In occasione della 33° edizione del festival Il Cinema Ritrovato, la Cineteca di Bologna ha assegnato il premio alla carriera a Vincenzo Mollica, grande amico di Federico Fellini
“Nella vita ho avuto la fortuna di essere stato vicino a una persona come Federico Fellini, un uomo straordinario, fuori da ogni logica, lì dove la pazzia si sposa con la poesia”. Ha detto il giornalista emiliano che durante la premiazione ha parlato soprattutto di Fellini.
La sua ammirazione per Fellini deriva sicuramente dal suo amore per il cinema, ma anche per una seconda passione che entrambi coltivavano, il fumetto. Quattro dei cinque libri che ha pubblicato su Fellini lo dimostrano: Il fumetto e il cinema di Fellini, Fellini. Parole e disegni, Fellini sognatore (coi disegni di Fellini sui propri sogni) e Fellini sognato (omaggio dei più grandi disegnatori a Fellini). Omaggio all’arte di Federico Fellini, inoltre ha curato Viaggio a Tulum, da un soggetto di Federico Fellini per un film da fare, coi disegni di Milo Manara e Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet, testo di Fellini e disegni ancora di Manara. Di questi rapporto stretto fra Fellini e il disegno abbiamo già parlato (vedi: Fellini a Roma: un omaggio al grande regista in una graphic novel). Il prossimo anno sarà il centenario della nascita di Fellini per cui non ce ne voglia Vincenzo Mollica ma, invece di soffermarci soprattutto su di lui e sul suo premio strameritato, parleremo ancora un po’ del maestro riminese. Anzi, credo che Vincenzone ne sarebbe felice.
Fellini, prima di fare il regista era nato come disegnatore
A 18 anni La domenica del Corriere pubblicava le sue vignette, qualche anno dopo Federico Fellini realizzò proprio il suo primo fumetto: Rebo, re dei mercuriani su L’avventuroso, disegnò ancora su Il 420, infine, una volta arrivato a Roma, collaborò col Marc’Aurelio. Fellini non ha mai nascosto i suoi debiti verso i fumetti: “Il mio cinema non nasce dal cinema. Se ha dei debiti di gratitudine o deve riconoscere delle matrici, le identificherei nelle strisce a fumetti americane” dice in uno dei già citati libri di Mollica. Né si è mai vergognato di essere un accanito lettore di fumetti, anche quando sembrava che leggere i fumetti fosse una cosa da semi deficienti; quando gli chiesero perché la cultura ufficiale snobbasse il fumetto, rispose: “Perché tutto quello che è semplice, immediato e mette di buon umore è guardato con sospetto, da noi”.
Quando scrisse Viaggio a Tulum, accompagnò il libro con questa riflessione: “I fumetti sono un punto di riferimento verso un tipo di vista dove tutto si svolge in maniera fiabesca, ma forse più reale di qualunque altra visione . Io penso che il fumetto sia nato un po’ prima del cinema. Charlie Chaplin, Buster Keaton, Harry Langdon, Larry Semon, i grandi comici del cinema muto devono molto a Happy Hoolligan, Felix the Cat, Capitan Cocoricò. E Spielberg, Lucas e io non ci consideriamo forse tutti debitori, non rendiamo spesso e volentieri un festoso omaggio in tanti nostri film a Little Nemo di Winsor MacCay e ai mondi allucinati e siderali di Moebius e dei suoi incandescenti e geniali colleghi di Metal Hurlant? Scusatemi se mi cito continuamente, Amarcord l’ho proprio ricostruito e raccontato riproponendo la sobrietà delle inquadrature dei leggendari disegnatori americani degli anni Trenta. L’omaggio è evidente anche ne La città delle donne, dove appunto il protagonista si chiama Snàporaz e il suo doppio Katzone per un consapevole tributo d’affetto e gratitudine a Panciolini, Cagnara, Arcibaldo e Petronilla”.
E forse in pochi sanno che il suo ultimo lavoro non fu un film, ma il secondo fumetto scritto in collaborazione con Milo Manara, ossia il già citato Viaggio di G. Mastorna. La cosa curiosa è che in nessun film Fellini aveva mai voluto che comparisse la parola “Fine”, la sua era una vera a propria ossessione. Per un refuso “Fine “ fu scritto proprio nell’ultima pagina del Mastorna. E fine fu.
Alcuni disegni da Il libro dei sogni di Federico Fellini: