Oggi, 6 aprile, alla Mole Antonelliana è stata ufficialmente aperta al pubblico la mostra Dario Argento – The Exhibit che porta a riscoprire il percorso del maestro del brivido attraverso: locandine, oggetti di scena, costumi e estratti di sceneggiature.
Particolarmente significativi sono i dieci costumi di alcuni dei suoi film, tra cui quello ricreato appositamente da Giorgio Armani, che aveva firmato gli abiti di Jennifer Connelly sul set di Phenomena (1985), mentre oltre 60 pannelli ricostruiscono il percorso biografico e artistico di Argento, raccolgono le sue testimonianze e quelle di celebri personalità del cinema e della cultura. Si parte dall’esordio de l’uccello delle piume di Cristallo per poi arrivare all’ultimo film del regista, Occhiali Neri, un tour curato nei minimi dettagli che farà entrare il visitatore in un viaggio all’interno della mente del visionario regista. La mostra è stata realizzata con l’appoggio del Museo nazionale del cinema di Torino, insieme a Domenico De Gaetano e Marcello Garofalo, e resterà aperta al pubblico fino al 16 gennaio 2023.
Dario Argento – The Exhibit: l’anteprima
Il 5 aprile mi sono diretto alla Mole Antonelliana per partecipare alla conferenza stampa a Dario Argento per inaugurare la sua mostra. Mi presento all’entrata e non faccio in tempo ad annunciarmi che mi viene subito consegnata una borsa con all’interno un enorme catalogo riccamente illustrato con tutti i dettagli della mostra che, inutile dirlo, lo custodirò gelosamente.
La conferenza si tiene nell’Aula del Tempio del museo del cinema, adibita appositamente per l’occasione, e ad accogliere noi ospiti vi è Enzo Ghigo, presidente del museo nazionale del cinema, che ci fa accomodare nella sala. Prima di presentare al pubblico Dario Argento, Enzo Ghigo si occupa di fare una lunga introduzione per ringraziare gli sponsor e tutte quelle persone che hanno contribuito a far si che la mostra venisse realizzata. Alla fine, accolto da una standing ovation, si presenta al pubblico Dario Argento che prende posto insieme a Domenico De Gaetano e al critico Marcello Garofalo che saluta il regista citando una celebre dichiarazione del giornale le Cahiers du cinéma: “Dario ci insegna a vedere il suo modo di agire sulle forme affinché siano allo stesso tempo preoccupanti e poetiche. Per noi, si chiama poesia”.
Dopo queste parole, l’attenzione si è rivolta al maestro Dario Argento che ha iniziato il suo discorso parlando della città di Torino; la bellezza dei luoghi e il fascino delle sue molteplici architetture.
Ringrazio la città di Torino che mi ha ispirato e continua ad ispirarmi. Ho girato la maggior parte dei miei film a Torino e spero di poterne girare ancora, se non fosse per le mie figlie ci vivrei volentieri.
Oltre a questo, Dario Argento ha voluto condividere con il resto del pubblico il suo amore per Psycho, capolavoro di Alfred Hitchcock, aggiungendo però un osservazione sulla sceneggiatura scritta da Joseph Stefano, considerata dal regista in alcuni punti debole e scontata.
Non è importante la storia, ma il come la si mette in scena
Le parole di Dario Argento echeggiano nella sale e si mescolano a quelle delle musiche dei suoi film che non passano inosservate alle sue orecchie, quasi ne rimane commosso nel sentire quelle melodie dopo tutti questi anni; “E’ stato come tornare indietro nel tempo.” ha aggiunto.
Nel mentre noi ospiti aspettiamo con impazienza il momento della consegna al maestro della Stella della Mole, premio simbolo di Torino, che non tarda ad arrivare, accompagnata dalla motivazione letta dal presidente Enzo Ghigo:
Dal suo esordio dietro la macchina da presa con L’uccello dalle piume di cristallo all’ultimo film Occhiali neri, ha spaziato tra giallo, thriller e horror, creando e imponendo a generazioni di spettatori il suo personalissimo immaginario, frutto di un talento figurativo fuori dal comune. Un regista ma anche un artista. Infatti, il suo cinema visionario dialoga costantemente con le altre arti, creando universi visivi seducenti e messe in scena sontuose attraverso un uso vitale e libero della macchina da presa. Ogni film è una riflessione sulla natura dell’immagine e sulla sua percezione, facendo tesoro delle esperienze del precinema e degli studi a cavallo tra ottica e psicanalisi. Nelle ambientazioni spettrali dei suoi film ha restituito di Torino un’immagine inedita e perturbante che arricchisce di fascino e mistero il nostro sguardo verso la città.
Applausi e lodi si ergono verso Dario Argento che soddisfatto alza al pubblico la stella della Mole come segno di gratitudine e benevolenza verso i cittadini di una città che ama e che lo ama per averla resa una parte fondamentale dei suoi film più memorabili.
Da quel momento sono stato libero di vagare per la mostra, documentando con la mia fidata fotocamera quello che mi circondava e che attirava la mia attenzione. Sono rimasto meravigliato dall’enorme quantità di materiale che il museo del cinema in tutto questo tempo è riuscito a reperire cosi da far approfondire al pubblico, specialmente quello più giovane, il mito di Dario Argento e ciò che lui ha rappresentato, e che per molti registi ancora oggi rappresenta, nel panorama cinematografico.
Una mostra che merita di essere vissuta e analizzata fino in fondo e che grazie alla sua accuratezza e maestosità, potrà portare ricordi nostalgici ai vecchi fan del maestro e stupore in chi la guarda per la prima volta.
Alla fine della giornata ho anche partecipato alla proiezione delle ore 21:00 al cinema Massimo della versione restaurata di Suspiria, anch’essa presentata dal regista che in sala è stato acclamato da tutti i partecipanti che si sono alzati in piedi e hanno applaudito il maestro, il quale schernendosi diceva di non meritare tanta ovazione. Dario Argento è un regista umile che ieri in sala, vedendo la grande affluenza di spettatori, ha voluto dedicare un omaggio a tutti i cinema del mondo, commentando quanto possa essere triste vedere una sala chiudere le porte al grande pubblico.