#netflix #tinder #diario dei miei due di picche
Dovevi sentirla, dovevi sentirla. Alle amiche ha perfino detto di essere incel. Ora, io non voglio entrare nel dibattito se la categoria incel sia applicabile a una donna o meno. Forse sì, in casi estremi, no di certo a una giovane ragazza che truccata a puntino si può definire senza tema di smentita carina.

Erano tre anni che Amanda non lo faceva. Povera stella. Non ne poteva più, doveva uscire dall’impasse. Cosa credi, sia facile per una donna che qualcuno le insegni il parcheggio a S? Per questo appena s’è resa disponibile s’è fatta addentare la pesca da una dozzina di ortolani nel giro di un mesetto.
Eh, ma che c’entra, dirà la piccola femminista all’ascolto, quello è soltanto il piano fisico, l’amore è altro. Può darsi sia altro, ma mi ricordo i tempi di Abercrombie. Lei è come fosse andata con dodici modelli, io di sgnacchera non ne ho vista manco mezza. Sicuro non erano membri della Royal Society, tuttavia la questione è ancora più esilarante. Amanda, in tempi record, l’amore l’aveva pure trovato. Non faccio spoiler, ahahahah.
Diario dei miei due di picche, tra dipendenza affettiva e ripicche da borderline
7 episodi, mezz’ora ciascuno, in cui viene dipinta una Malmö dalle relazioni difficili, sia amorose che genitoriali. E così, nella nordica Svezia, dove la parità di genere è più raggiunta che altrove, ecco uomini e donne che non trovano la giusta quadra, che abbiano 30 anni o 60 poco importa nella serie.
Le problematiche di Amanda sono riflesse in quelle della madre Monika, la quale, separata da tempo da Gustav, è vittima del super tira e molla di tale Tigre, salvato in rubrica con di volta in volta aggettivi specchio del loro ultimo incontro.
Le comiche (dis)avventure di Amanda, però, hanno una tentata soluzione differente. Niente bridgetjonismo a oltranza, ma concedersi al sesso per ricavare amore, ovviamente mai ricambiato. Complicato, d’altronde, possa essere una buona strategia, in particolare quando messa in pratica con fanatici del calciatore Ibrahimović, sedicenti mandrilli del BDSM da Tinder o bartender che una ne pensano e centomila ne fanno.
L’unica relazione che pare funzionare è quella tra Adina, la pratica e ragionevole sorella di Amanda, e Filip, il tipico bravo ragazzo senza amici maschi (?). Per il resto, tra Lilleman con il frustino in disco e le altre amiche da speed date, emerge una generazione senza punti di riferimento, spaesata da una libertà (anche sessuale) non in grado di andare oltre un gioco della bottiglia a tinte hard.
La goffaggine di Amanda non fa che acuire lo straniamento dinnanzi alla modernità liquida, laddove è chiaro allo spettatore imparziale che una personalità come la sua non potrà trovare equilibrio in questo modo di procedere. E infatti opterà financo per la regressione alla prima cotta, Emil, un ragazzo conosciuto prima dell’epoca delle dating app e dell’edonismo di massa, prima, insomma, che l’individuo occidentale fosse sufficientemente libero da dover essere responsabile.
Il quadro che vien fuori è l’assenza di futuro generalizzata, il che non significa, ovviamente, apologia del passato. Lo svicolarsi dal ruolo di padre da parte di Gustav non è colpa di Tinder, così come il conseguente attaccamento disfunzionale della figlia alle figure maschili è una questione più freudiana che da insidie di Insta. La stessa ricerca della crush d’infanzia, tuttavia, è sintomo di quanto poco interessanti possano sembrare le nuove fiamme alla lunga, laddove non vi siano le condizioni per una conoscenza fuori dalla logica dell’usa e getta.
Nell’ipertrofia della crescita personale, dello spingersi al di là dei propri limiti e della carriera prima di tutto, si produce sterilità, con fecondità, sia demografica che esistenziale, inferiore alla nevrotica famiglia piccolo borghese del secolo scorso. Non v’è stato superamento verso il meglio, non v’è stato l’oltrepassare dei compromessi al ribasso che tenevano in piedi i nuclei familiari, ma lo swipe della Barbie di Svezia, che, dopo aver provato un po’ di ragazzoni, e nell’impossibilità di tornare da Ken, potrebbe finire, rassegnata, a mettere cv ed ecologismo davanti ai sentimenti.