Rapito

Rapito, recensione dell’ultimo film di Marco Bellocchio

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2023, dove il maestro Bellocchio riceve il premio alla carriera, 'Rapito è un compendio dei temi cari al regista all'interno di una suggestiva ricostruzione storica

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Regia: Marco Bellocchio; soggetto: liberamente tratto da Il caso Mortara di Daniele Scalise; sceneggiatura: Marco Bellocchio, Susanna Nicchiarelli, Edoardo Albinati e Daniela Ceselli; fotografia: Francesco Di Giacomo; scenografia: Andrea Castorina; costumi: Sergio Ballo e Daria Calvelli; musiche: Fabio Massimo Capogrosso; effetti speciali: Rodolfo Migliari; montaggio: Francesca Calvelli e Stefano Mariotti; interpreti: Paolo Pierobon (Papa Pio IX) Fausto Russo Alesi (Salomone Mortara), Barbara Ronchi (Marianna Padovani Mortara) e da Enea Sala (Edgardo Mortara da bambino), Leonardo Maltese (Edgardo ragazzo), Filippo Timi (Cardinale Giacomo Antonelli), Fabrizio Gifuni (Padre Faletti), Paolo Calabresi (Sabatino Scazzocchio); produzione: Paolo Del Brocco, Simone Gattoni, Beppe Caschetto per IBC Movie, Kavac Film, Rai Cinema, Ad Vitam Production, The Match Factory; origine: Italia, Francia, Germania – 2023; durata: 134′.

Trama

Nel 1858, nel quartiere ebraico di Bologna, le Guardie Pontificie del Papa, su ordine del Sant’Uffizio, irrompono nella casa della famiglia Mortara. Per ordine del cardinale, sono andati a prendere Edgardo, il loro figlio di sette anni. Secondo le dichiarazioni di una domestica, ritenuto in punto di morte, a sei mesi, il bambino era stato segretamente battezzato. La legge papale è inappellabile: deve ricevere un’educazione cattolica.

Rapito

I genitori di Edgardo, sconvolti, faranno di tutto per riavere il figlio. Sostenuta dall’opinione pubblica e dalla comunità ebraica internazionale, la battaglia dei Mortara assume presto una dimensione politica. Ma il Papa non accetta di restituire il bambino.

A favore del piccolo intervengono Napoleone III, Francesco Giuseppe, Cavour. Ma Pio IX è irremovibile: Edgardo cresce in convento, diventa prete e morirà novantenne, vittima fino in fondo dell’intolleranza antisemita. Un bambino, e poi un uomo, trasformato suo malgrado in un simbolo. Mentre Edgardo cresce nella fede cattolica, il potere temporale della Chiesa volge al tramonto e le truppe sabaude aprono la breccia di Porta Pia, conquistando Roma.

Il caso Mortara e il Risorgimento

Rapito si apre a Bologna nel 1858: a quel tempo la città faceva parte dello Stato Pontificio ed era dunque soggetta al diritto canonico. La situazione riguardante il potere temporale del Papa, all’epoca, era precaria. I moti del 1848 avevano visto addirittura l’instaurazione della Repubblica Romana e il conseguente esilio di Papa Pio IX a Gaeta. Solo l’intervento delle truppe francesi aveva consentito al Pontefice di rientrare a Roma. I moti rivoluzionari che porteranno all’unità d’Italia lasciano però indifferente l’ultimo Papa Re (interpretato ottimamente da Paolo Pierobon): “Noi rimaniamo immobili, mentre il resto del Mondo scivola verso il precipizio” è la battuta che meglio sintetizza il pensiero del Papa, visto con gli occhi di Marco Bellocchio.

Questo è il contesto storico, ricostruito con stupefacente precisione dal regista, nel quale il rapimento del piccolo Edgardo Mortara si colloca, destando sensazione e biasimo verso il Papa, da parte di tutto il mondo. Il piccolo crescerà alla corte di Roma e diventerà soldato di Cristo, ripudiando l’ebraismo, all’interno del quale era cresciuto. Un percorso straziante come alcune scene del film mostrano: il bambino resta composto alla visita del padre e sembra trattarlo da estraneo. Non riesce a resistere però alla vista della madre: mentre lo riportano al convitto egli si divincola e corre tra le sue braccia, gridando di voler tornare a casa.

Altra scena emblematica è il pranzo cui Papa Pio IX partecipa con gli allievi del convitto, per celebrare la festa dell’Immacolata Concezione, recentemente istituita. “Essa è un dogma della fede, ma cos’è un dogma”, chiede il Pontefice? Alla domanda il solo Edgardo riesce a rispondere: è l’inizio della conversione.

Rapito affronta tanti temi cari al regista: la fede in Dio, la famiglia e l’anticlericalismo. L’affresco storico è affascinante, la storia del piccolo Edgardo è commovente (straordinarie le prove di Barbara Ronchi nei panni della madre e del piccolo Enea Sala). Un film d’altri tempi, che si prende le sue pause e scorre ad un ritmo solenne cui il cinema moderno ci ha disabituato. Merita almeno una seconda visione.

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