L’ultima fatica del regista e interprete Clint Eastwood racconta una storia drammatica, ma con uno stile insolitamente leggero e quasi comico, con giusto una punta di malinconia
Un insolito sorridente Clint Eastwood apre le prime scene di Il Corriere – The Mule, sua ultima fatica come attore e regista. Insolito perché in genere i personaggi che interpreta hanno quasi sempre un carattere burbero e in alcuni casi aggressivo, o comunque non esattamente positivo.
Earl Stone è un anziano signore che sembra vivere la sua vita giorno per giorno serenamente, nonostante le difficoltà passate. Costretto a chiudere la sua amata attività, alla quale ha dedicato anni, sacrificando persino la sua stessa famiglia con la quale intrattiene pochi burrascosi rapporti, per potersi guadagnare da vivere e aiutare la nipote, con la quale invece ama trascorrere il tempo, a pagarsi gli studi, Earl accetta un lavoro per il quale l’unica abilità richiesta è quella della guida. Dovrà infatti trasportare un misterioso carico da un posto all’altro. Ignaro, almeno all’inizio, del fatto che si tratti di un carico di droga, Earl comincia ad eseguire quanto richiesto senza fare domande e anzi, sempre con il sorriso sulle labbra e facendosi amici sia gli addetti al carico e allo scarico della “merce”, sia il boss che lo prende sotto la sua ala protettiva, almeno fino a che le cose non cambiano drasticamente e un agente dell’antidroga comincia a fiutare le tracce di questi strani spostamenti…
Il film, seppur sempre sottolineato da una vena vagamente malinconica, racconta in maniera molto leggera e scorrevole una storia vera e drammatica, quella del veterano di guerra Leo Sharp, ambientata negli anni ’80 e nel film portata ai nostri giorni. Lo fa nel tipico stile di un road movie che alterna ai viaggi in macchina, svariati momenti in cui il protagonista darà del filo da torcere ai suoi tesissimi “controllori” e rischiando più di una volta di essere scoperto. Momenti di comicità e ilarità si succederanno ad altri drammatici e di assoluta commozione. Come al solito il grande attore e regista non ci farà risparmiare le lacrime, ma questa volta ci è andato decisamente più leggero se paragoniamo il mood del film ad altri suoi titoli, in primis Gran Torino e Million Dollar Baby.
Il cast, oltre a Eastwood, comprende Bradley Cooper (A Star Is Born, Guardiani della Galassia) e Michael Peña (Ant-Man, Sopravvissuto – The Martian), agenti della DEA all’inseguimento di Earl e dei suoi “datori di lavoro”, capeggiati da Lawrence Fishburne (Matrix, L’uomo d’Acciaio). Nella famiglia del Corriere compaiono invece Dianne Weist (Footloose, Edward Mani di Forbice) nel ruolo della moglie, Taissa Farmiga (American Horror Story) che presta il volto alla nipote Ginny, e la stessa figlia di Eastwood, Alison Eastwood che sta seguendo le orme del padre come attrice e regista e nel film interpreta proprio la figlia del protagonista, Iris. Andy Garcia invece compare nel ruolo del boss Laton, che gestisce il traffico di droga tra Stati Uniti e Messico, il cui trasporto è affidato al bonario Earl.
Menzione d’onore per la colonna sonora che, in perfetto road movie, sottolinea soprattutto i momenti di viaggio assieme ad Earl con canzoni di Dean Martin, Roger Miller e Willie Nelson, alternate a canzoni dal ritmo più latino, in base a dove si trova il protagonista in quel preciso momento.
Un modo diverso di raccontare una non facile storia e renderla godibile a tutto il pubblico. Le due ore di film scorrono velocemente e il regista è stato in grado di non rendere il tutto eccessivamente banale o noioso e ha fatto di Earl Jones un personaggio davvero interessante e, per una volta, positivo.