Corona virus: L’industria cinematografica italiana sta subendo grosse perdite, tra le sale cinematografiche chiuse nel nord Italia e quelle deserte per la paura del coronavirus. -63% di guadagni in meno rispetto alla scorsa settimana e il -75,62% rispetto alla scorso anno (la stessa settimana del 2019). Gli anni più belli di Muccino, anche se in forte calo, risulta il film ad aver totalizzato il maggior guadagno con 375.851 euro (in tre settimane di 5.315.967 euro), al secondo posto Bad Boys for Life ( il film con Will Smith) con 275.031 euro (in due settimane 1.271.568 euro). Il nuovo film con Harrison Ford, Il richiamo della foresta, è al terzo posto con 267.609 euro (1.018.818 euro in due settimane).
Un duro colpo per il settore che giusto in questo ultimo periodo era riuscito ad avere un boccata d’aria dopo anni di bassa frequenza e scarsi incassi. Come soluzione i gestori hanno preso la decisione di rinviare la maggior parte delle uscite previste per questo periodo (tra cui anche la Disney con Onward): Volevo nascondermi, il film con Elio Germano nei panni del pittore Ligabue, non uscirà il 27 febbraio; Si vive una volta sola, il nuovo film con Carlo Verdone.
Una reazione prevedibile vista la chiusura nelle maggiori regioni della penisola coinvolte dall’emergenza (Piemonte, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia), che da sole valgono 850 schermi su un totale di 1.830.
Ma che si è diffusa a macchia d’olio anche in regioni dove quest’ordinanza non è attiva, la paura del contagio si è diffusa in tutte le regioni. E purtroppo per il settore, un effetto immediato del coronavirus sta nella raffica di rinvii.
Lo scorso anno il mondo del cinema aveva visto una netta ripresa data dal lavoro fatto da parte di tutta la filiera che si è mossa in modo compatto ( questo grazie alla realizzazione di un progetto come Moviement).
Per questa crisi ha parlato anche il presidente dell’Anica, Francesco Rutelli:
Dicono la loro anche l’ Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo) e Federvivo che hanno chiesto a Dario Franceschini, ministro dei Beni Cultirali, di aprire uno stato di crisi per il settore.