Sulle riprese e la trama della serie tv prequel di Amazon,che ci riporterà nella Terra di Mezzo creata da J.R.R. Tolkien, vige il massimo riserbo. Nelle ultime ore i fan sono in subbuglio per una proposta shock, pericolosamente in linea con la bufera politically correct seguita allo scandalo Weinstein: inserire nella serie tv una versione femminile di Gandalf il grigio, già interpretato al cinema da Sir Ian McKellen. Tali voci sono nate in seguito alle dichiarazioni di Robyn Malcolm, interprete di Morwen, coraggiosa Rohirrim, in Le due Torri, secondo film della trilogia de Il Signore degli Anelli (foto qui sotto). La sua opinione, ripresa dai blog e dai giornali specializzati in tutto il mondo è questa: “Le vecchie leggende, queste vecchie storie mitiche, sono basate su uno sfondo patriarcale. Perché non rivolgere lo sguardo a un mondo diverso in cui sono le donne a custodire i segreti della magia?“. L’attrice neozelandese si spinge anche più in là, suggerendo alcune dive che avrebbero l’età e il carisma giusti per il ruolo: “Se avete bisogno di una grande star, qualcuno che tutti conoscono e che sia all’altezza interpretativa di Ian McKellen, allora naturalmente puntiamo su Dame Judi (Dench ndr), Eileen Atkins o Maggie Smith.”. In un secondo momento la Malcolm ha anche aggiustato il tiro, aggiungendo che un’attrice appartenente all’etnia Maori potrebbe essere adatta all’ambientazione (come la trilogia di Peter Jackson anche la serie è girata in Nuova Zelanda).
Gli Amazon Studios non hanno ancora rilasciato dichiarazioni in merito, ma la possibilità di un cambiamento così radicale sembra piuttosto forzata.La J.R.R. Tolken Estate,ente deputato a tutelare la proprietà intellettuale e il patrimonio letterario dell’autore, oltre che il fondo benefico a lui intitolato, diretto dal figlio Christopher Tolkien ha molto esitato prima di concedere, nel novembre 2017 i diritti ad Amazon, così come la Warner Bros cui erano stati trasferiti i diritti cinematografici. Pur non conoscendo i termini esatti del contratto di concessione, stentiamo a credere che le clausole in esso contenute prevedano una libertà di riscrittura tale per uno dei personaggi cardine della narrativa tolkeniana. Pur essendo ambientata centinaia di anni prima degli eventi narrati nella trilogia classica, precisamente nella Seconda Era (qui sotto la nuova Mappa della Terra di Mezzo, pubblicata su instagram dall’account della serie), una scelta del genere avrebbe un impatto negativo sugli appassionati. Ricorderei a tal proposito i pasticci realizzati quando si è cercato di riproporre classici della celluloide “al femminile”: basti pensare all’ultimo Ghostbusters nel quale Sony ha coinvolto attrici di un certo calibro (come la candidata all’Oscar Melissa McCarthy), senza ottenere il successo sperato. I fan storici hanno storto il naso e il film non ha conquistato le famiglie e i giovani cui era indirizzato. Tanto è vero che nel sequel Ghostbusters 3 gli acchiappafantasmi torneranno nella loro versione originaria, come ha recentemente confermato Dan Aykroyd.
Al contrario di quanto si potrebbe pensare, non è una questione di sesso o una polemica contro la giusta indignazione nei confronti di un mondo del Cinema che si è dimostrato maschilista. Come ti sentiresti se un’eroina della letteratura e del grande schermo come Elizabeth Bennet (la protagonista di Orgoglio e pregiudizio, interpretata da Keira Knightley nell’ultima versione filmica del romanzo di Jane Austen) diventasse un uomo? L’intero intreccio narrativo perderebbe senso, così come accadrebbe se la protagonista di un fantasy recente, Hunger Games, fosse di sesso maschile: la psicologia dell’eroina (ritratta da Jennifer Lawrence) e le sue motivazioni cambierebbero radicalmente, a danno della coerenza narrativa. Snaturare storie e personaggi usando il pretesto della crociata contro il maschilismo è solo una trovata pubblicitaria, a mio parere. Grandi donne dello spettacolo hanno invece cominciato a produrre se stesse, per emanciparsi e scegliersi i ruoli: Nicole Kidman e Reese Witherspoon sono solo due esempi che dimostrano come il vero femminismo sia considerare la qualità del lavoro di una donna senza pregiudizi, a prescindere dal genere. E retribuirla come merita. La strada intrapresa è quella giusta e il cammino da percorrere è ancora lungo, come dimostra l’ultima classifica di Forbes. I passi avanti più significativi per la parità di genere sono però stati fatti proprio grazie al coraggio e allo spirito d’iniziativa di donne che non si sono rassegnate a una posizione subalterna, ma hanno saputo arrivare in alto, con il duro lavoro e il talento. Grazie anche alla consapevolezza che la femminilità oggi possa essere un punto di forza e non una debolezza.