Nel 1921 il critico Ricciotto Canudo, definì la cinemtografia come la settima arte, perché in grado di sintetizzare l’estensione dello spazio e la dimensione del tema, unendole assieme.
Del tempo era già trascorso da quel lontano 28 dicembre 1895 quando i fratelli Louis e Gustave Lumiere, mostravano per la prima volta al pubblico del Gran Cafè del Boulevardde Capucines di Parigi, un apparecchio da loro brevettato, il cinematografo, in grado di proiettare su uno schermo bianco, una sequenza di immagini impresse su una pellicola stampata.
Poi ci furono i Politeama, i Drive-in, e i multisala, fino ad arrivare ai modernissimi Megaplex, tutti faccia della stessa medaglia; ma come ci si comportava al cinema, negli anni ’50?
Lo scopriamo grazie ad un articolo apparso il 29 settembre del 1956, sul settimanale La Trebbia dove venne pubblicato una sorta di questionario su come ci si dovrebbe comportare in una sala di proiezione.
Alcune regole ci faranno sicuramente sorridere, altre un pò meno, perché risultato di retaggi e tabù culturali che fortunatamente sono stati ampiamente superati; già perché quelle che oggi chiamiamo “pari opportunità” all’epoca erano quasi sconosciute e se una donna chiedeva da accendere allo sconosciuto che le sedeva accanto era mal vista.
Fumare al cinema direte voi? Roba da far accapponare la pelle.
La legge che vieta il fumo nei cinema, nei teatri e nei musei, è stata infatti emanata l’11 novembre 1975, perciò prima di questa data era la prassi gustarsi un bel film immersi in una nuvola fumosa.
Badate bene però, alla donna era consentito chiedere un cerino per accendere la sigaretta, solo durante la pausa e solo se la persona in questione stava per accendere la sua, davvero surreale non credi?
Pochi ricordano ad esempio che, fino a qualche decennio fa, “alcune sale cinematografiche” erano regolarmente aperte anche di giorno.
La loro programmazione era in realtà dedicata ad un certo tipo di pubblico, perché proponeva esclusivamente film erotici o meglio conosciuti come pornografici.
Questo è il motivo per cui, di giorno, non era consentito ad una donna andare al cinema, soprattutto da sola, perché sarebbe potuta incappare in cattivi incontri.
Alla donna non era concesso ancora precedere l’uomo per guadagnarsi un posto in mezzo alla fila già piena, ma solo ed esclusivamente per una questione di galanteria, mentre le era permesso chiedere a chi le sedeva davanti, di non agitare la testa durante la programmazione, perchè il pavimento, era uniforme non a gradoni come siamo abituati oggi e appena si entrava, c’era da correre per accaparrarsi i posti migliori.
Che dire poi delle dame capricciose? Quelle che in continuazione recavano disturbo alla maschera di turno con richieste di ogni genere? A loro era permesso persino dare la mancia alla lucciola di turno, come anche tenere la pelliccia sulle ginocchia, in maniera ordinata, per non arrecare disturbo.
Sempre da bocciare invece il comportamento di chi esternava ad alta voce le proprie rimostranze nei confronti del film ritenuto scabroso o immorale; meglio alzarsi e abbandonare la sala senza dare spettacolo.
Insomma, regole che oggi ci fanno sorridere o forse provare un po’ di invidia considerando che parliamo del pubblico che ha visto nascere Totò e Mastroianni.
Si viveva meglio quando si viveva peggio quindi?
Bhè, questo sta a voi dirlo!