Personalmente adoro questo attore, un uomo a cui la maturità ha saputo donare un fascino magnetico e conturbante. Come andremo a scoprire, la carriera di questo personaggio inizia parecchi anni fa e le sue interpretazioni sono variegate, camaleontiche, ma a mio modesto parere ancora manca quel ruolo, quella parte importante con cui si potrebbe conquistare un meritato riconoscimento che andrebbe a coronare una carriera lunga quasi sessanta anni.
Di Ian McShane non c’è da dire molto, la sua vita privata non nasconde scandali scabrosi, tranne forse la sua turbolenta relazione durata cinque anni con Sylvia Kristel e la sua mai nascosta infedeltà verso le prime due mogli, come la sua dipendenza da alcool e droga, ma per dimostrare la mia ammirazione nei suoi confronti, cercherò di rendergli il giusto anche se piccolo omaggio ripercorrendo con te la sua vita e le sue interpretazioni.
Ian McShane e il cinema
Ian David McShane nasce a Blackburn (Lancashire, Gran Bretagna) il 29 settembre 1942, unico figlio del calciatore professionista scozzese Harry McShane e di Irene Cowley, i quali speravano anche per il figlio una carriera calcistica, ma il giovane preferì frequentare l’Academy of Dramatic Art, in cui si distinse fin da subito per il talento e la disciplina. Dopo essersi diplomato, Ian ottiene il suo primo ruolo da co-protagonista nel film romantico/ drammatico The wild and the willing (1962) di Ralph Thomas dove interpreta Harry, un giovane ribelle che, insieme ad altri compagni, si gode la vita universitaria tra feste e balli.
Nel 1965, dopo aver partecipato a diverse serie tv, il giovane Ian McShane ha ancora un ruolo da protagonista nel film di Gerry O’Hara Le ragazze del piacere, in cui recita con Klaus Kinski, Gipsy girl di John Mills nel 1966, Se è martedì deve essere il Belgio (1969) di Mel Stuart, e nel solito anno partecipa a I lunghi giorni delle aquile di Guy Hamilton recitando a fianco di Sir Laurence Oliver e Michael Caine. Negli anni successivi Ian partecipa a numerosi film, alcuni semi sconosciuti in Italia, per cui andremo a ripercorrere le sue interpretazioni nelle pellicole più note.
Nel 1974 è coprotagonista con Sean Connery nel film di Caspar Wrede Ransom stato di emergenza, in cui Ian McShane interpreta il giovane terrorista Ray Petrie antagonista del colonnello Chris Tahlwik interpretato dall’attore scozzese, nel 1985 è il dottor Brinkman nel film commedia/azione Agente Cody Banks, mentre nel 2006 è il defunto giornalista Joe Strombel, imbarcato con altri defunti in attesa di partire per l’aldilà, nel film Scoop di Woody Allen.
Prima di interpretare l’affascinante quanto spietato pirata Barbanera (fu definito “il pirata più orribile di tutti i tempi”) ne I pirati dei Caraibi- Oltre i confini del mare nel 2011, Ian presta la voce a Capitan Uncino in Shrek terzo (2007), a Ragnar Sturlusson in La bussola d’oro (2007), al malvagio guerriero Tai Lung in Kung Fu Panda (2008), ed è il narratore nel fantasy con Nicholas Cage L’apprendista stregone (2010).
Dopo aver partecipato a Biancaneve e il cacciatore (2012), Il cacciatori di giganti (2013) e Hercules: Il guerriero (2014), Ian McShane diventa Wiston l’elegante e integerrimo governatore del Continental, l’hotel frequentato da assassini dove vige la regola ferrea della non violenza all’interno di quelle maestose mura, nel primo John Wick (2014) con Keanu Reeves, a cui seguiranno John Wick- Capitolo 2 (2017) e John Wick- Parabellum (2019), ma dovrebbe essere certa anche la sua partecipazione nel quarto capitolo della saga in lavorazione. Nel 2019 l’attore ha interpretato il padre di Hellboy nel reboot omonimo che si è rivelato un gigantesco flop.
Ian McShane e la TV
La carriera televisiva per Ian McShane inizia nel 1963 con la serie First Night per la BBC, in cui hanno recitato anche Michael Caine, John Hurt e Peter Voight tra gli altri, a cui segue il dramma poliziesco in 799 episodi e 13 stagioni Z cars (1964), e partecipa a numerose altre serie da noi semi sconosciute, tranne forse Spazio 1999 nell’episodio Forza vitale (1975) e nella miniserie Radici (1977) dove veste i panni di Sir Eric Russell. A dargli la notorietà a livello mondiale sarà la sua interpretazione di Giuda Iscariota in Gesù di Nazareth (1977) di Franco Zeffirelli, miniserie definita la migliore di tutti i tempi da Tv Guide, e sbarcata successivamente nei cinema anche se in una versione ridotta a quattro ore.
A partire dagli anni 80 il volto di Ian McShane compare in molte longeve serie televisive, come Magnum P.I. (episodio 6 stagione 1), Miami Vice (st. 3 ep.2, st.5 ep.17), Dallas, Colombo (st. 4 ep.9) e nel 2004 gli viene riconosciuto un Golden Globe come miglior attore in una serie drammatica per il suo ruolo in Deadwood, (ha partecipato anche al film TV del 2019) dove interpreta Al Swearengen, brutale gestore del bordello Gem Theatre nell’omonima città per ben 22 anni. Nel 2010 Ian è Waleran Bigon in I pilastri della Terra, miniserie prodotta da Ridley e Tony Scott tratta dal romanzo di Ken Follett, nel 2012 partecipa a due episodi di American Horror Story Asylum e nel Trono di spade (st. 6 ep.7) è il pacifico costruttore fratello Ray.
Forse il ruolo che fa comprendere meglio l’enorme talento di Ian McShane è nella serie Amazon Prime (clicca qui per attivare la tua prova gratuita di un mese) American Gods (leggi qui la recensione della prima e seconda stagione), letteralmente portata sulle sue spalle, in cui il personaggio di Odino è trasgressivo, provocatorio, sbruffone, ma è capace di profondi pensieri nascosti che l’attore riesce bene ad interpretare con i suoi sguardi e la sua espressività.
Ironico e fatalista come Anfiarao, il suo personaggio in Hercules: Il guerriero con Dwayne Johnson, elegante e inflessibile come Winston di John Wick, terribile e spietato come il pirata Barbanera, Ian McShane ha trasferito tutte queste sue capacità trasformiste in Mr. Wednesday, regalandoci una divinità completa seppur soggetta ad emozioni umane.
La vita privata
Ian McShane si è sposato tre volte: nel 1964 con l’attrice Suzan Farmer da cui divorzia nel 1968, nel 1970 con la modella Ruth V. Post da cui ha le due figlie Kate (1971) e Morgan (1975), ma i due si lasciano nel 1977 e nel 1980 sposa l’attrice Gwen Humble con la quale ancora vive, forse però la sua relazione più “scabrosa” fu quella durata cinque anni con Sylvia Kristel, la protagonista del film pornografico Emmanuelle, che lei definì segnata da abusi fisici e mentali.
La vita dell’attrice tedesca morta nel 2012 a soli 60 anni, a quanto racconta lei stessa, non è stata delle più facili. Dopo essere stata abusata sessualmente a nove anni nell’hotel di proprietà dei genitori, che divorziano quando Sylvia e la sorella sono adolescenti, la ragazza riceve una rigorosa educazione cattolica impartita dalla madre, ma forse a causa di queste regole troppo stringenti la giovane a diciassette anni trova lavoro prima come segretaria poi come modella che le permette di avere più libertà.
Dopo aver vinto il concorso Miss Tv Europea per Sylvia inizia la carriera nel cinema con il film erotico L’amica di mio marito nel 1973 e nel solito anno conosce Hugo Claus, scrittore belga di ventisette anni più vecchio che sposa e da cui ha il suo unico figlio, e nel 1974 diventa la star di Emmanuelle, film che segnerà la sua carriera cinematografica rimanendo incastrata per sempre in quel ruolo di personaggio sexy. Nel 1979 Sylvia partecipa a The fifth Musketeer dove recita anche Ian McShane e lei racconterà all’Evening Standard, a proposito di quel primo incontro con l’affascinante attore:
“Aveva un naso greco e grandi occhi luminosi e scintillanti. Il suo sorriso però non era un sorriso innocente, era come se io fossi la sua preda e lui aveva i denti da lupo. Ma per molti il diavolo è bellissimo e la mia attrazione per Ian mi ha sopraffatto.”
Entrambi schiavi dalla dipendenza da alcool e droghe, secondo la Kristel Ian obbligò il figlio della donna ad andarsene di casa e fu affidato alle cure della sorella, aggiungendo che l’uomo era soggetto a frequenti scatti d’ira a causa della stasi che stava vivendo la sua carriera, e molto spesso la denigrava sia professionalmente che fisicamente, finendo per diventare entrambi violenti e brutali contro l’altro. Come affermato dalla Krystel, i due avevano una buona intesa sessuale, spesso lui si mostrava gentile e premuroso, ma piano piano la donna inizia a rendersi conto che la loro non è una relazione sana e inizia a diventare dipendente dalla cocaina.
Una sera, prima di recarsi ad una festa a Malibù, Ian ebbe una reazione violenta nel vedere Sylvia vestita, truccata e pettinata con cura, da cui scaturì una feroce lite; la mattina successiva la donna fece le valigie e tornò in Germania dalla sua famiglia, ma la sua fuga durò poco e i due tornano insieme e si trasferiscono a Londra.
Dopo aver saputo di essere incinta, Sylvia si accorge che a Ian non interessa molto questa gravidanza ma anzi continua a bere e continuano le furiose litigate: a quanto dichiarato dall’attrice, durante una di queste lei cade e, una volta trasportata in ospedale, si accorge di aver perso il bambino, però lui non la raggiunge e lei decide definitivamente di lasciarlo, nonostante lui provi ancora una volta a convincerla a tornare insieme.
Salve! Sono anche io un grandissimo ammiratore di Ian McShane. Una delle sue interpretazioni che mi ha colpito di più è stata quella nell’episodio “Forza Vitale” della serie “Spazio 1999”: il suo personaggio (Anton Zoref) è qui un normalissimo tecnico di centrale della Base Lunare Alpha che viene poi posseduto da una misteriosa forza aliena assetata di calore, la quale progressivamente lo trasformerà suo malgrado in una sorta di mostro che congela chiunque semplicemente toccandolo ed andrà incontro anche ad una tragica fine, morendo carbonizzato da un raggio laser. Fu notevole la sua capacità interpretativa in questo episodio, tanto che l’attore Nick Tate, facente parte del cast fisso di questa serie e che quindi lavorò con lui in questa occasione, ne parlò molto bene, definendolo così: “Ian McShane è stato uno degli attori che ho apprezzato di più. E’ veramente molto bravo: un attore intelligente, un bravo ragazzo ed un grande uomo”. A me piacciono comunque tutte le sue interpretazioni, ma questa fu quella che mi colpì di più e con la quale lo conobbi, oltre a quella di Giuda in “Gesù di Nazareth” di Franco Zeffirelli.