Parthenope è il nuovo capolavoro di Paolo Sorrentino. Un’opera sul tempo che passa, sulla giovinezza e sul futuro. In questo film Sorrentino ci regala ancora una volta il suo sguardo su una storia che tocca i tratti della mitologia, in una Napoli che va oltre il luogo fisico e diventa specchio dell’anima della protagonista.
Sorrentino, attraverso Parthenope, ci racconta una donna e una Napoli che si intrecciano e si interscambiano nel corso del film. Parthenope è nata dal mare ed è desinata a essere simbolo di desiderio e nostalgia per chiunque la incontri. Attraverso la sua storia, Sorrentino ci accompagna in un mondo intriso di bellezza e malinconia, dove ogni elemento della città contribuisce a rappresentare la giovinezza e l’innocenza perduta in una rappresentazione non solo estetica ma simbolica. Parthenope, come Napoli, è un’entità complessa e sfuggente che incarna il fascino e la fragilità di una città che sembra vivere di mistero e contraddizioni.
La dimensione delle infinite possibilità
Parthenope rappresenta a pieno lo stile cinematografico di Sorrentino in cui sogno e realismo si mescolano continuamente. Questo dialogo silenzioso tra una realtà cruda, e spesso grottesca, con una visione onirica della vita trascina lo spettatore in universo fatto di metafore profonde. Nell’universo di Parthenope, Napoli, e il mare, diventano parte integrante di ciò che ci viene raccontato. Ogni inquadratura della città è un ritratto della sua essenza, il mare cristallino, i panierini che scendono dai balconi come fossero stelle nel cielo… Sorrentino celebra una Napoli eterea, trasformandola in una metafora della bellezza, dell’evanescenza, dell’innocenza perduta e dell’inevitabilità del cambiamento.
“Lo vedi il futuro laggiù? È più grande di me e di te” È forse qui che si racchiude tutto il senso della vita di Parthenope. La giovinezza vista non solo come periodo della vita, ma come dimensione delle infinite possibilità. Parthenope, interpretata da Celeste Dalla Porta, vive la sua gioventù spinta dal desiderio di scoprire e vivere tutto. Ma la sua ricerca di significato (nell’esistenza e nell’antropologia) rimane in qualche modo sospesa.
Come anche il professore del suo corso universitario, interpretato da Silvio Orlando, dirà “Voi giovani volete le risposte, ma non sapete fare le domande” e Parthenope è in un certo senso il simbolo di questa espressione, riflettendo il bisogno di voler comprendere la vita senza averla ancora sperimentata. Parthenope si muove nel mondo con una curiosità intensa e inappagabile, diventa un palcoscenico per esplorare il desiderio e la complessità dell’amore.
Il fallimento dell’amore e l’arte del vedere
Un tema centrale in Parthenope è il potenziale fallimento dell’amore. La protagonista è un’anima in costante ricerca che attraversa storie d’amore e momenti di intensa passione, ma con il tempo sviluppa una consapevolezza amara che racchiude tutta la disillusione che la accompagna: “Gli amori giovanili non sono serviti a niente”.
Tuttavia, è proprio attraverso questi amori imperfetti che Parthenope costruisce la sua libertà. L’amore, pur nel suo fallimento, sarà il mezzo che le permetterà di sopravvivere e di dare senso alla sua esistenza.
Il film, inoltre, guarda all’antropologia come arte del “vedere”, un ritorno alla capacità di osservare e comprendere il significato delle cose. E non è un caso che Parthenope nel ricevere la risposta alla fatidica domanda “Che cos’è l’antropologia?” non ne comprenda il senso all’istante. Parthenope è convinta di saper vedere e capire il mondo, ma la verità è che ha bisogno di uno sguardo più innocente, privo di superficialità “Quando si comincia a vedere?”, “Quando manca tutto il resto…” Si è in grado di vedere davvero solo quando ci si libera dagli elementi di superficie e si raggiunge l’essenziale.
Il legame di Parthenope con le opere precedenti
Parthenope porta con sé tanti dei temi esplorati nel cinema sorrentiniano. Il tema dello scorrere inesorabile del tempo e della malinconia ad esso legata, ad esempio, è ripreso in diverse pellicole del regista. Mentre ne La Grande Bellezza Jep Gambardella riflette sulla vacuità della vita mondana e sul tempo sprecato nella ricerca della bellezza effimera, Parthenope è immersa in una fase della vita in cui tutto è possibile, ma in cui il tempo inizia già a lasciare le sue tracce. Il tempo, dunque, non è solo legato al trascorrere delle stagioni della vita, ma anche alla difficoltà di accettare che ogni momento vissuto non possa essere ripetuto.
In Youth, invece, la bellezza sta nella consapevolezza di non poter possedere più la giovinezza. Fred e Mick, i protagonisti, osservano i giovani attorno a loro con una nostalgia che però non manca di ironia e disincanto. In Parthenope, la giovinezza del presente è una fase in cui ogni scelta sembra aprire nuove possibilità verso il futuro. Parthenope è cosciente della fragilità e della fugacità del momento che sta attraversando e, proprio per questo, ne sfrutta la vulnerabilità.
Come Titta di Girolamo ne Le conseguenze dell’amore, Parthenope sceglie di vivere una solitudine interiore. Questa distanza emotiva dagli altri caratterizza le anime solitarie di questi due personaggi che, seppur diversi, tendono a una percezione del mondo profondamente autentica.
In This Must Be the Place seguiamo il viaggio di un protagonista in cerca di redenzione. Parthenope e Cheyenne condividono la difficoltà di intraprendere una complessa ricerca interiore ma, mentre Cheyenne parte per un viaggio fisico e metaforico alla scoperta delle sue radici, Parthenope, pur rimanendo a Napoli, intraprende un percorso altrettanto complesso nella comprensione di sé e nel significato della sua esistenza.
Un mosaico di esperienze e riflessioni sull’esistenza
Parthenope è il risultato di ciò che ha reso iconico il cinema di Sorrentino, dalla bellezza effimera alla malinconia del tempo che passa, fino alla fragilità delle relazioni umane. Sorrentino ci invita a perderci nella contemplazione della vita e dell’arte, senza cercare risposte definitive, è un invito a osservare con occhi nuovi e a trovare il proprio senso anche nella sofferenza e nella solitudine.
Parthenope è una celebrazione della libertà e della fragilità umana, un film che spinge lo spettatore a riflettere sulle scelte, sui legami e sulle cose che rendono unica ogni esistenza. Sorrentino ci ricorda che siamo tutti un po’ come Napoli: un insieme di bellezza e di mistero mai del tutto afferrabile.