Dal 29 novembre al cinema, non una storia d’amore, ma una storia sull’amore
Il giovane regista sardo, Bonifacio Angius (anche sceneggiatore con Fabio Bonfanti e Gianni Tetti) alla sua seconda esperienza con un lungometraggio, ha realizzato una pellicola drammatica che prende ispirazione da vicende di vita vissuta, talvolta benevola, spesso brutale, ma indubbiamente disseminata di diverse forme d’amore.
Ovunque proteggimi è la storia di molti, è la storia di un mondo che esige razionalità dalla più irrazionale delle emozioni umane: l’amore.
Alessandro, un cinquantenne con uno spirito ribelle e ancora giovanile, non ha nulla all’infuori della propria musica e di una camicia portafortuna donatagli dal padre quando era ancora un bambino. Quel dono è il solo gesto d’amore che abbia mai ricevuto, la sua vita è un susseguirsi di delusioni e fallimenti e la sua musica è profondamente sottovalutata, disdegnata. In una corsia d’ospedale incontra Francesca, una giovane madre con malinconici e stanchi occhi verdi, così simile a lui eppure così diversa e la loro esistenza cambia per sempre. L’amore ormai dimenticato e mitizzato torna a far parte della sua vita inaspettatamente, prepotentemente.
Degna di nota è la scelta di assegnare ai protagonisti gli stessi nomi di battesimo degli attori, probabilmente per sottolineare l’aderenza della storia narrata alla realtà, come preannunciato dalla locandina del film che specifica che la pellicola è tratta da “mille storie vere“.
In molti è ormai maturato un profondo senso di empatia e sensibilità verso le storie che riproducono l’imperfezione della quotidianità e tanti dimostrano di preferirle alla banalità di alcune pellicole in parte prevedibili ed in parte ipocritamente rassicuranti o in cui il lieto fine viene, talvolta palesemente, forzato. Piuttosto che le cosiddette “americanate”, il pubblico chiede al cinema, sempre più spesso e sempre più a gran voce, racconti di questo genere, cronache di riscatto, di opportunità, di coraggio e Ovunque proteggimi, in perfetto equilibrio tra il piacere della narrazione e la necessità della testimonianza, risponde pienamente a questa rinnovata esigenza di realismo cinematografico.