Sebbene i cambiamenti sperati non siano esattamente all’orizzonte, in molti, allo scadere della mezzanotte del 31 Dicembre, hanno decisamente tirato un sospiro di sollievo, all’idea di abbandonare quello che, per tutti noi, è stato un anno decisamente da dimenticare. Charlie Brooker, ideatore di Black Mirror, innovativa serie TV che cerca di fare luce su un futuro dominato dall’innovazione tecnologica, ha deciso di buttarla sul comico, creando un mockumentary, ovvero un “falso documentario” che racconta l’assurda successione di eventi che da gennaio alla fine di dicembre ha sconvolto il mondo intero.
Un incredulo Samuel L. Jackson (The Hateful Eight, The Avengers) apre l’opera chiedendo al suo intervistatore per quale motivo vuole parlare del 2020, appena trascorso e di tutti i suoi strani e traumatici avvenimenti, mentre la voce di Laurence Fishburne (Matrix) ci accompagna nella narrazione di quello che sembra un lungo episodio di Black Mirror, la cui maggior parte delle immagini è, però, drammaticamente reale.
L’idea di Death to 2020 è raccontata come un documentario vero e proprio, se non fosse che ogni sua sequenza è disseminata di battute e commenti dissacranti sui protagonisti del pazzo anno appena trascorso. Per raccontare gli assurdi avvenimenti del 2020, Brooker si serve di alcune figure volte a rappresentare idealmente alcune classi sociali piuttosto comuni.
Il già citato Samuel L. Jackson interpreta Dash Bracket, un reporter del New Yorkerly News (finta testata giornalistica che fa volutamente il verso al ben più noto The New Yorker). Tra le varie sequenze di immagini reali si alterneranno le opinioni di Tennyson Foss (Hugh Grant) uno storico un po’ confuso, di Maggie Gravel (Leslie Jones) una tosta psicologa comportamentale, di Duke Goolies (Joe Keery) l’immancabile millennial, e Bark Multiverse (Kumal Nanjiani), un imprenditore di una compagnia tecnologica, .
Oltre a loro non mancheranno alcuni protagonisti presi dalla “gente comune”, tra cui Gemma Nerrick (Diane Morgan) una “cittadina media” (come da descrizione del documentario), e Kathy Flowers (Cristin Milioti) una cosiddetta “soccer mom”, un termine che si utilizza per identificare in genere una donna bianca appartenente al ceto suburbano. Nel caso specifico si tratta della rappresentazione di una stereotipata “Karen” che, soprattutto nel termine associato ai meme, indica una donna di mezza età, generalmente bianca, che spesso si fa riconoscere in pubblico perchè poco paziente e la cui frase tipo è “Posso parlare con il tuo capo?” in genere rivolta in maniera dispregiativa al dipendente di un’azienda che si limita a seguire correttamente alcune policy aziendali.
Quest’ultimo fenomeno, in particolare, è esploso nel 2020. Se prima erano un fenomeno curioso, ma assai raro, con l’arrivo della pandemia le “Karen” sono letteralmente ovunque e la loro presenza si palesa soprattutto nei negozi in cui i proprietari intimano loro di indossare una mascherina per entrare o per motivazioni ancora più assurde. Nondimeno sono spesso le protagoniste di alcune vicende razziali per le quali si rendono spesso patetiche. Su Youtube sono ormai presente decine di compilation in cui si evidenziano i comportamenti di questi personaggi.
In Death to 2020 non mancano anche alcune figure di spicco, come Jeanetta Grace Susan (Lisa Kudrow), una portavoce non ufficiale del Presidente e, addirittura, la Regina d’Inghilterra (Tracey Ullman), come non può, ovviamente, mancare uno scienziato, Pyrex Flask (Samson Kayo).
Il documentario non ci risparmia proprio nulla: i devastanti incendi in Australia, i discorsi di Greta Thunberg al World Economic Forum, il cosiddetto “Megxit” ovvero il “divorzio” del principe Harry e della moglie Meghan Markle dalla Famiglia Reale, gli Oscar 2020, la morte di George Floyd e il movimento “Black Lives Matter” che ne è conseguito. Il grosso dell’opera, verte però su due fronti ben precisi. Parliamo naturalmente della pandemia da Coronavirus e delle elezioni americane.
Nel primo caso Death to 2020 fa luce in particolar modo su come la cosa sia stata presa sotto gamba, soprattutto dal popolo americano che, nonostante la crisi innescata in Europa e gli avvertimenti da parte di paesi come l’Italia, che, come ci ricorda anche il film, è stata la prima a imporre il lockdown e a generare così un modello comportamentale per gli altri paesi, hanno fatto come nulla fosse e si trovano ancora oggi in una posizione critica.
Così come il Regno Unito, il cui Primo Ministro, Boris Johnson, ha inneggiato per lungo tempo alla cosiddetta “immunità di gregge”, salvo poi finire in ospedale, proprio a causa del contagio da Coronavirus. Non mancano poi le argomentazioni relative alla larga diffusione di false informazioni, su internet, riguardo al virus e ai vaccini scoperti e lanciati da Pfizer-BioNTech. Largo spazio è stato dato poi, alle vicende legate alle elezioni Americane tra Donald Trump e Joe Biden e alle manifestazioni riguardanti i presunti brogli denunciati da Trump che ha poi effettivamente perso tutte le cause legati agli stessi, fomentando una certa soddisfazione negli elettori di Biden.
Il bello di Death to 2020 è che, nonostante i fatti siano reali e tragici, salvo alcuni momenti in cui lo show diventa più serio, permea un senso di leggerezza e comicità che, per una volta, superato questo tragico anno, ci fa davvero sorridere. Alcune battute risultano senz’altro scontate, ma il grosso del film ci strapperà più di una risata e forse in un momento come questo è proprio quello che ci vuole.
Death to 2020 è diretto da Al Campbell e Alice Mathias, mentre Charlie Brooker figura come produttore e sceneggiatore, ma è anche nel cast del film, anche se non lo si vede mai, dato che ricopre il ruolo di Steve, l’intervistatore degli strampalati personaggi dello show. Sono loro che contribuiscono, in particolar modo, a rendere il film divertente. La loro personalità stereotipata ed esageratamente forzata è uno degli elementi portanti di Death to 2020.
Il film è disponibile sulla piattaforma Netflix dallo scorso 27 Dicembre. Allo stato attuale il film è disponibile solamente in lingua originale, con sottotitoli in italiano e non è dato sapere se sarà disponibile anche un doppiaggio italiano.