuale del poeta col collega Paul Verlaine, più grande di lui. Ma nulla ferma l’attore, che si cura poco delle critiche ricevute e continua a percorrere la strada del successo.
Con La Stanza di Marvin, di Jerry Zaks, Leonardo torna a lavorare con Robert De Niro, anche co-produttore, che chiede a gran voce sia ingaggiato il suo protégé per il ruolo di Hank, un ragazzo con gravi problemi psicologici che ha trascorso del tempo in manicomio dopo aver dato fuoco alla casa della madre.
Baz Luhrman lo dirige poi in Romeo + Giulietta, una rivisitazione in chiave moderna della tragedia shakespeariana e l’intensa e romantica interpretazione di Romeo Montecchi, gli fa guadagnare l’Orso d’argento a Berlino come miglior attore. Sul set conosce la giovane attrice Claire Danes con cui intreccia una breve relazione spezzando il cuore a milioni di ragazze ormai pazze d’amore per uno dei più begli attori in circolazione.
Nel 1997 esplode la “DiCaprio mania” nel mondo; Leo incanta tutti nel ruolo del giovane sfortunato Jack Dawson che vince a poker un biglietto per il viaggio inaugurale del Titanic verso gli Stati Uniti, trova l’amore nella rigida borghese Rose DeWitt Bukater (Kate Winslet) e perde la vita nel noto naufragio per poter salvare quella della donna che ama (anche se ormai sappiamo tutti che su quella dannata porzione di legno, ritenuta erroneamente una porta, c’era spazio anche per lui). Il kolossal, diretto da James Cameron, si aggiudica ben 14 nomination agli Oscar e vince 11 statuette, ma non v’è traccia di alcuna candidatura per DiCaprio. Inizia una profonda discussione sui meriti dell’attore che paga a caro prezzo la sua indiscutibile bellezza, alcuni gli contestano poca versatilità e uno scarso talento, compensato solo da un bel faccino ed altri invece non dimenticano i suoi lavori precedenti e valutano con oggettività l’interpretazione in Titanic, senza lasciare che il bell’aspetto offuschi la bravura. Intanto Leo si fa scivolare addosso ogni critica e, dopo aver conosciuto l’ultima sopravvissuta del Titanic, le offre un aiuto economico perché non sia costretta a vendere all’asta i suoi cimeli della tragedia del transatlantico.
Nel 1998 Leo si sdoppia ed interpreta due ruoli in uno con La Maschera di Ferro, tratto da Il Visconte di Bragelonne romanzo di Alexandre Dumas e diretto da Randall Wallace. Accanto a mostri sacri come Gérard Depardieu, Gabriel Byrne, Jeremy Irons e John Malkovich, veste, infatti, sia i panni di Luigi XIV sia quelli del suo gemello, rinchiuso nelle segrete di Versailles e celato da una maschera di ferro.
Nello stesso anno, diretto da Woody Allen, recita nel fortemente sottovalutato Celebrity come Brandon Darrow, un attore sessuomane, tossicodipendente e violento.
Leonardo DiCaprio prende dunque due anni sabbatici e torna con un look decisamente diverso, i capelli corti e chiarissimi, scelto da Danny Boyle per The Beach. Il film (che personalmente ho adorato) è ambientato e girato in Thailandia, ma per i critici, l’interpretazione di Leonardo è deludente, forzata ed esagerata. La produzione, però, arreca un gravissimo danno alla flora locale distruggendo parte della splendida Maya Beach, riserva naturale di Phi Phi Island, utilizzata come location per la spiaggia protagonista della parte più consistente del film e probabilmente da questo momento, la coscienza ambientalista del nostro bel Leonardo si fa critica e matura e il desiderio ormai sopito di diventare oceanografo si fa risentire, iniziandolo ad un serio impegno per preservare il nostro pianeta.
Non tutti sanno che nel 2001, in Europa, è stato diffuso un film dal titolo Don’s Plum che Leonardo DiCaprio e Tobey McGuire hanno girato nel 1995. La pellicola, interamente in bianco e nero e diretta da R.D. Robb, però, non è mai uscita negli Stati Uniti per formale richiesta, inoltrata per vie legali dai due attori, di bloccarne la distribuzione.
Martin Scorsese lo vuole nel suo Gangs of New York, nel 2002, al fianco di Cameron Diaz e Daniel Day-Lewis. E’ l’inizio di una storia d’amore professionale che dura ancora oggi tra il regista e DiCaprio che ha recentemente rivelato di averlo sempre ritenuto il suo regista preferito. Asterdam Vallon (per l’appunto Leo) vive nel quartiere di New York, Five Points ed è il figlio di Padre Vallon, a capo della discriminata comunità irlandese e cattolica. Quando il padre viene ucciso dal capo della comunità rivale nazionalista, Amsterdam è mandato in riformatorio e una volta maggiorenne, fa ritorno a Five Points con l’unico scopo di vendicare la morte del padre.
Ancora nel 2002 è Steven Spielberg a dirigerlo in Prova a Prendermi, film basato sull’autobiografia di Frank Abagnale Jr.. DiCaprio recita accanto a Tom Hanks e dimostra un’ulteriore evoluzione delle sue doti interpretative, riuscendo a dare il meglio di sé nonostante, per tutta la durata delle riprese, non fosse in buone condizioni di salute. Per il film, fu pagato ben 20 milioni di dollari superando il cachet di Tom Hanks.
L’Academy si ricorda di lui nel 2004, quando viene candidato come miglior attore protagonista per The Aviator, regia di Martin Scorsese, ma è costretto ad “accontentarsi” del Golden Globe, poiché l’Oscar glielo soffia Jamie Foxx per Ray. Anche The Aviator è un film biografico e drammatico, in cui Leonardo interpreta l’aviatore, imprenditore e regista Howard Hughes.
Con Blood Diamond – Diamanti di sangue, DiCaprio riceve un’altra nomination agli Oscar, ma anche questo premio gli viene soffiato da un collega: Forest Whitaker vince la statuetta per L’ultimo re di Scozia. Il film, diretto da Edward Zwick denuncia il traffico illegale di diamanti dall’Africa.
Nel 2006, riprende a lavorare con Scorsese e gira The Departed – Il Bene e il Male recitando accanto a Matt Damon, Jack Nicholson, Mark Wahlberg, Martin Sheen e Alec Baldwin. Di Nicholson, Leonardo ha dichiarato di non riuscire a pensare ad un altro attore che possa vantare più momenti cinematografici memorabili di lui (non a caso è il protagonista di uno dei film preferiti dal bell’attore: Shining). Il film, ambientato a Boston, riscuote un enorme successo convincendo tanto il pubblico, quanto la critica.
Ma, così come The Beach, anche Blood Diamond lo segna molto e lo spinge ad impegnarsi in prima persona per sensibilizzare verso la tutela del nostro pianeta e a produrre, nel 2007, il suo primo documentario ambientalista ed ecologista: L’undicesima ora in cui passa in rassegna alcune soluzioni per ristabilire l’ecosistema.
Nel 2008, un instancabile Di Caprio gira ben due film, diametralmente opposti tra loro: Nessuna verità (titolo originale Body Of Lies) con la regia di Ridley Scott e Revolutionary Road, di Sam Mendes, in cui ritrova l’ormai decennale amica Kate Winslet. Nel primo interpreta un agente della CIA che tenta di infiltrarsi in una cellula terroristica di al-Qāʿida, mentre nel secondo vive la tragedia che travolge l’apparentemente idilliaca vita di una coppia di coniugi nella New York degli anni ’50.
E poiché al nostro Leo piace perseverare, nel 2010 recita ancora una volta diretto da Martin Scorsese nell’eccezionale Shutter Island. L’attore ha dichiarato di essere rimasto parecchio colpito dalle condizioni sopportate dalle persone affette da malattie mentali e rinchiuse negli ex manicomi e che per la prima volta da quando ha iniziato a lavorare, ha trovato l’esperienza traumatizzante.
Con il visionario regista Christopher Nolan, Leonardo DiCaprio recita in Inception, uno dei film per cui ha ricevuto uno dei cachet più alti mai percepiti: 59 milioni di dollari. Il film, un thriller fantascientifico, esplora il mondo dei sogni e dell’inconscio ed il pericolo di perdervisi, senza più riuscire a riconoscere e ad accettare la realtà.
Nel 2011 torna a recitare in una pellicola biografica ed interpreta John Edgar Hoover, direttore dell’FBI, dalla nomina sino alla morte, passando anche attraverso la sua presunta omosessualità. A dirigerlo in J.Edgar, è Clint Eastwood a cui la critica non risparmia una severa valutazione, contestandogli una serie di incongruenze con la biografia reale di Hoover e la scelta di DiCaprio a cui riconoscono un indubbio talento, ma che viene valutato troppo androgino per il ruolo.
L’anno seguente, Leo supera sè stesso nell’interpretazione del personaggio più odioso a cui riuscisse a pensare: Calvin J. Candie, schiavista e ricco latifondista del Mississippi, in Django Unchained di Quentin Tarantino. Sul suo personaggio ha dichiarato: ‘Non c’era assolutamente nulla di quest’uomo in cui potevo identificarmi. Lo odiavo. E’ stato uno dei personaggi più narcisistici, razzisti e orribili che abbia mai letto in tutta la mia vita‘. Nel corso delle riprese, DiCaprio si ferisce ad una mano sbattendola violentemente sul tavolo da pranzo e rompendo un bicchiere, ma non si ferma e continua a recitare. Il pezzetto di vetro che estrae dal palmo della mano, è assolutamente reale! Per di più, dopo lo stop e dopo essere stato medicato, ha proposto ad un entusiasta Tarantino di sfruttare ancora la situazione per la scena seguente, spargendo il sangue sul volto della sua ignara collega Kerry Washington.
Il 2013 è un anno d’oro per Leonardo DiCaprio che recita ne Il Grande Gatsby, diretto da Baz Luhrman ed incanta tutti nella trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Francis Scott Fitzgerald. Chi non avrebbe voluto essere invitato ad una festa di Jay Gatsby?
E arriva anche una quarta nomination agli Academy Awards per la straordinaria interpretazione del controverso e spregiudicato broker Jordan Belfort, nell’autobiografia diretta da Martin Scorsese: The Wolf of Wall Street. Leonardo quell’anno si aggiudica il Golden Globe come migliore attore protagonista, ma deve ancora una volta cedere la statuetta ad un collega: Matthew McConaughey vince meritatamente per Dallas Buyers Club. Ti divertirà sapere che la scena in cui Jordan assume il Quaalude scaduto ed entra in auto a fatica, aiutandosi soltanto con la gamba, è stata girata soltanto una volta perché Leo ha steso talmente tanto la gamba e si è contorto al punto tale, da rimanere bloccato per giorni per una brutta infiammazione alla schiena!
Ma Scorsese non ha ancora finito con lui e nel 2015 lo dirige in un cortometraggio in cui, interpretando sè stesso, deve contendersi con Brad Pitt e Robert De Niro il ruolo da protagonista nel film del regista stesso.
Sul web iniziano a diffondersi innumerevoli meme sulla difficoltà di Leo di accaparrarsi l’Oscar:
Ma con Revenant – Redivivo, diretto da Alejandro Gonzàlez Inàrritu, Leonardo DiCaprio si aggiudica finalmente l’Oscar come migliore attore protagonista. In un primo momento, era stato scritturato da Danny Boyle per interpretare il fondatore della della Apple Inc. nel film Steve Jobs del 2015, ma in seguito decise di partecipare alle riprese di Revenant e rifiutò la parte. Il film, girato sfruttando esclusivamente la luce naturale, è stato una vera e propria sfida per lui che ha raccontato a Wired di aver dovuto indossare una pelliccia d’alce ed una di orso del perso di circa 45 chili e di aver rischiato più volte l’ipotermia, esposto a temperature di circa -40 gradi.
Ha imparato qualche parola della lingua pawnee, ha lavorato anche con la febbre alta in modo da rendere ancora più autentica la sua interpretazione, tant’è che la tosse che si sente continuamente durante il film non è simulata, ma è conseguenza di una bronchite. Ha dovuto inoltre infilarsi realmente in una carcassa di cavallo e, nonostante sia notoriamente vegetariano, mangiare il fegato di un bisonte crudo. Ha dichiarato: ‘La cosa peggiore è la membrana che avvolge il fegato: quando la mordi ti scoppia in bocca come un palloncino‘!
Inutile nascondere che per i fan dell’attore (me compresa) poco importava che vincesse o meno un Oscar, data la palese evidenza del suo talento e che la premiazione ha avuto il sapore più di un riconoscimento “cumulativo” (per non dire un “contentino”) che di un premio mirato. Ad ogni modo, la statuetta arriva e nell’accettarla, Leonardo DiCaprio fa un discorso interessante, intelligente e come sempre coscienzioso avendo abbracciato e imparato ad amare la cultura dei nativi americani. Ah e naturalmente, prima di andar via, dimentica la statuetta al bar del Dolby Theatre. Conoscendolo un pò…lo ha decisamente fatto di proposito!
Il 26 luglio 2019 potremo rivedere Leo, al fianco di Brad Pitt e Margot Robbie, nelle sale cinematografiche con Once Upon a Time in Hollywood, diretto da Quentin Tarantino ed ispirato agli omicidi perpetrati dalla setta di Charles Manson.
Resta ancora privo di regista The Crowded Room, il film ispirato alla biografia di William Stanley Milligan che racconta la vicenda dell’uomo, affetto da disturbo dissociativo dell’identità, che dopo aver rapito e violentato tre allieve universitarie della Ohio State University, nel 1977, è stato scagionato da tutte le accuse. E’ un progetto rimasto da tempo in sospeso presso la New Regency e Leo stesso ha dichiarato di aspettare di interpretare questo ruolo dal 1997!
Nel 2020, lo vedremo nel nuovissimo film di Martin Scorsese: Killers of the Flower Moon, che racconta la risoluzione da parte dell’FBI, del caso del un massacro di una tribù di indiani.
L’altruismo e la filantropia di Leonardo DiCaprio
Oggi produttore di successo, oltre che straordinario interprete, può dedicarsi all’ecologia e alla difesa dell’ambiente appieno. Ha recentemente comprato un’isola sulle coste del Belize, Blackadore Caye, solo per salvare le mangrovie dalla deforestazione e vi ha fatto costruire un rifugio per animali ed un resort completamente alimentato da energie alternative. È entrato nel consiglio di amministrazione del WWF a cui ha donato un milione di dollari per salvare le tigri dall’estinzione. Ha fondato la Leonardo DiCaprio Foundation grazie alla quale promuove raccolte fondi e cause a difesa della Terra. Ha, per esempio, raccolto ben 38 milioni di dollari con un’asta di Christie’s con opere d’arte donate da Banksy, Andreas Gursky, Bharti Kher, Julian Schnabel e altri 40 milioni con un galà benefico a Saint Tropez. E’ stato uno dei primi a guidare una Toyota Prius ibrida, con cui si è anche presentato agli Oscar alla faccia di tutte le inquinanti Limousine che sfilano davanti al Dolby Theatre e ha acquistato un appartamento, a New York, in un grattacielo ecologicamente sostenibile.
Ha dichiarato: ‘Se siamo la prima generazione ad avere la tecnologia, la conoscenza scientifica e l’intenzione globale per creare un reale futuro economico sostenibile per l’intera umanità, noi siamo anche l’ultima generazione che ha davvero l’opportunità di fermare il cambiamento climatico prima che sia troppo tardi‘.
L’attore che avrebbe voluto diventare un oceanografo, ha partecipato nel 2014 al documentario di Fisher Stevens, Mission Blue, ed ha rischiato di affogare alle Galápagos. Non sarebbe più qui se Edward Norton non lo avesse salvato!
Ha girato, in collaborazione con il National Geographic, e con sé stesso come protagonista, Before The Flood – Punto di non ritorno. Nel documentario, diretto da Fisher Stevens, gira il mondo per capire e raccontare le cause del surriscaldamento globale, gli effetti sul nostro pianeta e quello che possiamo concretamente fare per salvarlo.
Nel “cuore” di Leonardo DiCaprio
Per quanto appaia inarrivabile e idolatrato, Leonardo è pur sempre un essere umano con le sue insicurezze, le sue complessità, i suoi amori e le sue piccole grandi ossessioni!
Ha paura di rimanere solo e lo irrita essere considerato un sex-symbol, ha il vizio di evitare le crepe sui marciapiedi e se ha già fatto il percorso in precedenza, fa in modo di poter calpestare le stesse mattonelle che ricorda.
Ama tutti gli animali! Possiede una tartaruga gigante e l’attrice Kathy Bates ha raccontato che durante le riprese di Titanic aveva sempre con sé una piccola pogona (un incrocio tra una lucertola ed un camaleonte) di nome Blizzard, che sfortunatamente finì sotto un camion. Leonardo riuscì a farla sopravvivere e in seguito, per proteggerla, non la portò più sul set. Gli è stato intitolato un insetto: il Grouvellinus leonardodicaprioi, un coleottero della Malesia scoperto nel 2018 da un gruppo di appassionati di biodiversità, come riconoscimento per il suo attivismo. Ha una passione sfrenata per il caffè che consuma in grandi quantità e negli ultimi tempi la sua fondazione ha stretto un accordo con la torrefazione statunitense La Colombe, lanciando una linea di caffè equosolidale: il caffè Lyon, i cui proventi vengono devoluti ad organizzazioni benefiche varie e che è acquistabile online.
Sulla sua primissima relazione ha dichiarato: ‘Il mio primo appuntamento è stato con una ragazza di nome Cessi. Avevamo avuto un bel rapporto al telefono per tutta l’estate. Poi abbiamo deciso di incontrarci per la prima volta e andare al cinema. Quando l’ho vista ero pietrificato. Non riuscivo nemmeno a guardarla negli occhi‘.
Ma sappiamo bene che non ha certo perso tempo e che una delle sue più grandi ossessioni è quella per le super modelle. Gli sono stati attribuiti innumerevoli flirt ed amori tormentati, ma visto che ad icrewplay Cinema non siamo pettegoli, mi atterrò ai fatti e alle storie accertate: tra il 1995 e il 1997, ha frequentato la modella Kristen Zang. Nel 2000 ha incontrato la modella brasiliana Gisele Bündchen con cui è stato insieme sino al 2005. Subito dopo, viene stregato dall’indiscusso fascino della modella israeliana Bar Refaeli, con cui convive dal 2005 al 2011. Tornato single, ogni volta che è stato paparazzato in compagnia di una donna, gli sono state attribuite storie regolarmente smentite, fino al 2018 quando è stato “pizzicato” a trascorrere il Capodanno ad Aspen con una nuova, giovanissima, fiamma: Camilla Morrone, stavolta non soltanto modella, ma figliastra di Al Pacino!
E come non menzionare la splendida amicizia che lo lega a Kate Winslet? Conosciuta sul set di Titanic, è la sua migliore amica dal 1997, l’ha accompagnata all’altare nel 2012 ed è l’orgoglioso padrino del suo terzo figlio. I due hanno sempre precisato di non essersi mai sentiti attratti l’uno dall’altra e che proprio questo dettaglio ha reso spontanea, sincera e granitica la relazione che li lega. Si punzecchiano a vicenda, si consigliano e si supportano a vicenda gioendo per i rispettivi successi. La bellissima attrice ha dichiarato senza mezzi termini: ‘Leo è la mia roccia‘.
L’amore più grande della vita di Leonardo DiCaprio, però, è senza ombra di dubbio, quello per sua madre. Ai Bafta del 2016, le ha dedicato il premio come miglior attore protagonista ed ha dichiarato: ‘C’è una persona che devo ringraziare, non sarei qui se non fosse per mia madre. Io non sono nato in una vita di privilegi, ma sono cresciuto in un quartiere molto duro di East Los Angeles. Questa donna ha guidato ogni giorno per tre ore per farmi frequentare una scuola diversa e mostrarmi che, al mondo, c’erano anche altre opportunità‘. La donna ha il merito di avergli insegnato che la fama non è tutto e che non va mai dato nulla per scontato.
E anche noi vogliamo ringraziarla per averci donato un conglomerato di geni così ben assortiti!
Ma siamo sicuri che la famosa porta sarebbe rimasta a galla se ci fossero saliti entrambi? Parliamone.
Effettivamente hanno fatto la prova ‘spazio’, ma forse non quella ‘peso’. A me piace che dopo tutti questi anni ancora le persone chiedano al regista se se ne fosse reso conto, mi sa che recentemente ha tagliato corto con una risposta del tipo: doveva morire e basta, fatevene una ragione ?
Io mi sono sempre chiesta invece se non potessero fare a turno!?
Ecco! Anche questa sarebbe stata una soluzione!