Quando si sceglie di raccontare la vita di un personaggio famoso in un film, c’è sempre il rischio che qualcosa venga tralasciato o che venga data troppa importanza ad aspetti poco rilevanti. Se il personaggio in questione ha avuto una vita piena e intensa come Leonardo da Vinci, diventa un’impresa davvero dura e delicata. Sì, perché Leonardo, conosciuto ai più per essere stato l’artista che ha dipinto La Gioconda, è stato inventore, architetto, è stato scultore, è stato scienziato, è stato tutto, è stato grande, è stato immenso. Leonardo è curioso, attento, quasi maniacale, scruta e osserva per capire il come e il perché di tutto; il suo occhio, come una finestra dell’anima, entra nei volti dei personaggi che dipinge e li rende vivi, ammiccanti, intensi. La sua sete di conoscenza rende ogni invenzione, ogni creazione, qualcosa di unico e impensabile prima di lui.
Tanti hanno scritto su di lui, molti hanno tentato di interpretarne la vita e la personalità, ultimo fra tutti il regista Jesus Garces Lambert che già aveva trattato della vita di un’altra personalità artistica particolare e coinvolgente, come quella del Caravaggio, nella pellicola Caravaggio – L’anima e il sangue, riuscitissima anche quella.
Il 2 ottobre ha esordito nelle sale cinematografiche Io, Leonardo per la regia di Garces appunto; protagonista un intenso e quanto mai veritiero Luca Argentero, voce narrante fuori campo, quella avvolgente e decisamente appropriata di Francesco Pannofino.
In onore dei 500 anni della morte del genio vinciano, diversi sono gli ambienti e gli ambiti in cui Leonardo è stato celebrato e il cinema, ovviamente, non voleva essere da meno con questo nuovo film d’arte prodotto da Sky con Progetto Immagine e distribuito da Lucky Red (società di distribuzione e produzione cinematografica). Nel cast, oltre ad Argentero nel ruolo di protagonista, impegnato per la prima volta in un film d’arte biografico, ci sono Massimo De Lorenzo che interpreta Ludovico il Moro, grande mecenate che fece della sua corte uno dei centri più splendidi dell’arte e della cultura rinascimentali, e Angela Fontana nei panni Cecilia Gallerani, una delle amanti di Ludovico Sforza, detto “il Moro” appunto, celebre per aver posato per Leonardo per il famoso dipinto Dama con l’ermellino (1488) commissionato dallo stesso Sforza.
L’attore, di cui spesso si dimenticano le tante prove di recitazione a cominciare da quella in in Saturno Contro, ne ha fatta di strada dalla partecipazione al Grande fratello nel 2003, così una lunga parrucca di capelli castani e l’attenzione all’abbigliamento tipico del Rinascimento italiano hanno completato la trasformazione di Luca Argentero in Leonardo Da Vinci. Un film introspettivo, basato principalmente su un’estetica idealizzata di Da Vinci, partendo dai suoi scritti e dai suoi disegni, minuziosamente ben raccontati nel loro sviluppo. È una sorta di “lettera a Leonardo“, uno scambio tra le azioni del maestro e una voce esterna, quella narrante, un ritratto non banale e lontano da ogni stereotipo, un film che vuole raccontare l’uomo fuori dagli schemi, che con le sue opere e le sue invenzioni ha lasciato un segno profondo nell’immaginario collettivo.
La chiave del successo di questo film sta senza dubbio nell’aver conciliato la storia di una personalità così geniale e così avanti rispetto alla mentalità, ai gusti ed ai comportamenti della sua epoca, con le moderne tecniche digitali e di animazione, come quella di dare vita a disegni e personaggi. Vediamo così, ad esempio, che l’uomo vitruviano, minuziosamente studiato e raccontato attraverso scritti e disegni, nella realtà di oggi prende letteralmente vita davanti ai nostri occhi, il cuore pulsa, il sangue scorre nelle vene, il volto prende forma; l’ultima cena diviene un quadro animato, una scena teatrale quasi, con colori accesi, vividi, attuali; alcune sue invenzioni mai realizzate, prendono forma, vita, si mettono in funzione…chissà che piacevole sorpresa sarebbe oggi, per il grande artista, vedere tutto ciò, assistere ad un tal miracolo.
Protagonista assoluto del film è la mente di Leonardo, che lo accompagna nella rievocazione dei momenti più significativi della sua vita, un luogo ampio e astratto dove natura e interni convivono e il suo genio prende vita. All’interno della sua mente Leonardo incontra artisti, uomini di potere, allievi della sua bottega, ma soprattutto incontra se stesso, si conosce, si comprende. La narrazione aiuta a capire il suo sviluppo intellettuale ed emotivo, la sua anima e il suo pensiero, la genesi delle sue opere, mostrando gli eventi salienti della sua vita attraverso una ricostruzione di finzione accurata e documentata. Grazie all’uso di animazioni e proiezioni, il film racconta le sue visioni, le scintille del suo sapere, le sue opere, le sue teorie scientifiche.
Per una mente poliedrica, instancabile e geniale come quella di Leonardo, sono tante le sfaccettature da scoprire in ogni essere, vivente e non, e quasi tutte sono state raccontate grazie a migliaia di scritti autografi e bozzetti su cui il maestro ha lasciato appunti, oggi custoditi per la maggior parte nel prezioso Codice Atlantico, racchiuso alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano e digitalizzato per una fruizione pubblica. A tal proposito, lo stesso Argentero ha dichiarato:
“Il suo occhio era più speculativo, più osservatore del miracolo delle dinamiche del funzionamento della natura. Oggi rimarrebbe inorridito di fronte a questo momento storico, ma proverebbe a capire, a trovare una soluzione.“
La pellicola è incentrata sugli anni più intensi della vita di Leonardo e non presenta pertanto l’immagine a cui siamo abituati a pensare, ovvero quello di un vecchio con la lunga barba bianca; le sue giornate trascorrono tumultuose e ricche, tra visioni, scoperte, opere e teorie scientifiche, la narrazione aiuta a comprendere lo sviluppo intellettuale ed emotivo del genio italiano, ma anche la sua anima e il suo pensiero, nonché la nascita delle sue opere.
Parallelamente a tutto questo, la mente di Leonardo compie anche un viaggio nei luoghi più importanti della sua vita, passando per Vinci, Firenze, la campagna Toscana e la Valdarno, Milano, fino alla Francia, conducendo lo spettatore alla scoperta delle opere più celebri: la Gioconda, l’Ultima Cena, l’Uomo Vitruviano, l’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi, il San Girolamo, la Dama con l’ermellino; per rendere il tutto più vero, le riprese sono state effettivamente girate in questi luoghi: in Francia, a Vinci in Toscana, Milano e Roma. A garantire la maggior fedeltà possibile alla figura di Leonardo e all’epoca in cui e vissuto inoltre, è stato chiamato come consulente il professore di storia dell’arte moderna Pietro C. Marani presidente dell’ Ente raccolta vinciana del Castello Sforzesco e membro della Commissione nazionale vinciana per la pubblicazione delle opere di Leonardo.
Apprezzabile e fantasiosa, dunque, la scelta del regista di concentrarsi sullo sviluppo intellettuale ed emotivo di Leonardo, valorizzando la sua genialità, la sua anima, il suo pensiero; le ricostruzioni sceniche risultano precise, minuziose, ricche di particolari e fedeli in tutto e per tutto all’epoca in cui si svolgono i fatti narrati, e anche i dialoghi presentano il giusto livello di empatia e intensità. Il film si distingue anche per l’originalità della narrazione e delle scelte visive come quella di riprodurre esattamente il prospettografo, (uno strumento per verificare o avere un aiuto nella rappresentazione piana dello spazio fisico tridimensionale) per definire le proporzioni e i contorni dello spazio-natura, e derivato dal disegno originale del Codice Atlantico, la più ampia raccolta di scritti di Leonardo da Vinci.
Anche la sceneggiatura, a cura di Sara Mosetti e Marcello Olivieri, ha colto nel segno, individuando un unico filo conduttore che trasporta lo spettatore su piani differenti, dai luoghi in cui Leonardo è vissuto, alla sua camera, fino ad entrare letteralmente nei suoi dipinti.
La scelta del dialogo sempre attivo fra protagonista e narratore chiude il cerchio ed è punto di riferimento in tutti i 90 minuti, sottolineando e delimitando lo spazio e il tempo, la realtà e il ricordo, la mente e il braccio.
Argentero risulta appropriato e vincente in questo ruolo, elegante e brillante. La sua interpretazione è intensa, ispirata, soprattutto in scene evocative come la realizzazione del Cenacolo o la scintilla della creazione dell’Uomo Vitruviano, dove lo troviamo intento a studiare le proporzioni perfette del corpo umano; l’emotività è infatti lo strumento principale per rinvigorire le opere ideate e modellate dall’artista.
Io, Leonardo è un’esperienza unica che permetterà di ammirare una fedele riproduzione di Leonardo, forse poco conosciuta, intento a porre se stesso sotto una lente d’ingrandimento, reinventandosi e reinterpretandosi giorno dopo giorno.
Dopo il Merisi (pseudonimo del Caravaggio), la scelta del biopic per raccontare un’altra personalità poliedrica come quella di Leonardo ci piace molto e ci fa ben sperare che questo genere cinematografico, basato sulla ricostruzione della biografia di un personaggio realmente esistito, possa ancora darci tante soddisfazioni e tenerci incollati allo schermo.