“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Sono passati più di 65 anni dalla prima pubblicazione del travagliato romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, “Il Gattopardo” nel 1958, e sebbene ai tempi dovette accettare rifiuti su rifiuti prima di poter vedere la luce, quando alla fine ha avuto la fortuna di poter essere letto, sebbene lui non ebbe la possibilità di godersi il successo meritato visto la prematura morte nel 1957, non ha mai lasciato di fatto, anche oggi a distanza di più di sessent’anni dalla sua uscita, la mente e il cuore di coloro che lo hanno nel corso del tempo letto e amato.
Ora sta per tornare in una serie in 6 puntate prossimamente in uscita su Netflix per la regia di Tom Schankland, Giuseppe Capotondi (La Doppia Ora), Laura Luchetti (La Bella Estate). Una serie che vedrà tra i protagonisti attori del calibro di Kim Rossi Stuart nelle parti di Don Fabrizio Corbera, Deva Cassel, modella e promettente attrice, figlia di Monica Bellucci e Vincent Cassel, sarà Angelica, Benedetta Porcaroli vestirà i panni di Concetta, mentre Saul Nanni quelli di Tancredi.
Il Gattopardo: La trama e cosa aspettarsi
Al centro della vicenda, ambientata appunto nella Sicilia di metà Ottocento, viene raccontata dallo stesso scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa le origini della sua famiglia; una famiglia aristocratica alle prese con i cambiamenti politici e sociali di fine Ottocento, e ne narra le trasformazioni avvenute nella vita e nella società in Sicilia durante il Risorgimento, dal momento del trapasso dal Regno Borbonico alla transizione unitaria del Regno d’Italia, seguita alla spedizione dei Mille di Garibaldi.
Un periodo complesso che vedrà il declino di questa famiglia e del suo affascinante capofamiglia, Don Fabrizio, il quale eterno ed incallito dongiovanni, si rende conto che il tempo per lui è oramai giunto al termine, e tra i vari cambiamenti che quel periodo turbolento vede sia per il Sud-Italia e la sua SIcilia cambiare drasticamente, anche lui si ritroverà a dover riflettere sul mondo che è stato, con uno sguardo su quello che sarà, ma che non lo vedrà più protagonista.
Il principe di Salina infatti lo troveremo correre dietro ad un sogno chiamato giovinezza al quale deve lasciare però il passo. Al suo fianco una famiglia da una parte amata, come la moglie Stella, però perennemente malata e arresasi lei si al passare dell’età, e 7 figli per diversi motivi costantemente insoddisfatti.
In particolari centrali saranno le figure di Concetta, l’amata figlia femmina, Paolo il primogenito, mai particolarmente amato e apprezzato e Giovanni, il secondogenito, il quale però verrà solo ogni tanto nominato all’interno del romanzo, ma che da lui è fuggito per andarsene a Londra, rinunciando di fatto al suo status di nobile e di figlio, un dolore mai sanato nel cuore di Don Fabrizio che cercherà di colmare in qualche modo prendendo sotto la sua ala il brillante nipote Tancredi, in cui rivedrà in una qualche maniera lui da giovane.
Ci saranno però oltre ai sette figli la moglie e l’amatissimo cane Bendicò, e due personaggi fuori dal suo nucleo familiare principale che saranno fondamentali nell’amara analisi tra presente e passato: uno è l’amato nipote Tancredi, figlio del fratello prematuramente scomparso, e di cui si prenderà cura come un figlio, avendo quella carismatica personalità che tanto gli assomiglia.
Altra figura centrale sarà la bellissima ed enigmatica Angelica, figlia del nuovo sindaco del paese, che avrà la doppia funzione da un parte di spingere verso l’amato nipote in un matrimonio utile per sugellare nuove e fondamentali alleanze politiche, dall’altra per una sorta di transfer proustiano di spingerla verso il suo vecchio io, perché lei sarà di fatto l’ultimo sogno romantico della sua vita, una specie di grande amore del passato, ma ben vivo nel presente, il quale però un po’ perché troppo anziano e un po’ perché lei civettuola com’è lo spinge a credere a chissà cosa, non potrà mai realizzarsi in qualcosa di reale e fattibile.
Il Gattopardo: Il set, il cast e altre curiosità
La serie come abbiamo detto in precedenza, è stata girata in sei episodi, tra Roma, Palermo, Catania e Siracusa, in particolare ad Ortigia. Per l’occasione, al centro di piazza Duomo, sul suolo ricoperto di sabbia, è sorta una fontana perfettamente inserita nella cornice di facciate e architetture barocche. Essendo un luogo comunque rimasto abbastanza fedele al suo passato anche oggi, con giusto pochi accorgimenti, è stato impreziosito di giusto qualche ritocco per ricreare una scenografia consona ad un’ambientazione di tardo Ottocento.
Impossibile, prima di presentare il nuovo progetto Netflix, non ricordare il suo illustrissimo precedente: Il Gattopardo di Luchino Visconti, tra l’altro Palma d’Oro a Cannes per miglior film nel 1963, con grandissimi attori al suo interno come Burt Lancaster nei panni di Don Fabrizio Salina, Alain Delon nelle vesti di Tancredi, Claudia Cardinale, la bellissima Angelica, e Terence Hill nel poco amato figlio Paolo, mentre le musiche meravigliose furono realizzate dal maestro Nino Rota.
Nei panni che furono di Burt Lancaster nel film del 1963, nel ruolo di Don Fabrizio Corbera, principe di Salina, troviamo l’attore e regista Kim Rossi Stuart, protagonista nel corso della sua lunga carriera dei ruoli più diversi: da veri e propri drammi familiari (Anni Felici), arrivando a film che ci hanno raccontato i turbolenti anni di piombo o comunque gravi fatti di cronaca italiana contemporanea (Uno Bianca, Romanzo Criminale e Vallanzasca – Gli angeli del male), ma anche ruoli tra il romantico e il fantasy come in Fantaghirò o riprese di franchise di successo dall’America, ma rivisitati in salsa italiana, come la saga del Il Ragazzo dal Chimono d’oro, rivisitazione non nascosta del leggendario Karate Kid.
Per ripensarlo a ruoli più vicini a quelli che si appresta a recitare per Netflix, possiamo ricordare per esempio lo sceneggiato televisivo Il Rosso e il Nero tratto dal celeberrimo romanzo di Stendhal e ambientato anch’esso nel corso dell’Ottocento, in cui interpretava il turbolento e complesso ruolo di Julien Sorel, e soprattutto Il Generale, film del 1987, in cui strano gioco del destino con cui a volte un attore si confronta ad età decisamente diverse, interpretava il ruolo del figlio di Giuseppe Garibaldi, Menotto.
In questa serie Netflix, in una qualche maniera il capo della spedizione dei Mille rientrerà all’interno dell’intreccio seppur indirettamente, e quindi si può ben dire che come il tempo ha messo una bella distanza tra quel ruolo e questo, anche la distanza di prospettive lo porterà a stare questa volta dalla parte del ricco e non proprio interessatissimo alle questioni garibaldine, Don Fabrizio Salina.
A vestire i panni di Angelica, nel ruolo interpretato nel film del 1963 da Claudia Cardinale, c’è Deva Cassel, la bellissima figlia d’arte, che dopo aver mosso i primi passi ne La Bella Estate diretta proprio dalla stessa Luchetti, è stata, per capire come certi cicli storici conducano casualmente a volte negli stessi luoghi, impegnata a girare delle scene in quella stessa piazza Duomo di Siracusa che vide protagonista la madre, l’altrettanto meravigliosa Monica Bellucci, in Malena, nel film di Giuseppe Tornatore del 2000. Insomma un suggestivo ritorno di fiamma tra quei meravigliosi luoghi e le donne della famiglia Bellucci, quasi venticinque anni dopo la prima volta.
Tra le protagonisti troveremo anche Benedetta Porcaroli nel ruolo di Concetta, attrice oramai in rampa di lancio su diversi fronti, dal piccolo schermo al grande, ed infatti ora è al cinema con il discussisimo Vangelo Secondo Maria.
Infine troveremo Saul Nanni nel ruolo di Tancredi dopo il successo in un’altra serie Netflix, Supersex, e, inoltre a loro si sono aggiunti, Paolo Calabresi, Francesco Colella, Astrid Meloni e Greta Esposito che completeranno il cast di questa attesissima serie di cui non si ha ancora una data definitiva, ma dato che è ultimata la produzione già da alcuni mesi, si aspetta solo la data di uscita.
Perché “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”, la famosa citazione di Tancredi che riprendiamo a fine articolo, usata e strausata per diversi contesti in maniera più o meno consona, ritorna sempre per ricordarci che lo si voglia o no, che il tempo passa per tutti, i protagonisti stessi sullo schermo cambiano, ma certi grandi storie come quella di questo indiscusso capolavoro della letteratura italiana novecentesca, forse quella si, sembra essere l’unica cosa a non essere destinata mai a cambiare.