Dopo trent’anni, un film indiano compete per il prestigioso premio francese. La vittoria è storica per la regista Payal Kapadia che diventa la prima regista indiana a vincere il prestigioso Gran Premio al 77° Festival di Cannes, il secondo premio più alto dopo la Palma d’Oro.
Il film di Payal Kapadia All We Imagine As Light è un dramma incentrato su due infermiere malesi che si sono trasferite in una splendente Mumbai e affrontano la vita, l’amore e la sorellanza. Il tema dell’emancipazione femminile in India è molto delicato.
“Era già un sogno essere selezionato in concorso e questo andava oltre la mia immaginazione“, ha affermato la regista nel suo discorso di ringraziamento, rivolgendosi alla giuria di Cannes, che quest’anno include la regista Greta Gerwig e l’attrice Lily Gladstone. La regista ha inoltre citato le tre principali protagoniste, Kani Kusruti, Divya Prabha e Chhaya Kadam, sottolineando che il suo film non sarebbe stato possibile senza di loro.
All We Imagine As Light unisce tratti del cinema documentario con l’introspezione psicologica, accompagnando gli spettatori in un viaggio verso una foresta incantata. È una storia di amicizia tra donne che devono confrontarsi col passato, col presente e coi loro desideri. “Per favore, non aspettate altri 30 anni per avere un film indiano“, ha poi continuato Payal Kapadia rivolta al pubblico.
La vittoria ha avuto eco in tutto il Paese, tutti ne hanno sottolineato il significato, compresi i massimi politici. Il primo ministro indiano Narendra Modi ha dichiarato che il paese è “orgoglioso della impresa storica di Kapadia. Il suo straordinario talento continua a brillare sulla scena globale, dando uno sguardo alla ricca creatività dell’India. Questo prestigioso riconoscimento non solo onora le sue eccezionali capacità, ma ispira anche una nuova generazione di cineasti indiani”.
Anche Rahul Gandhi, leader del principale partito politico di opposizione indiano, l’Indian National Congress, si è congratulato con la regista, insieme ad Anasuya Sengupta, la prima attrice indiana a vincere il premio come migliore attrice per il suo ruolo in The Shameless, nella sezione Un certain Regard del festival. “Le stelle indiane brillano… Queste donne hanno scritto la storia e ispirato l’intera comunità cinematografica indiana“, ha scritto l’attrice sui social.
Anche Sooni Taraporevala, la sceneggiatrice di Salaam Bombay! che ha vinto la Camera d’Or del festival nel 1988, ha dichiarato ai giornalisti internazionali che la vittoria “senza precedenti di Kapadia ha toccato personalmente le donne e coloro che operano nello spazio del cinema indipendente. Ci ha permesso di sognare, sperare e celebrarla con orgoglio… in un settore ‘dominato’ dalle produzioni mainstream.”
All We Imagine As Light ha ricevuto una standing ovation di otto minuti quando è stato presentato in anteprima durante il festival. Alcuni hanno sottolineato che la rappresentazione del film della storia d’amore tra la protagonista Prabha (Kani Kusruti) e il suo fidanzato musulmano (Hridhu Haroon) è particolarmente audace, dato che, secondo le cronache di politica nazionale indiana, il paese è diventato sempre più polarizzato lungo le linee religiose.
Nonostante l’ignoranza italiana e il mainstream proveniente principalmente dagli USA, l’India è il più grande paese produttore di film al mondo, ma purtroppo è ancora in netto ritardo rispetto a Hollywood. Sopratutto, quando si tratta di realizzare film che ottengono riconoscimenti internazionali e raccolgono importanti premi, Bollywood deve fare ancora molta strada.
Sono davvero pochi infatti i riconoscimenti internazionali vinti da registi indiani. L’anno scorso il fantasy storico in lingua telegu RRR è diventato il primo lungometraggio del paese a vincere un Oscar per la migliore canzone originale Naatu Naatu. The Elephant Whisperers, diretto dal regista indiano Kartiki Gonsalves, ha vinto anche il premio per il miglior cortometraggio documentario durante la cerimonia.
In un lontano passato, nel 1947, il regista Chetan Anand vinse il primo premio di Cannes per il suo film Neecha Nagar, una storia che ha raccontato il divario tra i ricchi e i poveri della società, diventando l’unico indiano a vincere il riconoscimento. Anche la regista Payal Kapadia aveva già vinto il premio L’Oeil d’Or del festival nel 2021 per il suo acclamato documentario A Night of Knowing Nothing, su come una studentessa di cinema in India cerca di continuare una relazione con il suo ex, nonostante appartenga a una casta diversa.
In un epoca incerta come quella che stiamo vivendo e ancora in generale molto dominata dal genere maschile, per la prima volta nella storia del festival una filmmaker donna indiana vince il Grand Prix, il secondo più prestigioso del Festival dopo la Palma d’oro. All We Imagine as Light, una storia di amicizia e sorellanza tra tre donne radicalmente diverse tra loro.