Barriera invisibile (Gentlemen’s Agreement)
Regia: Elia Kazan; dal romanzo omonimo di Laura Z. Hobson; sceneggiatura: Elia Kazan, Moss Hart; fotografia (B/N): Arthur C. Miller; scenografia: Lyle R. Wheeler, Mark Lee Kirk; costumi: Kay Nelson; trucco: Ben Nye; colonna sonora: Alfred Newman; montaggio: Fred Sersen; interpreti: Gregory Peck (Philip Schuyler Green), Dorothy McGuire (Kathy Lacey), John Garfield (Dave Goldman), Celeste Holm (Anne Dettrey), Anne Revere (signora Green), June Havoc (Elaine Wales), Albert Dekker (John Minify), Jane Wyatt (Jane), Dean Stockwell (Tommy Green), Sam Jaffe (professor Fred Lieberman), Harold Vermilyea (Lou Jordan), Ransom M. Sherman (Bill Payson), Nicholas Joy (dottor Craigie), Robert Warwick (Irving Weisman), Gene Nelson (ex soldato al ristorante); produzione: Darryl F. Zanuck per 20th Century-Fox Film Corporation; origine: USA – 1947; durata: 118′.
Trama
Philip Schuyler Green (Peck) è un affermato giornalista americano che trasloca dalla California a New York assieme al figlio Tommy e alla madre malata di cuore. Quel giorno Phil riceve un nuovo incarico dal suo direttore, John Minify: dovrà scrivere un articolo sull’antisemitismo. Dopo aver riflettuto a lungo per trovare un’idea brillante e originale, Phil decide di fingersi ebreo per qualche settimana per provare sulla sua pelle le conseguenze dell’antisemitismo. Phil rivela la verità soltanto a sua madre, a Tommy, al suo migliore amico ebreo Dave Goldman che cerca un posto di lavoro e una casa per la sua famiglia, a Minify e alla nipote di quest’ultimo, Kathy, con cui avvia una relazione sentimentale.
Le reazioni della gente che pensa che lui sia davvero ebreo sono molto differenti: Anne Dettrey, collega e amica di Phil, accetta la cosa senza alcun problema, ma è praticamente l’unica a farlo. I compagni di scuola di Tommy lo prendono in giro crudelmente chiamandolo ‘sporco ebreo’, molti alberghi rifiutano di ospitarlo e gli invitati alla festa di fidanzamento di Kathy e Phil organizzata dalla sorella di lei, Jane, adducono insulsi pretesti per declinare. Kathy stessa, pur non avendo lei di per sé ostilità nei confronti degli ebrei, teme le reazioni della gente attorno a lei; nonostante condanni e disprezzi l’antisemitismo non ha il coraggio di far nulla per contrastarlo. Queste divergenze causano la rottura del rapporto tra Kathy e Phil.
Il giorno dopo Phil pubblica l’articolo che viene molto apprezzato. Anne Dettrey invita Phil a cenare con lei e in questa occasione sostiene di non accettare l’ipocrisia e che Kathy non merita Phil in quanto non possiede la sua stessa integrità morale e non è disposta a colmare la distanza tra le chiacchiere e le azioni. Ammette anche di essere innamorata di Phil, ma è consapevole che questo sentimento non è contraccambiato. La madre di Phil è entusiasta dell’articolo scritto dal figlio e gli confessa la sua speranza che le cose cambino in futuro. Dave trova lavoro e fa comprendere a Kathy il suo errore: forse c’è ancora speranza per lei e Phil.
I tormenti dell’America nel dopoguerra
La Seconda Guerra Mondiale è terminata, l’incubo nazista è finito per sempre grazie all’apporto fondamentale degli Stati Uniti, che hanno contribuito a rovesciare le sorti del conflitto. Vincere in guerra è però più semplice rispetto all’obiettivo di eradicare il pregiudizio, la paura del diverso ed il falso perbenismo ammantato d’ipocrisia che invece sopravvivono, perfino nell’evoluta società americana.
Elia Kazan, da poco emigrato negli Stati Uniti, è in grado con Barriera invisibile di scuotere gli animi. La scelta di limitare l’inchiesta di Phil alle manifestazioni di un antisemitismo per così dire quotidiano, senza approfondire più di tanto il tema, vista oggi, indebolisce il messaggio e invecchia la pellicola che ebbe all’epoca ampia risonanza. Oggi Kazan è ricordato soprattutto per il suo ruolo di delatore di cui abbiamo già parlato in questa rubrica nell’articolo dedicato a Fronte del Porto, uno dei suoi capolavori, ma sarebbe ingiusto ignorare il contributo che egli ha dato al cinema americano. Elia Kazan, senza essere un moralista, come Billy Wilder è un attento osservatore di una società prospera che però preferisce seppellire le pulsioni e i sentimenti sotto un manto di perbenismo: in Barriera invisibile il regista inizia a erodere la superficie di tale apparenza, pur fermandosi appena prima di diventare davvero sgradevole.
Nella sua filmografia possiamo trovare molte tematiche controverse e vicende spesso bollate al tempo come immorali e offensive. Nei suoi film più coraggiosi il sesso (Un tram che si chiama desiderio, Baby Doll – la bambola viva), il razzismo (oltre a Barriera invisibile anche Pinky, la negra bianca girato l’anno successivo e Il ribelle dell’Anatolia), la rivoluzione (Viva Zapata! del 1962) sono trattati senza falsi pudori, indagando e anticipando quelle passioni che esploderanno alla fine degli anni ’60. Molti registi della New Hollywood come Martin Scorsese e Francis Ford Coppola si considerano suoi debitori proprio per questo, considerandolo un precursore che ha sfidato le convenzioni. Che Elia Kazan abbia agito per compensare in qualche modo il rimorso per la collaborazione fornita durante il maccartismo non può sminuire il suo contributo al Cinema che è giusto riconoscere. Il perdono, la riabilitazione postuma li lasciamo ad altri più autorevoli commentatori.
Tornando a noi, nel gennaio del 1949 Barriera invisibile viene premiato dalla stampa estera con il Golden Globe al miglior film drammatico, cui si aggiungono i riconoscimenti al miglior regista Elia Kazan e alla miglior attrice non protagonista Celeste Holm, amica innamorata del giornalista Gregory Peck nella pellicola.
Il racconto del redattore
L’appuntamento con gli Oscar è fissato allo Shrine Auditorium di Santa Monica nella serata del 20 marzo 1949. A contendere l’alloro per il miglior film al vincitore della rassegna Barriera invisibile troviamo La moglie del vescovo di Henry Koster, con l’angelo Dudley/Cary Grant inviato in aiuto di un ministro episcopaliano, premiato tuttavia solo per il suono (forse ti sarà più familiare il remake diretto da Penny Marshall Uno sguardo dal cielo, con Denzel Washington e Whitney Houston). Altro avversario temibile è la prima e più memorabile versione del film natalizio Il miracolo della 34esima strada con un impagabile Edmund Gwenn, miglior attore non protagonista per il ruolo di Babbo Natale (il film conquista anche gli Oscar al miglior soggetto e alla sceneggiatura). Impossibile ignorare poi la riduzione del romanzo di Charles Dickens Grandi Speranze, girato dal maestro britannico David Lean, del quale viene riconosciuta soprattutto l’accuratezza della ricostruzione storica (vince per scenografia e fotografia) e l’altro film contro l’antisemitismo, Odio implacabile di Edward Dmytryk, nel quale si sviluppa un’indagine su un omicidio inspiegabile (nel romanzo da cui è tratto la vittima viene uccisa perchè omosessuale, ma la storia non avrebbe attraversato le maglie della censura). Premiato a Cannes, il film vede sfumare le cinque candidature.
Relegato ai premi tecnici per la scenografia e la fotografia a colori l’ennesimo capolavoro del duo Michael Powell-Emeric Pressburger, l’esotico Narciso nero: a farne le spese è soprattutto la protagonista Deborah Kerr, miglior attrice dell’anno per i critici di New York, ma sconfitta a Hollywood, non dalla favorita della vigilia Rosalind Russell, sostenuta da una dispendiosa campagna stampa per il polpettone Il lutto Si addice ad Elettra ma da Loretta Young, protagonista della commedia La moglie celebre. Per la Russell l’Oscar rimarrà una chimera nonostante possa vantare nell’arco della carriera ben cinque Golden Globe. Per l’Italia è un anno favorevole, perchè l’Oscar onorario al miglior film straniero premia Sciuscià, pietra miliare del neorealismo, diretto da Vittorio De Sica, che ne cura il copione insieme con l’amico Cesare Zavattini, con Sergio Amidei e Cesare Giulio Viola.
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