Per la rubrica di oggi conosciamo Tomomi Mochizuki, un nuovo volto dello Studio Ghibli, rispetto ai cari Miyazaki e Takahata che invece conosciamo molto bene. Si sente il mare, di cui parleremo tra pochissimo, è il primo lavoro di Mochizuki diretto dallo Studio Ghibli.
Si sente il mare – Un tema conosciuto
La cara vecchia storia del triangolo amoroso è stata raccontata nel cinema, nella letteratura e nella musica, attraverso Mochizuki tale dramma è entrato a far parte anche del mondo dell’animazione.
Morisaki e Matsuno sono amici fin da piccoli, cresciuti insieme dentro e fuori dalle mura scolastiche. Morisaki è un tipo estroverso ed intraprendente, a differenza di Matsuno che è taciturno e riservato.
Tuttavia quest’ultimo ha un desiderio che vuole al più presto manifestare al suo amico: si è innamorato della nuova arrivata, la bella e scontrosa Muto, che sta quasi sempre sulle sue.
Nonostante la confessione di questo sentimento che cresce nel corso della storia, anche Morisaki si renderà conto ben presto di provare una forte attrazione per la ragazza. Cosa accadrà?
Beh, come anticipato, la diversità dei due amici porterà di conseguenza due atteggiamenti diversi nei confronti di Muto. E qui Mochizuki ci mostra la differenza di come si possa amare in silenzio, riservando dentro di sé dei sentimenti che molto probabilmente non sono corrisposti, come accade per Morisaki, e come invece si possa avere coraggio delle proprie emozioni, come accade invece per Matsuno.
Si sente il mare – Ancora una volta non si scherza con lo Studio Ghibli
Si sente il mare non è una storiella da quattro soldi, per svariati motivi. Anzitutto ci troviamo senza dubbio in un triangolo amoroso, dove la donna in questione, Muto, non illude nessuno dei due. Anzi, è scontrosa, avversa ad ogni tipo di attenzione, reduce da una famiglia che barcolla con genitori separati e desiderosa d’affetto, ma da parte di persone sbagliate.
Muto ignora a lungo i sentimenti che provano per lei entrambi i ragazzi e solo verso la fine realizzerà che i soldi prestati, i viaggi a Tokyo e le passeggiate erano un tentativo di seduzione.
In Si sente il mare non troviamo nemmeno una forte antipatia tra i due amici, che resteranno legati sempre, anche se le loro strade si separeranno. Nessuno dei due avrà la meglio su Muto ed entrambi sanno che sarebbe stato stupido perdersi nelle complicazioni della gelosia e nella corsa al trofeo.
Mochizuki non crea il lieto fine per nessuno, non tifiamo per nessuno dei due, qui la sofferenza è alla pari, i due amici hanno le stesse scarse possibilità, ma la cosa importante è il legame, l’aiuto che alla fine ne viene fuori, ovvero far integrare Muto all’interno della scuola, dal momento che proveniva da un’altra città.
Si sente il mare – Conclusioni
Ancora una volta lo Studio Ghibli riesce ad emozionare il suo spettatore ed ancora una volta gli trasmette senz’altro un ricordo, una fantasia, un insegnamento. La straordinarietà che riscontriamo in Si sente il mare, ma anche in tutti gli altri film, è la naturalezza con la quale i fatti si svolgono ed i dialoghi si snodano. Si parla tranquillamente di difficoltà economiche, di separazione, di intimità.
Faccia a faccia con noi stessi adolescenti, bambini o adulti, non c’è un modo in cui i lavori dello Studio Ghibli non ci attraversano e con Si sente il mare, nonostante non sia al pari degli altri, questa cosa si amplifica notevolmente.