Matt Damon ha detto la sua sugli sviluppi e le pieghe che il cinema sta prendendo soprattutto dopo la pandemia di Covid 19 durante la quale lo streaming ha preso il sopravvento.
Attore brillante e premio Oscar nel 1998 per Will Hunting – Genio ribelle, Matt Damon si è sempre dichiarato amante del cinema. Non è il primo ad esporsi in merito ai cambiamenti che il cinema sta affrontando soprattutto negli ultimi anni, anche il regista Quentin Tarantino ha detto la sua diverse volte (per approfondire, clicca qui).
L’attore, che vedremo presto nel nuovo film di Ridley Scott, in un’intervista al Sunday Times, non ha avuto peli sulla lingua. Le sue perplessità si riferiscono una ai film che ormai hanno più successo e su cui si sta concentrando gran parte dell’industria cinematografica, ovvero i Supereroi; l’altra invece è rivolta al modo di guardare i film: il tanto discusso mondo dello Streaming.
Per Matt Damon la Marvel Cinematic Universe svuota di significato la mera essenza del cinema, riportandolo ai soliti e già conosciuti sviluppi narrativi dell’eroe e dell’antagonista che combattono una guerra perpetua. La star continua la riflessione sottolineando l’aspetto economico di questi film, che riescono ad incassare, nella maggior parte dei casi, molto più di quanto investono (e parliamo di cifre di realizzazione esorbitanti, considerando che ormai sono per il 90% effetto speciali) proprio perché i Supereroi sono “alla portata di tutti”:
«Puoi realizzare il film più redditizio, quello che potrebbe arrivare in tutto il mondo. Ma se vuoi che un film arrivi ovunque e funzioni alla grande, devi accontentarti della minima confusione culturale – prosegue l’attore, che vedremo prossimamente in The Last Duel di Ridley Scott – Quindi c’è l’ascesa del film di supereroi, no? Sono facili per tutti. Sai chi è il buono e chi è il cattivo. Combattono tre volte e il buono vince due volte».
Per quanto riguarda invece il modo di vedere i film, che ad oggi si riduce a poche visioni in sala a guadagno dello streaming, Matt Damon esprime tutta la sua perplessità facendo il confronto tra la sua generazione e quella dei figli:
«Il modo in cui guardano i film è diverso da come lo facevamo noi. Come puoi guardare un film mentre scrivi dei messaggi sul cellulare? […] Da persona che lavora in questo modo, se qualcuno fa una cosa del genere non posso dire che mi piaccia. I film come li conosciamo non faranno parte della vita dei nostri figli. E questo mi rende triste».
Beh, se anche gli esponenti stessi del cinema iniziano ad avere questa visione, vuol dire che la nostra cara Settima Arte sta davvero prendendo una piga diversa che non sappiamo dove ci porterà. È un bene o un male? Dipende dai punti di vista.