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In nome del cielo: la recensione

Davide Lanza 3 anni fa Commenta! 4
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In nome del cielo

Contenuti
Sinossi di In nome del cieloLa recensionePurtroppo, anche In nome del cielo non è esente da difetti

Regia: David Mackenzie; Sceneggiatura: Dustin Lance Black; Fotografia: Gonzalo Amat, Tobie Marier-Robitaille; Montaggio: Justin Lachance, Mark Manos, Chris McKinley; Musiche: Jeff Ament; Costumi: Joseph La Corte; Produzione: FX Productions, Aggregate Films, Imagine Television, 20th Television; Cast: Andrew Garfield, Sam Worthington, Daisy Edgar-Jones, Denise Gough, Wyatt Russell, Billy Howle, Chloe Pirrie, Seth Numrich, Adelaide Clemens, Rory Culkin, Sandra Seacat, Gil Birmingham.

Sinossi di In nome del cielo

In nome del cielo, la serie ispirata al bestseller true-crime di Jon Krakauer, segue gli eventi che hanno portato all’omicidio del 1984 di Brenda Wright Lafferty (Daisy Edgar-Jones) e della sua bambina in un sobborgo di Salt Lake Valley, Utah.

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Mentre il detective Jeb Pyre (Andrew Garfield) indaga sugli eventi che hanno coinvolto la famiglia Lafferty, scopre verità sepolte sulle origini della religione mormone e sulle violente conseguenze di una fede inflessibile. Quello che scopre Pyre, un devoto mormone, lo porta a mettere in discussione la sua stessa fede.

In nome del cielo

La recensione

La prima cosa che notai guardando In nome del cielo (Under the Banner of Heaven) era la quasi totale assenza di  scene d’azione.

In questa serie assistiamo molto raramente a sparatorie e altri momenti simili che caratterizzano i programmi tv di questo tipo. Si capisce fin da subito che quello che conta di più per gli sceneggiatori sono i personaggi, l’atmosfera e la storia che vogliono andare a narrare.

La situazione che ci viene presentata non è delle più rosee: a Salt Lake Valley, nello Utah, viene consumato l’omicidio di una madre e della sua bambina di appena 15 mesi. La comunità all’interno di questa cittadina è fortemente legata alla Chiesa fondamentalista di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni, una cultura religiosa molto rigida e severa.

In nome del cielo

Il punto di forza e pregio più grande di In nome del cielo è stato sicuramente inserire il protagonista Jeb Pyre (Andrew Garfield), il detective a capo delle indagini, all’interno di questo contesto. Jeb è un brav’uomo, un buon marito, padre di famiglia e devoto mormone. Durante la serie verrà toccato molto da vicino dal caso e questo lo metterà a dura prova, costringendolo al ritrovarsi molte volte a dover mettere in discussione alcune delle certezze e delle convinzioni su cui ha basato la sua vita e quella delle sue figlie.

Sarà proprio attraverso il personaggio interpretato (in maniera molto convincente) da Andrew Garfield che lo spettatore s’immedesimerà al meglio nella stessa situazione disagevole e profonda, finendo con l’abbracciare gli stessi dubbi del protagonista e mettendo a dura prova la propria coscienza.

In nome del cielo

Purtroppo, anche In nome del cielo non è esente da difetti

I personaggi per gli sceneggiatori sono importanti, è una cosa ormai appurata, e questo li porterà a dargli parecchio spazio… rallentando di molto il ritmo della serie. Ritmo che verrà continuamente spezzato anche da svariati flashback rappresentati il 18° secolo e che raccontano la fondazione e lo sviluppo della religione mormone; flashback che solo in pochissimi casi sono veramente utili allo sviluppo della trama o dei personaggi, facendo così sfociare il tutto in una lungaggine veramente non necessaria con l’unico scopo di portare tutti gli episodi a oltre un’ora di durata.

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