Le donne nude sono un buon punto di partenza. Di recente, infatti, Netflix ha proposto Diva Futura, pellicola del 2024 firmata Giulia Louise Steigerwalt sulle vicende dell’agenzia pornografica fondata da Riccardo Schicchi, i cui volti principali, notoriamente, spaziavano da Ilona Staller a Moana Pozzi, prima dell’ultima stella della generazione, Eva Henger.
Non esprimerò alcun giudizio in questa sede sull’opera in sé (nel caso se ne occuperà la sinistra di icrewplay.com), tuttavia, a mio avviso, è interessante notare come la narrazione del film si inserisca nel frame presuntamente contro il Sistema di matrice netflixiana, categoria a cui la piattaforma streaming dedica perfino un’apposita sezione.

Ma procediamo con ordine. Il protagonista, fin dal secondo minuto, racconta in via diegetica quanto le idee che saranno poi alla base del Partito dell’Amore siano contro la morale, scandalose, idonee a stupire la bigotta e ipocrita società della Prima Repubblica.
Qualsiasi giudizio ne si possa dare, ciò era certamente vero negli anni ’80, un’epoca pre-pornografica il cui eco attuale risuona nelle parole dei Bruno Vespa di turno e degli psichiatri ultrasettantenni che rimpiangono i tempi della biondina del primo banco dagli occhi cerulei.
Bene. Sono passati 40 anni, il berlusconismo ha “forgiato” gli italiani, l’hard si è imbarbarito, e ogni adolescente dal 2000 in avanti ha passato ore in compagnia di Sasha Grey e colleghe. In pratica, oltre a derivare che qualsiasi critica al porno debba essere post-pornografica, il punto è che il porno non scandalizza più nessuno.
Ma se non scandalizza più nessuno, contro chi sta combattendo Netflix?
Netflix, mainstream virtuale e mainstream reale
Che il virtuale abbia effetti sul reale è cosa ovvia, è quindi parte integrante della realtà.
Sulla qualità di questi effetti e sulla pervasività di essi a livello individuale e collettivo la partita è più complessa, siccome il livello di tecnologia odierna (per quanto ne sappiamo) lascia ancora spazi di irriducibilità all’essere umano, via via sempre più ristretti tra device e algoritmi.
La grande ondata digital-progressista, a pieno regime dagli anni ’10 del nuovo millennio, ha ormai prodotto quasi tutti i cambiamenti possibili, e coloro che non sono stati travolti dalle istanze (anche confusamente espresse) contro il sistema novecentesco o sono cariatidi di cui sopra o avevano convinzioni dure non scalfibili dal marketing internettiano prima maniera.
Convinzioni, queste, varie e assortite, laiche o spirituali, condivisibili o aberranti, raffinate od ottuse, che hanno disciplinato il comportamento dei soggetti “eretici” nello scorso decennio, e che continuano a farlo tuttora.
Su Netflix, uno dei primi risultati nella categoria “Film contro il sistema” è Cops and Robbers (2020), spoken word multimediale di pochi minuti a tema violenza della polizia e questione razziale, con protagonista Timothy Ware-Hill.
Anche qui, poco importa un giudizio sul “valore artistico” dell’opera, ciò che è interessante notare è chi siano gli antagonisti della guerra culturale della piattaforma, identificati come il sistema.
Ed è difficile non collocare sotto l’etichetta “sistema” le forze dell’ordine, detentrici sul piano pratico del monopolio legale della violenza anche nelle moderne democrazie liberali. Com’è altrettanto difficile pensare che un paese la cui storia è immortalata in pellicole controverse quali Nascita di una Nazione (1915) non trascini nel presente le tare del passato.
Ma qui c’è uno slittamento: siamo nel reale pre-digitale, ancora in essere, la prosecuzione di Bruno Vespa con altri mezzi.
Netflix inscena il gioco di prestigio su tutta l’agenda progressista, dalle minoranze sessuali alla questione femminile, quest’ultima declinabile sia come girl power alla occidentale che come liberazione nei paesi islamici (o comunque a tradizione patriarcale).
La cosa non è più persuasiva: Netflix attacca mondi come se la rivoluzione digitale non esistesse, come se la cultura dominante su internet, quantomeno nelle leve del potere, non fosse sua. Netflix, criticando il sistema, ignora sé stessa e l’egemonia cibernetica che incarna. Insomma, Netflix si guarda bene dal fare critica post-digitale martellante.
Arduo, nello specifico, parlare di black washing o rainbow washing o pink washing, dato che Netflix sostiene le cause citate dal primo vagito, decisamente più curioso è il caso The Playlist (2022), disponibile sulla piattaforma alla categoria “Serie TV contro il sistema”.
La parabola di Spotify nella musica ricalca quella di Netflix nel cinema, e l’operazione di mettere a catalogo i 6 episodi è piuttosto sofisticata.
Lo j’accuse è quello degli artisti, che si sentono defraudati dallo streaming, con introiti ridotti rispetto al passato. E Netflix trasmette, senza problemi, acutamente. Autocritica? Libertà espressiva? Work washing? Non importa, la dissonanza cognitiva è servita, forse con la sicumera che la voce di protesta non possa mutare certe asimmetrie nella realtà.
Puoi anche fare l’ennesimo documentario su Gaza, tanto i palestinesi verranno eliminati lo stesso. Nell’ipertrofia dei like, la forza bruta non ha bisogno del consenso.
La coperta è corta, l’attenzione limitata, e, a intensità differenti, ogni sistema valoriale è uno schema Ponzi, con privilegiati e reietti. La pretesa di una intersezionalità omnicomprensiva è poco più che una enunciazione di principio, e gli elettori se ne accorgono giorno dopo giorno.
Dunque, posto che Netflix è contro il sistema del Novecento, e che non ha elaborato strategie (se non raramente) per la reazione al proprio impatto col mondo, ci si può domandare cosa sia il Sistema, o meglio, se abbia senso parlare di Sistema, al di fuori di una vaga definizione sul rapporto tra le entità biologiche, economiche, politiche, sociali, militari e tecnologiche che plasmano la realtà in cui viviamo, virtuale compreso.
Probabilmente no. Ma visto che l’algoritmo potrebbe comandare il resto, i ribelli affinino presto il loro focus, perché l’identità etnica, altrimenti, espressione di irriducibilità umana, da segregazione razziale avrebbe gioco facile a risemantizzarsi presso la persona media come resistenza credibile al Sistema.
Note
- 1. Per una esplorazione personale, digitare “contro il sistema” su Netflix.
- 2. Per una panoramica più completa, si confronti quanto detto con le parole del Ceo di Netflix.