Un viaggio, suddiviso per decenni, tra colonne sonore talvolta dimenticate ed altre indimenticabili. Il nostro viaggio temporale prosegue attraverso gli anni ’70
Leggere in sequenza questa serie di articoli può mostrare come il cinema, e contestualmente le colonne sonore, abbiano seguito un semplice quanto affascinante ciclo vitale: dalla nascita si passa ai primi emozionanti vagiti degli anni 50, poi, attraverso l’adolescenza degli anni 60, con i primi istinti e la grande voglia di libertà, si arriva agli anni 70 che sono quelli del libero sfogo e della sregolatezza. Gli anni settanta infatti sono stati il momento di massima libertà e sperimentazione del cinema. Finite le innovazioni tecnologiche radicali (come l’introduzione del sonoro), passato l’effetto shock del superamento dei vecchi canoni cinematografici, si trovò modo di catturare l’attenzione con l’estremismo visivo e soprattutto l’individuazione ed il superamento dei limiti. Bisognava ribaltare il mondo, trovare nuove forme e superare i limiti del rappresentabile. Ecco l’impero dei sensi e Ultimo tango a Parigi sono due esempi di come si volesse raccontare esperienze estreme con visioni estreme; in questi due casi con la cruda sessualità, ma è in generale un cinema di immagini forti, come la distesa di carne putrescente lasciata ai cani che chiude La grande abbuffata.
Come in tutte le cose, la libertà di espressione spesso fa venire alla luce il genio, infatti dagli anni 70 vengono fuori registi come Coppola, Scorsese, Lucas, Spielberg, De Palma, Allen, Polansky. Fu lanciata anche una nuova generazione di attori (Robert De Niro, Jack Nicholson, Al Pacino, Dustin Hoffman, Gene Hackman, Robert Duvall ecc.) che avevano volti e corpi che spesso uscivano dai canoni di bellezza che aveva imposto Hollywood nei decenni precedenti e che si fecero strada per l’estrema competenza tecnica nel dar vita a personaggi spesso molto complessi e diversificati.
Dal punto di vista che più ci interessa affrontare (cioè quello delle colonne sonore), più che una rottura degli schemi, è palese una raggiunta maturità, un’auto consapevolezza della musica riguardo il suo ruolo determinante nel cinema. Basti pensare a Bob Dylan che nel 1973 compone la leggendaria Knockin’ on heaven’s door apposta per Pat Garrett e Billy the kid (cosa che pochissimi sanno). Soli due anni dopo, film come Profondo rosso e Lo squalo si avvalgono di colonne sonore talmente determinanti per il loro successo, da essere quasi più conosciute dei film stessi; parlando di horror, non posso poi non citare un’altra iconica colonna sonora come quella di L’esorcista. Cosa ne sarebbe poi di Tony Manero senza i falsetto dei Bee Gees?
Prima della nostra top ten, non potevo non citare film che non puoi non guardare e colonne sonore di cui non puoi non godere:
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970). Il film di Elio Petri interpretato da Gian Maria Volontè ha trovato in Ennio Morricone il compositore giusto per sottolineare tutte le sfumature della sceneggiatura.
Superfly (1972). Una perla soul-funk firmata da Curtis Mayfield per uno dei film più famosi del genere Blaxploitation. La titletrack e Pusherman sono due delle più influenti canzoni del decennio.
Amarcord (1973). Il genio e il talento di Nino Rota al servizio del più autobiografico tra i film di Federico Fellini.
Tommy (1975). Apprezzatissima rock opera degli Who che vide la partecipazione di attori e cantanti tra i quali Jack Nicholson, Elton John, Tina Turner ed Eric Clapton.
Taxi driver (1976). L’ultima opera di Bernard Hermann, un regalo stupefacente per il cult diretto da Martin Scorsese e interpretato da Robert De Niro.
Fuga di mezzanotte (1978). Oscar per la miglior colonna sonora. Un classico realizzato da Giorgio Moroder nel segno del sintetizzatore.
Quadrophenia (1979). Ancora gli Who per questo capolavoro generazionale con brani tratti dall’omonimo album più tre inediti. A rendere ancora più speciale il tutto, la presenza di sette tracce soul e R&B, cantate tra gli altri da James Brown e The Ronettes.
Non possiamo poi non citare alcuni musical trasportati sul grande schermo come The Rocky Horror Picture Show (1975), adattamento di Jim Sharman del musical interamente scritto e composto da Richard O’Brien, o Hair (1979) tratto dal musical del 1967.
Arancia meccanica (1971)
Con questo film Kubrick distrusse la visione di purezza e santità che il pubblico affidava alla musica classica, accostando immagini di violenza e scene di sesso ai lavori di Elgar, Beethoven e Rossini, come anche a Singin’ in the rain, cantata da Alex e i suoi compagni nella scena più cruda del film. Una dissonanza talmente netta da essere la vera forza dell’intera opera.
Timesteps è l’unico brano originale, caratterizzato dal sound vorticoso del moog.
Il padrino (1972)
Film cult di Francis Ford Coppola, conta una colonna sonora composta da Nino Rota, con musiche dirette da Carmine Coppola.
Speak softly love è il brano simbolo dell’intera trilogia de Il padrino tanto che compare anche nella parte II e III del film. Mentre la sua celeberrima versione strumentale è conosciuta semplicemente come The godfather theme, Speak softly love è la versione dotata di testo. Piccola curiosità: Il padrino è l’unico film ad aver vinto due Oscar per il miglior attore protagonista con lo stesso personaggio interpretato da due attori diversi nel primo e nel secondo episodio
La stangata (1973)
Il famosissimo tema de La stangata è stato originariamente composto da Scott Joplin. Marvin Hamlisch ne fece un adattamento per il film del 1973, che curiosamente era ambientato negli anni trenta, periodo nel quale la musica ragtime di Joplin non era più di moda. Comunque sia, questa scelta gli valse il Premio Oscar come Miglior colonna sonora. Tra tutti spicca la hit The entertainer, che era uscita nel 1902 e con La stangata ha vissuto un nuovo momento di gloria.
American graffiti (1973)
American graffiti di George Lucas include ben 41 classici della nascita del rock’n roll, di artisti come Bill Haley & His Comets, Fats Domino, Chuck Berry e Buddy Holly, che regalano un perfetto scorcio dell’epoca in cui è stato ambientato. Più che una soundtrack, un documentario.
Saturday night fever (1977)
Credo questo sia il vero film simbolo degli anni 70. D’altronde cosa ti viene in mente se ti dico “anni 70”? La disco!
Bee Gees, Yvonne Ellman, The Trammps, M.F.S.B. e Tavares, per una celeberrima colonna sonora che all’epoca di uscita del film scalò le hit rimanendo in prima posizione in diversi paesi e per diverse settimane. Tra i brani di successo ci sono soprattutto Stayin’ alive o How deep is your love dei Bee Gees.
Star Wars (1977)
John Williams, che ha composto la colonna sonora di tutta la saga, ha conquistato il cuore e l’anima degli spettatori (successivamente diventati fanatici) con un’impostazione orchestrale e classica. Oscar nel 1978. Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.
Grease (1978)
Film musicale che deve la sua fortuna proprio alle travolgenti canzoni (e balletti) da cui è composto. La soundtrack del film con John Travolta e Olivia Newton-John ormai è un cult. La canzone Hopelessly devoted to you ricevette una nomination all’Oscar come Miglior canzone.
Per 12 settimane al primo posto negli States grazie a hit senza tempo come Grease, Summer nights e You’re the one that I want.
Apocalypse now (1979)
Una colonna sonora letteralmente epica, che unisce grandi brani rock a musiche composte appositamente per il film dallo stesso regista Francis Ford Coppola e da suo padre Carmine. Il film si apre al suono di The end dei Doors che si confonde con il boato di elicotteri ed esplosioni sullo sfondo, poi la soundtrack si sviluppa tra capolavori come la Cavalcata delle Valchirie di Richard Wagner, (I can’t get no) Satisfaction dei Rolling Stones, Suzie Q, un brano del 1957 reinterpretato per il film dai Flash Cadillac e Surfin Safari dei Beach Boys