In occasione del periodo natalizio che ci stiamo apprestando a vivere, anche se in maniera differente dal solito, Amazon Prime propone ai suoi abbonati un film tutto da ridere, in perfetto stile snow time.
Dopo il successo di 10 giorni senza mamma, film italiano più visto della stagione 2018/19 Alessandro Genovesi raddoppia il tiro, e ci presenta il secondo capitolo dedicato a questa strampalata famiglia, un po’ cresciuta, ma sempre sui generis.
Ritroviamo il buon Carlo (Fabio De Luigi), mammo a tempo pieno, sagace e spiritoso come sempre, sua moglie Giulia (Valentina Lodovini), donna in carriera sempre di corsa e soprattutto i loro tre figli: Camilla (Angelica Elli), alias Greta Tumberg , ambientalista convinta e paladina dell’ecologia; Tito (Matteo Castellucci), Mussolini reincarnato nel corpo di un bimbetto che, in preda a crisi di sonnambulismo, ogni notte piazza ceffoni in pieno faccia Carlo; Bianca (Bianca Usai), tenera bambina di 4 anni che proprio non ne vuol sapere di pronunciare la parola “papà”.
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A rompere gli equilibri precari di questa allegra famigliola, ci penserà Babbo Natale, interpretato da un grandioso Diego Abatantuono, un vecchio in apparenza rintronato e dalla memoria corta, che in realtà osserva tutto e tutti e dispensa ottimi consigli.
La trama
10 giorni con Babbo Natale, il film diretto da Alessandro Genovesi, vede la famiglia Rovelli riunita per un’avventura natalizia, che li porterà lontano da casa. Ultimamente Carlo (Fabio De Luigi) e Giulia (Valentina Lodovini) si ritrovano spesso a discutere sulla divisione delle mansioni da svolgere a casa e in famiglia, soprattutto perché lei ha ripreso di recente a lavorare ed è rimasto principalmente lui a occuparsi dei figli e delle faccende domestiche.
A Carlo, però, questo ruolo di “mammo” tuttofare proprio non va giù e decide così di trovarsi anche lui un impiego. Purtroppo le sue speranze cadono miseramente, quando Giulia gli rivela che potrebbe ricevere una promozione, che la porterebbe a trasferirsi in Svizzera. Il colloquio per questo posto si tiene a Stoccolma il 24 dicembre, impedendo alla famiglia di trascorrere insieme le festività natalizie.
Ma Carlo, intenzionato a mantenere la famiglia unita per il Natale, decide di recuperare un vecchio camper per imbarcarsi in una straordinaria avventura: viaggiare tutti insieme verso il Polo Nord.
Peccato che durante il percorso, i Rovelli incapperanno in diversi imprevisti e incontreranno anche un uomo che sostiene di essere Babbo Natale (Diego Abatantuono)
La struttura del film
Il film è strutturato in due momenti differenti, sia per ambientazioni che per la storia.
La prima parte del film infatti, è ambientata quasi tutta in casa Rovelli e vede come protagonisti i 5 componenti della famiglia più qualche personaggio di contorno.
I dialoghi sono abbastanza serrati e hanno come sfondo le pungenti quanto esilaranti battute di Carlo, che non perde occasione per sdrammatizzare le pesanti insinuazioni di Camilla circa le catastrofi cui il pianeta starebbe andando incontro ma si scioglie in dinanzi alle richieste della tenera Bianca
“mi spedi la letterina per Babbo Natale?
Certo che te la spedo amore”
Pian piano la situazione familiare si incrina, Giulia non ha nemmeno il tempo per partecipare alla recita di Natale di Camilla e la situazione degenera.
Molte scene sono l’emblema del classico contrasto genitori-figli che impera in ogni famiglia, ma quel pizzico di ironia che aleggia in ogni momento, ci fa riflettere su quanto, in realtà, le cose veramente importanti siano ben altre.
Una madre che si sente in colpa per il poco tempo che riesce a dedicare alla propria famiglia ma non riesce ad ammetterlo, così cerca di colpevolizzare suo marito
“…non puoi odiarmi perché io un lavoro ce l’ho”
Una figlia in piena crisi adolescenziale che odia la madre, forse perché ne è gelosa, un padre che ha perso la propria identità
“…tua figlia di 4 anni mi chiama mammo”
Un ragazzino di 8 anni che ha già compreso quello che in realtà i genitori non riescono ad ammettere, e vaga ogni notte per la casa in cerca di attenzioni.
Ad un certo punto però tutto cambia, perché
“fa schifo stare separati a Natale”
Nella seconda parte del film la dinamicità delle ambientazioni un po’ contrasta con la lentezza dei dialoghi, sempre comunque divertenti e pieni di verve.
Protagonisti incontrastati di questa seconda parte sono sicuramente Babbo Natale e gli incantevoli posti chela famiglia attraversa in camper per percorrere gli oltre 3000 km che separano Roma da Stoccolma.
Credo che la trovata del camper sia davvero geniale, perchè rappresenta l’unità della famiglia su ruote.
Il camper è metafora di libertà, quella libertà di cui probabilmente questa famiglia ha bisogno per ritrovarsi, ma nello stesso tempo è simbolo di condivisione e intimità, di calore familiare e serenità.
Bellissima la scena in cui tutta la famiglia, sulle note di Felicità di Al Bano e Romina, cantano e ridono sereni e uniti.
I personaggi e le scene più divertenti
Abatantuono è davvero azzeccato nel suo ruolo, studiato nei minimi dettagli, amnesia compresa.
Strano vedere un Babbo Natale così rimbambito, con le sue “pause di riflessione”, un personaggio che piomba all’improvviso a rompere il già precario equilibrio della famiglia, ma che in realtà cerca solo di ricucirla e lo fa con saggezza
“quando un bambino vede i genitori che litigano, invecchia prima”
Lentamente, senza che lo spettatore se ne accorga, l’armonia si fa strada nella vita familiare, sono tutti più sorridenti e distesi e anche la glaciale Camilla, insieme a papà Carlo, è capace di offrirci una delle scene più divertenti di tutto il film.
Sarà forse merito di Babbo Natale?
De Luigi, in preda ad una crisi di rabbia, da una sonora testata ad una porta, e statene certi, riderete di brutto.
Tutto intorno c’è la neve, a rendere l’atmosfera più magica, e così anche un elfo che bussa alla porta, non è poi così strano, soprattutto se si chiama Alabaster e vi accompagnerà a vedere qualcosa di davvero magico.
Molte delle scene del film sono state girate Alto Adige, i cui scorci ricordano i paesaggi sconfinati della Lapponia.
Le location in cui è ambientato 10 giorni con Babbo Natale si sviluppano tra San Candido, Dobbiaco, Bressanone, Brunico, il mitico Lago di Braies e Sesto, luoghi incantevoli che aumentano la magia di questa storia che tutti vorremmo vivere, soprattutto se a capo della brigata c’è un grande come Abatantuono con una spalla di tutto rispetto come De Luigi.
Molto intensa anche l’interpretazione della Lodovini, davvero apprezzabile nel ruolo dell’isterica donna fa strada, divisa a metà fra lavoro e sentimenti e capace, alla fine di discernere e scegliere
“ho Capito che stavo perdendo di vista le cose importanti”
Un plauso particolare merita senz’altro il membro più piccolo di questa famiglia, Bianca interpretata da Bianca Usai, tenera e ingenua ma anche molto perspicace, l’unica a credere sin da subito alla veridicità dell’uomo vestito di rosso.
Molto naturale, veramente bravissima
Le impressioni
10giorni con Babbo Natale è una favola per tutta la famiglia con dentro non solo il Natale, ma addirittura un Babbo Natale in persona
“Mi sembrava un’occasione, per raccontare una storia di Natale piacevole, l’idea di metter un elemento fantastico in più in commedia come ho fatto con Babbo Natale”
ha dichiarato il regista.
“siamo stati abbastanza fortunati anche con il Covid che se ha fatto fermare le riprese a fine febbraio, quando mancava ancora il girato in Lapponia, ci ha permesso poi di girare a luglio”.
Per De Luigi
“questo sequel è stato una naturale conseguenza del primo film, ci siamo ritrovati la voglia di raccontare ancora gli sviluppi di questa vicenda familiare”.
Personalmente il film si rivela molto gradevole, sia per i dialoghi che per le battute e anche se alle volte i dialoghi rallentano il ritmo della narrazione, le situazioni al limite della realtà che i protagonisti si trovano a vivere, ci fanno davvero ridere di gusto.
La morale
Per quanto riguarda il finale del film in cui Giulia fa un passo indietro a favore della famiglia, dice Genovesi:
“Ho un animo femminista, ma credo che al di là dei diritti degli adulti ci sono anche quelli dei figli. Ora, in un caso o nell’altro, se lavori 15 ore al giorno e hai tre figli forse fare qualche rinuncia ci sta tutta”.
Non la pensa così la Lodovini:
“Il finale con rinuncia non mi è piaciuto poco. Abbiamo anche discusso di questo, se fosse stato un uomo al posto di Giulia credo sarebbe stato diverso. Per fortuna che poi alla fine a scegliere è stato Babbo Natale”.
Un fondo di agrodolce verità, in tutta questa storia c’è, e al di là del lieto fine, come in ogni bella commedia che si rispetti, la morale fa riflettere.
“i miei si odiano, non è che potresti costringerli ad amarsi?”
Questa è l’unica richiesta del dispotico Tito, in barba a trenini e macchinine.
È questa in fondo la vera magia del Natale, mettere il buono dove c’è aridità, donare pace agli animi inquieti, rallegrare i volti tristi e sofferenti, portare vita e luce nel buio.
“State sempre uniti eh!?”
Dice Babbo Natale nelle battute finali, cerchiamo di seguire il suo consiglio.
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