La ragazza nella nebbia, un film inaspettato

Lara Commenta! 5

“Che gusto c’è ad essere il diavolo se non puoi farlo sapere a nessuno”

Una notte lo psichiatra Flores riceve una chiamata: deve visitare un uomo che ha avuto un incidente stradale e dice di non ricordare niente dell’accaduto; la cosa strana è che lui non ha nessuna ferita, ma sulla sua camicia ci sono delle tracce di sangue di cui, all’inizio, non vuole rivelare l’origine. L’uomo davanti a Flores però non è una persona qualunque, infatti è l’ispettore Vogel chiamato nel piccolo paese montano di Avechot per indagare sulla misteriosa sparizione di una ragazzina, Anna Lou, e che si decide a raccontare tutta la storia dall’inizio. L’ispettore Vogel è un tipo particolare e con metodi di lavoro alquanto discutibili, con già alle spalle uno scandalo legato al caso del cosiddetto “mutilatore”, arrestato da lui con prove costruite mediaticamente, e ritenuto innocente successivamente in tribunale. Aiutato da una spregiudicata giornalista, indirizzerà e influenzerà l’andamento delle indagini, ma soprattutto dell’opinione pubblica, sfruttando il clamore mediatico che quella vicenda ha ormai attirato, in realtà per colpa sua. Alla fine Vogel troverà il “mostro” nel placido professor Loris Martini, appena uscito da una crisi coniugale, cominciando piano piano a distruggergli la vita.

“Qualcuno mi ha detto che il peccato più sciocco del diavolo è la vanità…”

Il professor Loris Martini già vive una vita difficile in casa, con la figlia adolescente che lo accusa di averla portata in mezzo alle montagne lontana dagli amici, e in cerca di ricucire un rapporto con la moglie dopo che lei lo ha tradito, ed ecco arrivare questa infamante accusa: è lui il mostro che ha rapito la giovane Anna Lou. Per i media è lui che ha compiuto quell’orrendo crimine e alcune prove sembrerebbero portare a lui….. il racconto che Vogel fa allo psichiatra Flores continua, ma io non posso rivelarvi altro, altrimenti mi odiereste per avervi rovinato la visione di “La ragazza nella nebbia”. Da quando Martini e Vogel hanno un incontro privato e ambiguo, il film è una rivelazione e una sorpresa dietro l’altra, con un gioco di scacchi tra i due protagonisti davvero accattivante.

Esordio alla regia per Donato Carrisi, vincitore del David di Donatello come miglior regia esordiente nel 2018 e autore del romanzo omonimo, nel cast troviamo un sempre eccezionale Toni Servillo, Alessio Boni e Jean Reno.

“La giustizia non fa ascolti. La giustizia non interessa a nessuno.”

Un film eccezionale, con una trama ben costruita anche se nella prima metà sembra dipanarsi con molta lentezza, ma che alla fine si rivela una sorpresa dietro l’altra, con scoperte e rivelazioni che vi lasceranno a bocca aperta. Un thriller ben architettato ambientato nelle pacifiche e imbiancate montagne delle Alpi, dove vivono persone semplici e dove tutti si conoscono, in un crescendo di colpi di scena che vi porteranno ad avere sempre un’ emozione contrastante nei confronti prima di Vogel e subito dopo di Martini gettato in pasto ai media, e questi sentimenti si alterneranno per tutto il resto del film, in un continuo rimescolarsi di indizi ed ipotesi, fino alla rivelazione finale. Ve lo consiglio, davvero in Italia è difficile trovare un thriller così ben fatto e diretto, con una tensione crescente, quasi palpabile, e che riesca ad attirare l’attenzione dello spettatore fino alla fine, donando quel senso irritante di curiosità che ti spinge ad andare avanti con la visione perché davvero vuoi che il mistero si risolva, ma soprattutto vuoi conoscere tutta la verità che si svelerà solo negli ultimi istanti del film.

“Un pescatore che pesca sempre il solito pesce, dottore?!”

Condividi questo articolo
lascia un commento