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Élite 4: tanto rumore per nulla

Élite 4 è stata rilasciata il 18 giugno su Netflix e già è al centro di polemiche e critiche. Scopriamo insieme perché facendo un salto a Las Encinas

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Élite 4.

Regia: Ramón Salazar, Dani de la Orden, Eduardo Chapero-Jackson; Soggetto e Sceneggiatura: Jaime Vaca, Carlos Montero e Darío Madrona; Colonna sonora originale: Lucas Vidal; Produttore: Francisco Ramos; montaggio: Irene Blecua, Ascen Marchena; cast: Diego Martín, Carla Díaz, Martina Cariddi, Manu Rios, Miguel Bernardeau, Itzan Escamilla, Pol Granch e Andrés Velencoso; produzione: Diego Betancor, Iñaki Juaristi, Darío Madrona, Carlos Montero; Distribuzione: Zeta Production e Netflix; origine: SPAGNA – 2018.

Trama

A Las Encinas si apre un nuovo capitolo. Tutto sembra cambiare, ma i perversi e fragili equilibri delle vite della futura classe dirigente spagnola restano oscuri, compromessi e insidiosi. Un nuovo Preside (Diego Martìn), con i suoi tre figli (Martina Cariddi, Manu Rios, Carla Diaz), porterà scompiglio dentro e fuori le mura del prestigioso istituto e metterà in serio pericolo la permanenza di Samuel e Omar nella scuola.

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Elite è tornato, come promesso. Abbiamo tutti ripreso a percorrere i corridoi del prestigioso istituto di Las Encinas, ma qualcosa è cambiato. Forse troppo. Partendo, infatti, dal finale della riuscitissima ed apprezzata terza stagione, possiamo notare una certa involuzione nella personalità di alcuni personaggi.

Dove sono finiti i giovani uomini e le giovani donne che avevamo imparato a stimare e avevamo visto crescere? Cos’è questo impacciato e forzato ritorno alle vecchie schermaglie classiste e ai cliché sugli equilibri di coppia? Élite 4 sembra scritta di fretta e controvoglia. Uno di quei lavori consegnati dai primi della classe che si aspettano un voto alto soltanto per il loro immacolato curriculum e la fama da bravi alunni e invece noi pensiamo che rasenti appena la sufficienza. Il personaggio migliore di questa stagione? Cayetana. Lo so, sembra assurdo.

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Storie d’amore, storie di passione decisamente più esplicite in questi otto episodi costellati da scene di sesso che, certamente non mancavano nelle precedenti stagioni di Élite, ma stavolta sono decisamente dominanti rispetto alle scene di altro genere.

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La storia è intrigante finché non inizia a diventare prevedibile. Il pregio che ho sempre riconosciuto ad Élite è il riuscire a spiazzare lo spettatore e ad imbastire un finale tanto sorprendente quanto inaspettato ed intricato. Stavolta, forse complice una certa sensazione di “invincibilità” data dalla grande notorietà internazionale della serie, il finale è prevedibile e non particolarmente significativo, se non per l’aspetto emotivo che però resta legato ai personaggi storici dello show.

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In quest’ultima stagione, infatti, i nuovi personaggi (compreso nientemeno che un principe) portano scompiglio e scuotono gli equilibri e le certezze della classe dell’ultimo anno del liceo di Las Encinas. C’è un nuovo delitto da risolvere e mentre alcuni amori finiscono ed altri si complicano, dei nuovi amori nascono.

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Viene dato grande risalto al tema delle coppie LGBTQ+, ma a parer mio in modo molto banale e anche stereotipato con continui riferimenti al tradimento, alla libido ad ogni costo e alla promiscuità in genere. Un notevole passo indietro rispetto alla storia d’amore matura, intelligente e completa che avevano pensato per Omar e Ander.

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Insomma è evidente che Élite 4 avesse poco da dire o che avrebbe certamente beneficiato di qualche riscrittura extra. Non è tutta da buttare e la si guarda comunque con piacere, ma stavolta oltre ai bei faccini degli interpreti (sempre talentuosi, va detto) e ad un’interessante storyline per Cayetana, purtroppo poco approfondita, non c’è altro degno di nota. Una stagione appena sufficiente.

Elite stavolta delude e pure parecchio.

Il primo episodio ha sempre il potere di creare un’alta aspettativa relativamente al finale, ma stavolta la trama risulta prevedibile e poco sensazionale.

I personaggi che avevo ammirato per la loro maturità ed evoluzione sembrano riprendere le vecchie, pessime abitudini e tornare ad incarnare i cliché della prima stagione.

Peccato.

Episodio dopo episodio, l’entusiasmo della visione scema e subentra la rassegnazione al fatto che dovremo farci bastare il bell’aspetto degli interpreti e la curiosità di vedere “come va a finire” per arrivare alla conclusione della stagione (non particolarmente brillante, anche se emotivamente appagante).

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