Quest’anno c’è un film che, come pochi altri, è sulla bocca di tutti. Candidato in diverse categorie ad almeno una decina di premi internazionali, compresi il Premio Oscar, il Golden Globe e il BAFTA Award, Jojo Rabbit, diretto e interpretato dal regista e sceneggiatore neozelandese Taika Waititi (Thor: Ragnarok) è una dissacrante commedia satirica che illustra agli spettatori il periodo della seconda guerra mondiale e dell’ascesa di Adolf Hitler attraverso gli occhi di un bambino che ha come amico immaginario proprio il Führer in una comica versione allegra e fanciullesca, nonostante i delicati temi trattati. Il film sta ottenendo larghi consensi da pubblico e critica ed è uno dei maggiori favoriti nella corsa all’Oscar, la cui cerimonia si terrà il prossimo 9 febbraio. Il nostro Giuseppe Marazita, nel frattempo, ci da una dettagliata idea del film nella sua recensione.
Se c’è una cosa che ha contribuito al successo della pellicola, paragonata in parte ai particolari film di Wes Anderson, è la colonna sonora. L’intero film è disseminato di brani di grandi artisti, rigorosamente in versione tedesca. E giusto per dare un’idea dello stile attribuito alla pellicola, si apre con le note di “I want to hold your hands” dei Beatles, che diventa “Komm gib mir deine Hand”. Durante le quasi due ore di film, inoltre, si alternano poi pezzi di Tom Waits e David Bowie che con la sua “Helden”, la versione tedesca di “Heroes”, chiude il film in maniera gloriosa. In particolar modo quest’ultimo brano, sentito anche nel trailer del flm, è un inno alla speranza e alla rinascita ed è stato scritto dallo stesso Bowie con Brian Eno, durante il periodo berlinese del compianto cantautore britannico. Azzeccatissima è anche la scelta di “I Don’t wanna grow up” di Tom Waits (nel 1995 oggetto di una cover dei Ramones diventata più famosa del brano originale) che sottolinea “l’addestramento” dei giovani nazisti in un campo a loro dedicato.
Una scelta di pezzi quantomeno anacronistica, dato che, salvo un brano di Ella Fitzgerald, i brani sono stati tutti scritti a partire dagli anni ’60, ma non si sa come mai, come in un puzzle in cui gli ultimi pezzi si incastrano alla perfezione, risultano tutti incredibilmente d’effetto.
La parte strumentale è invece affidata al premio Oscar Michael Giacchino (Up, Rogue One – A Star Wars Story) che per il film ha scelto uno stile pulito e leggero, quasi evanescente. Salvo alcuni brani dal taglio voluto esageratamente “militaresco”, pensati per enfatizzare le disavventure del giovane protagonista e dei suoi amici, il pianoforte e la chitarra classica sono gli strumenti che costituiscono gran parte della colonna sonora. Personalmente mi ha ricordato molto la musica scritta da Alexandre Desplat per Il Discorso del Re. Un esempio è la traccia “A Butterfly’s Wing” che richiama l’intero tema del film e sottolinea uno dei momenti più intensi della pellicola.
Michael Giacchino non è arrivato alle nomination agli Oscar, ma è in lizza per un Golden Globe per Jojo Rabbit.