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Rapito, recensione dell’ultimo film di Marco Bellocchio

Angelo De Giacomo 2 anni fa Commenta! 4
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Rapito (Id.)

Regia: Marco Bellocchio; soggetto: liberamente tratto da Il caso Mortara di Daniele Scalise; sceneggiatura: Marco Bellocchio, Susanna Nicchiarelli, Edoardo Albinati e Daniela Ceselli; fotografia: Francesco Di Giacomo; scenografia: Andrea Castorina; costumi: Sergio Ballo e Daria Calvelli; musiche: Fabio Massimo Capogrosso; effetti speciali: Rodolfo Migliari; montaggio: Francesca Calvelli e Stefano Mariotti; interpreti: Paolo Pierobon (Papa Pio IX) Fausto Russo Alesi (Salomone Mortara), Barbara Ronchi (Marianna Padovani Mortara), Enea Sala (Edgardo Mortara da bambino), Leonardo Maltese (Edgardo ragazzo), Filippo Timi (Cardinale Giacomo Antonelli), Fabrizio Gifuni (Padre Faletti), Paolo Calabresi (Sabatino Scazzocchio); produzione: Paolo Del Brocco, Simone Gattoni, Beppe Caschetto per IBC Movie, Kavac Film, Rai Cinema, Ad Vitam Production, The Match Factory; origine: Italia, Francia, Germania – 2023; durata: 134′.

Contenuti
Rapito (Id.)TramaIl caso Mortara e il Risorgimento

Trama

Nel 1858, nel quartiere ebraico di Bologna le Guardie Pontificie del Papa, su ordine del Sant’Uffizio, irrompono nella casa della famiglia Mortara. Per ordine del cardinale sono andati a prendere Edgardo, il loro figlio di sette anni. Secondo le dichiarazioni di una domestica, ritenuto in punto di morte,  il bambino a sei mesi d’età era stato segretamente battezzato. La legge papale è inappellabile: deve ricevere un’educazione cattolica.

Rapito

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I genitori di Edgardo, ebrei ortodossi, faranno di tutto per riavere il figlio. Sostenuta dall’opinione pubblica e dalla comunità ebraica internazionale, la battaglia dei Mortara assume presto una dimensione politica. Ma il Papa non accetta di restituire il bambino.

A favore del piccolo intervengono Napoleone III, L’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, Cavour. Pio IX però è irremovibile: Edgardo cresce in convento, diventa prete e morirà novantenne, vittima fino in fondo dell’intolleranza antisemita. Un bambino – e poi un uomo- trasformato suo malgrado in un simbolo. Mentre Edgardo cresce nella fede cattolica, il potere temporale della Chiesa volge al tramonto e le truppe sabaude aprono la breccia di Porta Pia, conquistando Roma.

Il caso Mortara e il Risorgimento

Rapito si apre a Bologna nel 1858: a quel tempo la città faceva parte dello Stato Pontificio ed era dunque soggetta al diritto canonico. La situazione riguardante il potere temporale del Papa, all’epoca, era precaria. I moti del 1848 avevano visto addirittura l’instaurazione della Repubblica Romana e il conseguente esilio di Papa Pio IX a Gaeta. Solo l’intervento delle truppe francesi aveva consentito al Pontefice di rientrare a Roma. I moti rivoluzionari che porteranno all’unità d’Italia lasciavano però indifferente l’ultimo Papa Re (interpretato ottimamente da Paolo Pierobon): “Noi rimaniamo immobili, mentre il resto del Mondo scivola verso il precipizio” è la battuta che meglio sintetizza il pensiero del Sommo Pontefice, visto con gli occhi di Marco Bellocchio.

Questo è il contesto storico, ricostruito con stupefacente precisione dal regista, nel quale il rapimento del piccolo Edgardo Mortara si colloca, destando sensazione e biasimo verso il Papa da parte di tutto il mondo. Il piccolo crescerà alla corte di Roma e diventerà soldato di Cristo, ripudiando l’ebraismo all’interno del quale era cresciuto. Un percorso straziante come alcune scene del film mostrano: il bambino resta composto alla visita del padre e sembra trattarlo da estraneo. Non riesce a resistere però alla vista della madre: mentre lo riportano al convitto egli si divincola e corre tra le sue braccia, gridando di voler tornare a casa.

Altra scena emblematica è il pranzo cui Papa Pio IX partecipa con gli allievi del convitto, per celebrare la festa dell’Immacolata Concezione, recentemente istituita (in alto). “Essa è un dogma della fede, ma cos’è un dogma?”, chiede il Pontefice. Alla domanda il solo Edgardo riesce a rispondere: è l’inizio della conversione.

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