Dilagano le morti premature tra i figli d’arte. Dopo la tragica morte del figlio della cantante Sinéad O’Connor, anche Regina King e Michael Madsen piangono la dipartita dei loro ragazzi. Cosa sta accadendo?
Sembra di assistere a continui dèjà vu, ma dobbiamo prendere atto di un preoccupante incremento dei suicidi tra i figli d’arte. Il 19 gennaio scorso, nel giorno del suo compleanno, si è tolto la vita Ian Alexander Jr. unico figlio dell’attrice premio Oscar per il film Se la strada potesse parlare, Regina King.
La nostra famiglia è devastata al livello più profondo dalla perdita di Ian. Era una luce così brillante, si è preoccupato così profondamente della felicità degli altri. La nostra famiglia chiede rispettosa considerazione durante questo momento privato. Grazie
Ignote le possibili ragioni alla base del gesto estremo di Ian, il giovane di appena 26 anni lavorava come DJ con lo pseudonimo di Desdusné ed aveva un rapporto simbiotico e speciale con sua madre. I due si erano anche tatuati dei simboli della Cabala ebraica traducibili nella frase “amore incondizionato“
Anche Hudson Madsen, figlio di Michael, aveva 26 anni ed il suo corpo è stato rinvenuto sull’isola di Oahu, nelle Hawaii, dove viveva con sua moglie. Morto per un colpo di arma da fuoco verosimilmente auto inflitto, secondo il medico legale della contea. Altrettanto telegrafico il comunicato diffuso dall’ufficio stampa di Hudson.
Abbiamo il cuore spezzato e siamo sopraffatti per la perdita di Hudson. La sua memoria e la sua luce vivranno in tutti coloro che lo conoscevano e amavano. Chiediamo privacy e rispetto in questo momento difficile. Grazie
Hudson era soprannominato il “figlioccio di Tarantino”, perché cresciuto praticamente sui set dei vari film nei quali il padre ha recitato ed aveva prestato servizio in Afghanistan, a Kabul per l’esercito americano. Voci di corridoio bisbigliano di un episodio legato al PTSD, una forma di Disordine da Stress Post-Traumatico che si sarebbe tradotto in un gesto estremo.
Non abbiamo gli strumenti per valutare cosa possa esserci dietro questi suicidi e sicuramente ciascuno ha una complessa storia personale ed un vissuto che non ci è dato conoscere, ma una valutazione va fatta, quantomeno per domandarsi se l’era che stiamo vivendo non ci chieda un eccessivo investimento emotivo.
Non è tutto oro quel che luccica e alcune esistenze sono semplicemente più fragili di altre, quindi i contesti sensazionalistici, le pressioni professionali, gli affari privati della vita di tutti i giorni, al netto del successo e della fama, possono diventare mostri nutriti dalla depressione, dalla paura, da talvolta dalla solitudine.
Ci stringiamo al dolore di Sinéad O’Connor, Regina King e Michael Madsen per la perdita sofferta e speriamo davvero che trovino la forza di superare il lutto.