Avrei tanto voluto fare il titolo o la descrizione Seo con sole parole che iniziano con la Q, ma mi sono reso conto che sono abbastanza scarso nel realizzare un tautogramma (figuriamoci poi farlo con la Q).
I risultati migliori, dopo un paio di minuti che ci ho pensato (visto che sono pigro), sono stati: “Qualche questione quindicennale Q-esca“, oppure “Qualunque quarantenne quantistico Q-iano“. Decisamente di basso livello, pur nel contesto di un articolo buffonesco sul signore dei buffoni dell’universo di Star Trek (che fascino i tre complementi di specificazione consecutivi per appesantirti il testo, caro lettore o cara lettrice di icrewplay.com).
E allora ho optato per un banale e scialbo doppio ossimoro nel titolo (non è vero, non sono manco veri ossimori, ma chissenefrega), e per una descrizione Seo tra il minimal e l‘autoreferenziale (insomma, una roba più fuori moda della sigla di Veronica Mars).
Ma ora basta “dietro alle quinte” (che è un po’ come dire “segreti delle star“), meglio passare all’articolo vero e proprio sul nostro (anti)eroe di giornata.
(Anzi, ultima precisazione: parlerò di Q in relazione alle sue scorribande in S.T. The Next Generation, S.T. Deep Space Nine e S.T. Voyager; non in relazione alla recente serie S.T. Picard, un po’ perché non l’ho vista, un po’ perché non mi va di parlare dello spin-off dello spin-off quando era già stato realizzato vent’anni prima uno spin-off dello spin-off).
E ora davvero, let’s go (che inglisc).
Incontrare Q: inizia il processo (farsa) all’umanità
Spazio. Ultima frontiera. Questi sono i viaggi della nave stellare Enterprise. La sua missione è quella… eh no, la scena se la prende praticamente subito quell’insolente istrione dallo schiocco di dita che può tutto o quasi (alter ego del fantastico John de Lancie, noto anche, secondo Wikipedia, per aver doppiato un discutibile personaggio in My Little Pony – L’amicizia è magica) (ma davvero?).
(A proposito di doppiaggio, la principale voce italiana di Q è del mitico Francesco Pannofino).
Comunque, al di là delle quisquilie, quanto ci mette secondo te il nostro farabutto preferito a entrare in scena nel primo episodio di S.T. The Next Generation? Prova a indovinare, a formulare un’ipotesi nella tua testa. Fatto? Bene, ora puoi passare al prossimo paragrafetto per la risposta.
4 minuti. Dopo 4 minuti (di cui 2 di sigla iniziale) di “Incontro a Farpoint” ha già iniziato a porre in essere il primo dei tanti “scherzetti” da entità onnipotente (chiamiamoli “scherzetti”, anche se…) al capitano Jean-Luc Picard (interpretato da Patrick Stewart, ovvero il tizio che in un altro franchise cinematografico si cala nei panni del Professor Charles Xavier. Ma sì, dai che lo conosci, è il fondatore degli X-Men) e a tutto l’equipaggio dell’Enterprise-D.
E lo ha fatto in grande stile, creando dal nulla una barriera pseudo-infinita nello spazio (tanto per dimostrare chiaramente quanto lui sia onnipotente) affinché l‘Enterprise non potesse proseguire nella sua missione inaugurale, ma, soprattutto, iniziando una sorta di processo (farsa) all’umanità (ipostatizzata in qualche modo nella figura del capitano Picard) per tutte le azioni disdicevoli che ha compiuto nel corso della sua storia ed evoluzione, nonché per la sua limitatezza come specie (ahahahah, nientemeno caro Q, tu che sei quello che congela a caso le persone perché gli gira così, solo per rimanere al primo episodio) (però sei simpatico, oltre a essere onnipotente).
(Poi sì, Q permetterà a Picard e soci di risolvere il mistero della base di Farpoint, superando così la prima prova del “processo”. Non temere, caro lettore o cara lettrice di icrewplay.com, scongelerà anche quelli che aveva freezato per bene in precedenza) (purtroppo li scongela) (scherzo) (forse).
Ma quello del “processo” (farsa, ripeto) all’umanità sarà il fil rouge della vicende di Q per tutta la serie The Next Generation, fino all’epilogo dell’ultimo episodio di cui discuterò più in là nell’articolo (se mi andrà ancora di farlo).
Q come motore della trama
Dopo il fallimento nel convincere il primo ufficiale William Riker (Jonathan Frakes) a divenire un Q (allocco), ecco che il nostro ricompare in un terzo episodio e, così, per dare una lezione al capitano Picard sulla pochezza della specie umana rispetto ai pericoli della galassia, spedisce l’Enterprise a 7000 anni luce di distanza (e sempre con uno schiocco di dita a fine episodio la farà tornare al punto di partenza), causando il primo contatto tra un’astronave della Federazione e i temibili Borg (i cattivoni di turno principali sia in S.T. The Next Generation che in S.T. Voyager, oltre che in alcuni film veri e propri del franchise startrekkiano).
(Per i dettagli sui Borg c’è Google, caro lettore o cara lettrice di icrewplay.com impertinente).
Sta di fatto che questo, chiamiamolo ancora, “scherzetto” provocherà la morte di 18 membri dell’equipaggio (a cui Q non porrà rimedio pur potendo per mezzo della sua onnipotenza; ogni membro della Flotta Stellare dovrebbe essere conscio dei rischi del mestiere, secondo il nostro) (e da una parte ha ragione, anche se dall’altra ha torto marcio. Ma dirò che ha ragione alla fine, è più divertente giocare a cattivo viso, a prescindere che il gioco sia buono o meno) nonché l’aver messo nella mente collettiva di quegli strani alieni metà biologici metà robotici (e che viaggiano su cubi neri dal discutibile gusto anni ’80) l’idea di assimilare con la forza sia la tecnologia che gli individui della Federazione.
E ogni appassionato della serie sa quanta morte e distruzione (buuuu, la morte e la distruzione sono cattive) porteranno questi ibridi privi del senso dell’umorismo nello scorrere delle stagioni, tra cui pure l‘assimilazione temporanea dello stesso Picard, il quale diverrà per un breve periodo Locutus di Borg (specifico, Picard non perde il senso dell’umorismo perché diventato Borg. Banalmente non lo ha mai avuto davvero).
Et voilà, grazie (o per colpa, secondo i buonisti delle serie tv tipo Fabio Volo) di Q ecco dei nuovi nemici coi fiocchi. Bella mossa del nostro eroe, narrativamente parlando.
Il rapporto tra Q e Picard
Ma Q è molto più giocherellone e, nonostante tutto il suo infantile dispotismo, “adorabile” di quello che potrebbe apparire dal blocco precedente (che sciocchezza, è adorabile proprio perché simpaticamente dispotico).
Godibilissimi sono gli scambi di battute tra lui e Picard a proposito del teatro e su Shakespeare (si consideri che il capitano è un appassionato del “barbaro non privo d’ingegno”, citando I promessi sposi di Torquato Tasso (scherzone, lo so che sono di Manzoni) e che lo stesso Patrick Stewart, quello degli X-Men, è un attore shakespeariano) (ma poi, guardando il video che ho messo in link, chi ha un atteggiamento più umano? Il buffamente capriccioso e napoleonico Q o l’idealista traboccante di dover essere Picard?).
(Di certo so chi è più divertente dei due e chi è il contraltare perfetto per il più divertente dei due).
(Ma io credo davvero di essere acuto facendo citazioni che potrebbe fare un quattordicenne senza il debito in italiano?) (Sì).
Ad ogni modo, l’onnipotente Q ha un sincero interesse “scientifico” e quasi “affettuoso” per l’umano Picard, ricambiato “a targhe alterne” dal capitano (anche se, giustamente, quest’ultimo gli rammenta spesso quanto poco si fidi di lui, oltre ad arrivare più volte a pregarlo per sparire dal cammino dell’Enterprise per sempre e di non inventarsi altri, chiamiamoli sempre così, “scherzetti”) (te lo già detto che Picard non ha il senso dell’umorismo, e, ripeto, non c’entrano i Borg).
E così i due trovano il modo di collaborare quando il Continuum (l’insieme extradimensionale degli altri Q) toglie i poteri al nostro Q (non ricordo quale “malefatta” avesse compiuto per fare arrabbiare i suoi simili quella volta, ma fare arrabbiare i suoi simili è il suo guilty pleasure preferito) e lo spedisce sull’astronave federale (anche se il capitano è inizialmente piuttosto irritato, tanto da cacciarlo in cella, alla fine gli concederà sostanzialmente asilo, tutelandolo da varie creature che volevano fargli la pelle ora che è mortale per qualche “scherzetto” evidentemente poco gradito) (altra gente senza il senso dell’umorismo; ne è pieno il cosmo).
(Meraviglioso in quell’episodio il parallelismo tra l’androide Data, che aspira a diventare umano, e Q, degradato a essere umano) (e quasi commovente il regalo temporaneo che alla fine dell’episodio il secondo farà al suo “maestro di umanità” artificiale) (ora la smetto di fare il piangina) (forse).
E d’altra parte sarà lo stesso Q a salvare la vita del capitano quando una scarica di plasma danneggerà irrimediabilmente il suo cuore artificiale, dandogli la possibilità di tornare indietro nel tempo e di evitare di partecipare alla rissa finita con un pugnale nel petto che lo aveva costretto in gioventù al trapianto.
Ma il ragazzo Picard che non “coglierà la mela e tutti gli altri guai”, quello che non si batterà in uno squallido bar contro tre nausicaani grossi il triplo di lui armati di coltello, quello che non farà i conti con la propria mortalità così da vicino, diverrà solo un sottoufficiale qualunque della Flotta Stellare e non l’uomo e il capitano che era dopo quella bravata temeraria quasi fatale da ventenne incosciente.
Quasi superfluo dire che Q gli concede nuovamente di tornare a quel giorno, e Jean-Luc, rifiutando un’esistenza mediocre non per mancanza di capacità ma per difetto di volontà, inizia la scazzottata con i nausicaani finendo con una risata di gratitudine alla vista del pugnale che lo trapassa da parte a parte, riuscendo a riappacificarsi con quelle parti di sé del suo passato che grazie al suo “amico” onnipotente ha capito essere state, seppur quasi fatali, così importanti nella sua crescita come individuo.
(Poi, avendo un rapporto privilegiato con un’entità onnipotente, gli vengono pure abbonati gli effetti mortali della scarica di plasma (raccomandato!), ma Picard avrebbe, giustamente, preferito la morte per quello che era a un’esistenza qualunque col freno a mano tirato) (whoah, che eroe, bisogna sempre dire così davanti alla telecamera, bravo).
Mi rendo conto di essere stato spoileroso dell’episodio “Una seconda opportunità“, ma è emblematico dello spostamento d’asse di Q rispetto a quello che era nel momento in cui ha scaraventato l‘Enterprise nelle “fauci” dei Borg, riuscendo a “incarnare” in sé stesso così bene il ruolo di Dio e quello di Mefistofele al medesimo tempo (rimanendo peraltro divertente, cosa non scontata per un essere onnipotente, ci tornerò sopra più in là sull’argomento), con Picard come suo Faust d’elezione, seppur “redento” dalle responsabilità del suo ruolo da ufficiale della Flotta e dalla saggezza del tempo trascorso (che idiozia questo paragrafetto, devo smetterla di piazzare Faust ovunque).
(P.S: ti sconsiglio, sia chiaro, di metterti a fare risse con nausicaani iracondi grossi il triplo di te, caro lettore o cara lettrice di icrewplay.com. Soprattutto in squallidi bar).
(Non che me ne freghi qualcosa di te, ma se ti accoppano chi li legge i miei articoli pagliacciosi?).
Q, l’amore e un cenno sul figlio (ragazzino insopportabile)
Inizio a dire che il nostro Q avrebbe una compagna (lo si scopre in un episodio di S.T. Voyager), una donna Q (l’avrai capito, ogni membro di quella specie ha per nome Q) dai capelli rossi piuttosto irascibile e gelosa (tanto che dà della “cagnetta” alla capitana Janeway a caso) con cui sta da 4 miliardi di anni (ovviamente oltre a essere onnipotenti sono anche immortali queste entità) (non è una battuta, stanno davvero insieme da 4 miliardi di anni).
Curiosi, tuttavia, sono i tentativi di, chiamiamola così, “seduzione” del nostro verso le creature mortali, sulle quali non usa i suoi poteri per soggiogarle psicologicamente da un punto di vista “amoroso” (pare non sia divertente), ma utilizza questi, i poteri, per fare loro ogni tipo di sorpresa o portarle in qualche angolo ameno della galassia (uno sugar daddy con risultati altalenanti, diciamo ancora così).
È esattamente quello che fa con Vash, fiamma fugace di Picard che il capitano ha conosciuto su Risa (da pronunciare Raisa; un pianeta per le vacanze miscuglio tra le Hawaii, Rimini e uno di quei centri massaggi da “sporcaccioni”) in qualche episodio sperduto della terza stagione (mi pare), e che ricompare sull‘Enterprise come archeologa lestofante, più magnetica che avvenente (pur essendo molto avvenente). Insomma, lo avrai capito, una vera calamita per uno come Q.
A Vash si deve anche l’apparizione di Q in un episodio della serie S.T. Deep Space Nine, di cui la cosa più divertente è il pugno in faccia che il briccone onnipotente si becca dal comandante della stazione Benjamin Sisko (evidentemente meno accondiscendente verso gli “scherzetti” rispetto a Picard) in un incontro di boxe creato dal nulla (una solita pagliacciata di Q).
(Non è vero: la cosa più divertente è quando Vash, che ha scaricato il nostro splendido Q, gli rinfaccia di essere un uomo presuntuoso e arrogante che pensa di sapere tutto. Giustamente il buon Q fa notare alla signorina che lui, essendo onnisciente, sa davvero tutto) (favoloso).
Spassosissimi, inoltre, sono gli approcci di Q verso la capitana Janeway della Voyager (da cui vuole, nientemeno, che un figlio, al fine di risolvere una guerra civile nel Continuum); in un’occasione riesce persino a conciarsi con una vestaglia rossa che ricorda Rocco Siffredi in una nota pubblicità di patatine (dopo, peraltro, avergli inondato l’alloggio di rose) (tanto mica lo paga il fiorista, basta uno schiocco di dita) (e nella stessa occasione, ora che ci penso, informa con tutto il suo savoir faire la capitana che i preliminari con un Q possono durare decadi) (spero di non dover specificare che la Janeway non ne vuol sapere nulla di Q sotto quell’aspetto, anche se lo aiuterà nella guerra civile nel Continuum).
(Poi sì, il figlio lo avrà dalla tizia irascibile con cui stava da 4 miliardi di anni, che in seguito sparisce piantando lui e il marmocchio) (qualcuno pensi ai padri single onnipotenti).
(Ma il marmocchio è insopportabile, non ha un’unghia della classe del padre negli “scherzetti”. L’unica volta che mi ha fatto ridere è quando ha modificato il replicatore e alla richiesta “caffè, nero” della Janeway il computer le ha risposto “fattelo da sola”).
(Mentre rendere la sala macchine della Voyager una discoteca è più kitsch della già citata sigla di Veronica Mars).
(Per non parlare di quando fa il ragazzino ubbidiente con la “zia Kathy”, disgustoso soprannome della Janeway. Brividi di ribrezzo).
Q e Quinn: problemi di onnipotenza e immortalità
Piccolo passo indietro: ma per quale diavolo di motivo è scoppiata una guerra civile nel Continuum?
Semplice, un Q (non il nostro Q, ma uno che si è fatto chiamare Quinn) ha rinunciato alla sua immortalità e si è suicidato.
La questione verrà affrontata nell’episodio della Voyager “Diritto di morte“, dove si scopre che il Continuum ha rinchiuso per l’eternità in una cometa Quinn per timore che possa compiere “l’insano gesto”, con conseguenze non prevedibili sull’equilibrio del Continuum stesso (nessun membro del Continuum si era mai suicidato prima).
Non ricordo minimamente come si libera dalla cometa (e onestamente chissenestrafrega), sta di fatto che si instaura un “processo” (un altro) con giudice la capitana Janeway: da una parte Quinn che chiede, nei fatti, di essere mortale (con la possibilità di suicidarsi), dall’altra il nostro Q (che chiama la Janeway “Madame Capitana”, ne sa una più del devil il briccone), che per una volta fa il lacchè del Continuum, rappresentandolo al dibattimento.
La spiegazione della volontà di Quinn sembra presa da un passaggio de La Noia di, proprio lei, incredibile, Angelina Mango, quando canta qualcosa tipo, vado a memoria, “muoio perché morire rende i giorni più umani” (i riferimenti culturali delle entità onnipotenti…) (scherzo, sei fantastica Angelina, ti ascoltano tutti nel Continuum) (forse, ahahah).
Più prosaicamente quello che l’aspirante suicida nonché in passato grande filosofo (ognuno si scelga la professione che vuole, per carità) esprime è l’incapacità (dettata dall’onnipotenza) di qualsivoglia tipo di educazione, progettualità, brivido “sano” per la competizione e capacità di provare stupore.
Insomma, si è rotto le scatole perché non ha più nulla da scoprire (e Angelina ti direbbe che “non ti resta che ridere nelle notti bruciate”. Vedi tu, poi, se avere una corona di spine come dress code per la festa dell’ultima (bravissima, sono serio dai, ho messo pure i like su Youtube alle tue canzoni, cara Angelina) vincitrice del Festival di Sanremo).
Ma niente da fare, la Janeway dà ragione a Quinn, convinta però che si godrà i rimanenti giorni da mortale come membro dell’equipaggio della Voyager.
E qui arriva il colpo di teatro (genio!) del nostro Q, che fornirà una rarissima cicuta a Quinn per suicidarsi, in modo che nemmeno il dottore olografico (interpretato dal simpatico Robert Picardo) possa salvarlo (e da quel momento il nostro Q tornerà a essere ribelle verso il Continuum; evviva il nostro Q, quello talmente fantasioso che rifiuterà sempre l’dea del suicidio; ci sarà sempre una prossima goliardata da realizzare).
La cicuta, fin qui ci arrivo anch’io, è un riferimento alla morte di Socrate (ma quello non era un suicidio, era una volgare condanna a morte). Certo, le ultime parole di Quinn “la ringrazio tanto per aver reso possibile tutto questo“ alla Janeway non reggono il confronto con quelle attribuite alla più grande rockstar ateniese di tutti i tempi nel Fedone di Platone “Citrone, dobbiamo un gallo ad Asclepio: dateglielo, non dimenticatevene!“, in riferimento alla tradizione di sacrificare un gallo in occasione della guarigione da una malattia. In quel caso, la vita.
Gli esami non finiscono mai
Qualche blocco fa accennavo all’epilogo del “processo” (farsa, lo ribadirò fino ai galli ad Asclepio) all’umanità da parte di Q, che è anche il finale della serie The Next Generation (ovvero l’episodio Ieri, Oggi, Domani).
Una stranissima anomalia temporale sta mettendo a rischio la nascita stessa della vita sulla Terra (indovina chi è il responsabile di questo disastro. Indizio, non è un’entità onnipotente…) e Picard viene sballonzolato da Q in tre diversi periodi temporali al fine di risolvere il guaio (non voglio fare troppi spoiler, ma qualcosa ho dovuto e dovrò ancora dire).
Sarà solo nel momento in cui il capitano riuscirà a espandere i suoi orizzonti mentali e a concepire il paradosso che sta mettendo a rischio il diritto all’esistenza degli umani (è nato prima l’uovo o la gallina?) che la situazione si risolverà per il meglio, e con essa ne deriverebbe un’apparente assoluzione dalle accuse nel processo di Q.
Ma Mon Capitaine, gli comunica sornione il nostro Q. Gli esami non finiscono mai.
(È sempre stata una farsa, lo dico dall’inizio dell’articolo).
Note conclusive: 7 cose a tema cinema e serie tv che potresti fare se diventi Q (più bonus)
1) Cancellare dalla storia la serie Veronica Mars e la sua sigla
2) Fare in modo che il Drugo de Il Grande Lebowski vinca effettivamente il torneo di bowling
3) Saltare la pubblicità su Disney Plus pur avendo solo l’abbonamento base
4) Far vincere l’Oscar come Miglior Film a Pain & Gain – Muscoli e denaro
5) Scoprire in anticipo il finale di Bridgerton 3
6) Scoprire se la trottola di Inception cade o meno alla fine del film
7) Imparare a recitare il monologo di Giulio Andreotti ne Il Divo come Toni Servillo
Bonus) Fare arrestare il Professore de La Casa di Carta (e buttare la chiave) alla prima puntata cosicché non facciano 85 stagioni della serie.