Lunedì scorso prima di presentare il suo nuovo film in Italia, Francis Ford Coppola è stato ospite di Cinecittà, dove ha ricevuto due regali unici: l’intitolazione di una strada a suo nome, viale Francis Ford Coppola, e la chiave onoraria dei leggendari Studi romani dove, tra la fine degli Anni ’80 e gli inizi dei ’90, il regista italoamericano girò alcune scene de Il padrino – Parte III.
Durante la cerimonia, alla presenza della presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia, dell’ad Manuela Cacciamani e del sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, il regista ha espresso il suo entusiasmo: “Per me tutto questo è un sogno che si avvera. Ho una fascinazione per Cinecittà da sempre. Quando ero giovane non avevo soldi, ma sognavo di studiare nel prestigioso Centro Sperimentale di Cinematografia, che per me rappresentava il passo più vicino all’entrata di Cinecittà, che allora era la vera Hollywood”.
Francis Ford Coppola si è fatto trasportare dai ricordi, prima di parlare di Megalopolis, ultima opera di una carriera straordinaria, iniziata nel 1963 e costellata di successi senza fine che sono diventati veri e propri cult, come la saga de Il padrino, Apocalypse Now e Dracula. Nonostante i sei Premi Oscar alle spalle ci ha tenuto a sottolineare:
«Non chiamatemi maestro, chiamatemi zio Ciccio. Non mi considero un pezzo grosso. Siamo tutti parte della grande famiglia dell’homo sapiens. Non mi importa tanto dei riconoscimenti o che i miei film vengano apprezzati, per me è importante il cinema. La cosa più importante per me è quando un giovane regista viene da me e mi dice: “sai io ho cominciato a fare film perché ho visto uno dei tuoi film”».
Megalopolis e il futuro cinematografico di Francis Ford Coppola
Le riprese erano inizialmente previste a Cinecittà, poi girate ad Atlanta e ora il noto regista ha presentato Megalopolis nella capitale italiana. Alla Festa del Cinema di Roma Francis Ford Coppola nella breve introduzione dell’anteprima ci ha ricordato che i primi statunitensi erano inglesi istruiti che scappavano dalla monarchia inglese e si ispiravano alla democrazia romana per costruire la loro nuova società. Il regista afferma che l’America oggi sia appunto la nuova Roma e si interroga sul detto “quando cadrà Roma cadrà il mondo”.
Il messaggio di Francis Ford Coppola non si ferma solo agli USA : «Non sono interessato solo all’America, viviamo in un mondo unico, siamo una famiglia umana unica. Concepire il mondo come Paesi separati è vecchio stile, basti pensare che prima della Prima guerra mondiale si poteva viaggiare senza passaporto. Dovremmo liberarci dei confini ma preservando le culture di ogni posto. E siccome siamo parte di un’unica famiglia non chiamatemi Mr. Coppola o Maestro, chiamatemi Zio Ciccio».
A ottantacinque anni non si sente ancora arrivato, e nella nostra lingua, ha annunciato di voler “realizzare ancora due film. Uno piccolo e semplice, così per divertimento, che girerò in gran parte in Italia ed uno grande”. Francis Ford Coppola termina così la sua intervista ai giornali italiani:
“Per me è arte. Ma chi vuole monetizzare non vuole rischi, vuole seguire la stessa formula trita e ritrita che crea dipendenza, come la Coca-Cola o le patatine. Un film fatto secondo la mia formula e non quella del business. Il risultato? Ha il destino di Apocalypse Now, all’inizio c’è chi lo amava e chi lo odiava. Ma intanto continua a guadagnare soldi. Mi auguro la stessa cosa per il mio ultimo film”.