La terza parte della trilogia di Pedro Almodovar Dolor y Gloria nei cinema dal 17 Maggio
Iniziata con La legge del desiderio e proseguita con La mala educacion, l’involontaria trilogia di film del regista Pedro Almodovar si conclude con Dolor y Gloria, tre pellicole le quali hanno come protagonisti dei personaggi maschili che sono registi e il desiderio e la finzione cinematografica sono i pilastri della narrativa, ma il modo in cui il finto si intreccia con il vero è diverso per ognuno dei film come la vita che include sempre dolore e desiderio, due facce della solita medaglia.
In Dolor y Gloria Almodovar rivive molti temi, tra cui due importanti storie d’amore che hanno segnato la vita del protagonista, determinate dal caso e che si manifestano nella finzione: la prima quando Salvador aveva nove anni e per la prima volta sentì l’impulso del desiderio, una sensazione tanto intensa da farlo cadere a terra come colpito da un fulmine; la seconda una storia vissuta nel pieno degli anni 80, quando il paese celebrava la democrazia e con essa la libertà, una storia d’amore che Almodovar scrive per dimenticare e che si trasformerà nel monologo intitolato L’Indipendenza che l’attore Alberto Crespo reciterà davanti ad uno schermo bianco, scenografia nuda che rappresenta il cinema che Salvador ha visto nella sua infanzia, la sua memoria adulta, i viaggi con Federico per fuggire da Madrid e dall’eroina, la sua forgia come scrittore e come cineasta. Ne L’Indipendenza si allude alla passione vissuta da Salvador e Federico da giovani negli anni 80, e spiega anche il motivo della loro separazione, sebbene i due continuassero ad amarsi. Il teatro, la parola interpretata davanti ad uno schermo nudo, funge da messaggero tra i vecchi amanti trent’anni dopo.
Nel corso della storia vediamo il veterano regista Salvador Mallo in tre periodi della sua vita: la sua infanzia negli anni ‘60, la sua età adulta negli anni ‘80 a Madrid dove Salvador si è formato durante il movimento di rinascita culturale madrilena di quel decennio, e infine appare Salvador nel presente, isolato, depresso, vittima di vari disturbi, separato dal mondo e dal cinema.
La trama di Dolor y Giulia
Salvador Mallo è un veterano regista cinematografico affetto da molteplici disturbi; il peggiore dei suoi mali è l’incapacità di continuare a girare film. Le sue condizioni fisiche non glielo permettono e senza poter svolgere il suo lavoro, la vita non ha più senso. La miscela di farmaci che assume, insieme alla dipendenza da eroina, fanno sì che Salvador trascorra la maggior parte della giornata prostrato. Questo stato di dormiveglia lo trasporta in un’epoca della sua vita che non ha mai visto dal di fuori: la sua infanzia negli anni ‘60, quando emigrò con i suoi genitori a Paterna, un comune situato nella provincia di Valencia, in cerca di fortuna. Sua madre è la figura centrale di quel tempo, che si è battuta per la sopravvivenza della famiglia. Appare anche il primo desiderio. Il suo primo amore da adulto nella Madrid degli anni ‘80. Il dolore della fine di questo amore quando era ancora vivo e palpitante. La scrittura come unica terapia per dimenticare l’indimenticabile, la precoce scoperta del cinema quando i film venivano proiettati su un muro imbiancato, all’aperto. Il cinema della sua infanzia odorava di pipì (i bambini urinavano dietro quel muro), di gelsomino e brezza estiva. E il cinema tuttavia era l’unica salvezza contro il dolore, l’assenza e il vuoto. Nel recupero del suo passato, Salvador sente l’urgente necessità di narrarlo, e in quel bisogno trova anche la sua salvezza.
Nel cast di Dolor y Gloria Antonio Banderas nel ruolo di Salvador Mallo, Asier Etxeandia è “l’attore”, Leonardo Sbaraglia è Federico, Julieta Serrano interpreta la madre da anziana mentre la stessa da giovane ha il volto di Penelope Cruz; Dolor y Gloria di Pedro Almodovar ha debuttato il 17 Maggio distribuito da Watner Bros., raggiugendo quasi 1.200.000€ di incassi nei primi tre giorni di presenza nelle sale dopo la presentazione al 72esimo Festival di Cannes.