Il ministro del turismo e dello spettacolo, Dario Franceschini, le presidenze di Agis – Associazione Generale Italiana dello Spettacolo e Federvivo hanno comunicato l’apertura di uno “stato di crisi del settore dello spettacolo dal vivo alla luce delle recenti disposizioni adottate dal governo per limitare la diffusione del Covid-19. Condividendo, animati da un grande senso di responsabilità, ogni decisione a tutela della salute dei cittadini, Agis e Federvivo non possono esimersi dal sottolineare le gravissime difficoltà che già in questa fase sta subendo l’intero comparto. Il blocco di ogni attività di spettacolo nelle regioni del Nord Italia sta generando infatti un impatto economico estremamente negativo, tanto per il crollo dei ricavi da bigliettazione quanto per la drastica riduzione delle paghe degli addetti del settore. Per questa serie di ragioni Agis e Federvivo ribadiscono la necessità di un intervento urgente a favore del settore, con lo stanziamento di adeguate risorse e con l’adozione di provvedimenti normativi che evitino qualsiasi penalizzazione nei confronti dei soggetti finanziati dal Fus. Agis e Federvivo ribadiscono la piena disponibilità ad ogni tipo di interlocuzione con il governo nella certezza che si potranno individuare soluzioni che contengano l’impatto negativo sulle imprese di spettacolo“. Questo il testo degli esperti di settore e si tratta di una decisione saggia, se una settimana senza cinema può aiutare a diminuire il rischio di un virus senz’altro rognoso, magari non letale come vogliono i più allarmisti: in Italia la più giovane fra le vittime del coronavirus è stato colto nel fiore dei suoi 87 anni. Quindi più o meno come le altre influenze ma, fino a quando non si trova un vaccino, è comunque qualcosa che può mettere in difficoltà il nostro sistema sanitario. Meno comprensibile è l’assalto che si è verificato in questi giorni ai supermercati: è facile constatare che gli scaffali di pasta e scatolame sono semivuoti, come se ci fosse in atto una pestilenza medioevale.
https://youtu.be/r06_OJ026wU
Cerchiamo di capire le ragioni di questa ossessione
Non possedendo cognizioni scientifiche idonee, fondo le mie teorie su considerazioni che hanno a che fare con l’immaginario collettivo. Poi, visto che al cinema non ci si può andare, almeno guardiamoci qualche video carino. Il motivo fondamentale è che questo virus viene dalla Cina. L’oriente è sempre stato visto con sospetto e timore dall’occidentale. I migliori cattivi, in letteratura (pulp), fumetti o cinema è sempre un orientale. Primo fra tutti il diabolico dottor Fu Manchu di Sax Rohmer, portato al cinema innumerevoli volte soprattutto dal grande Christopher Lee che, dopo aver fatto per anni il vampiro, grazie alla sua statura gigantesca (1,96, mica scherzi) e al suo viso austero ha avuto modo di interpretare tutta una serie di villain, fra i quali il malvagio dottore, sia seriamente sia in farsa:
Vediamoci anche un altro orientale sellersiano, non così terribile anzi, decisamente simpatico.
Molti sono gli orientali cattivi nei fumetti, ne scelgo uno per la sua singolarità: Ming di Flash Gordon. La cosa curiosa è che Ming non è cinese, non è nemmeno terrestre eppure, a parte il nome chiaramente cinese, viene disegnato giallo e coi tratti del dottor Fu Manchu. Anche quando fu portato al cinema, Ming mantiene gli stessi tratti:
A parte Ming, da notare nello spezzone che abbiamo proposto la differenza fra la principessa Aura, figlia di Ming interpretata da una bellissima Ornella Muti, e la fidanzata di Gordon, Dale Arden, che sembra appena uscita dalla Coop senza spesa perché avevano già vuotato gli scaffali. Anche nel fumetto è così. Flash Gordon sarà anche stato un grande uomo d’azione, ma di donne ne capiva poco. Vediamoci anche uno spezzone del primo film, del 1936, con Charles Middleton nel ruolo di Ming
In questo caso, addirittura, Ming corteggia Dale Arden. Nel suo caso è comprensibile, mica poteva attentare alla virtù della figlia, ma anche in questo film, Aura è decisamente meglio e rimaniamo perplessi sui gusti muliebri di Gordon. Restando ai fumetti. In Tex Willer il cattivo per antonomasia è Mefisto, che non è cinese e ha i baffi all’insù, come Dalì. Ma diamo un’occhiata a suo figlio Yama, altro cattivo nel fumetto dell’inossidabile ranger, e ditemi un po’ se non ha gli stessi baffi e la stessa barba di Fu Manchu. E comunque i cattivi cinesi in Tex non mancano e le più belle avventure le possiamo trovare nella Chinatown di San Francisco. Purtroppo non abbiamo cinesi nell’unico film su Tex, però proponiamo volentieri una scena di terrore. Non sono cinesi, ma pur sempre orientali. Anche i giapponesi hanno una lunga tradizione di cattivi al cinema. A parte tutti i film sulla II guerra mondiale dove il cinema hollywoodiano descriveva i Jap dal loro lato peggiore, forse per trovare una giustificazione alle due bombe atomiche sganciate sul Giappone, sono mitici i film sulla Jakuza, tanto che Tarantino è stato invitato a nozze
Poi i giapponesi sono cattivi con metodo. Anche Scorsese, in Silence, ha voluto evidenziare la loro meticolosità:
https://www.youtube.com/watch?v=EAQBr9ULYG4
Ancora lungo sarebbe l’elenco, ma speriamo che questo basti a passare il tempo in attesa della riapertura delle sale. Insomma, sono convinta che se l’influenza fosse arrivata da un paese che a noi occidentali sta simpatico, come la Spagna o il Brasile, o da un paese potente, ma occidentale, come la Germania o gli Stati Uniti, il suo impatto con l’immaginario sarebbe stato ben diverso. E invece…
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