(Dopo Come diventare tiranni sarà tutta un’altra musica).
Hai mai pensato di meritare di più? Di più sul lavoro, nelle relazioni, financo nel guardaroba, che, lo so, non rinnovi ormai da anni (ti decidi o no a buttare quell’inguardabile camicia a quadrettoni?).
Certo, lo hai pensato. Ti capisco, anch’io ero come te.
Immagino che le avrai già provate tutte; dal fare finta di niente e tirare a campare (errore fatale, giammai), all’iscriverti in palestra e spaccarti di esercizi (con il rischio, peraltro, di finire sul set di Pain & Gain – Muscoli e denaro) (c’è destino peggiore che trovarsi in un film diretto da Michael Bay?), fino a darti, addirittura, a quella strana diavoleria che è lo Yoga (ma comunque tutti i tuoi segreti verranno spiattellati a breve nella meno riuscita delle autofiction di Emmanuel Carrère).
Insomma, le soluzioni immediate che il vecchio Google offre alle crisi esistenziali non hanno dato i frutti sperati nel tuo caso. Può capitare. Ma tu insisti, internauta sotto dopamina; navighi, e poi navighi ancora, ma, ahimè, più navighi meno trovi quello che cerchi. È la legge dell’algoritmo, come dicono quelli bravi (ma chi?).
E se ti dicessi, invece, che ho una soluzione per tutti i tuoi problemi, tu che faresti?
Ti terresti realmente stretta la tua vita da perdente?
O, piuttosto, ti fideresti ciecamente di me, tizio a caso di cui hai letto qualche riga appassionata sull’infosfera?
Vedi, gentile lettore o gentile lettrice, io non sono uno di quei fuffaguru che vogliono farti perdere tempo con il trading online o la pet teraphy.
Io voglio davvero che tu diventi una persona di successo, perché, come ricorda la réclame di un famoso shampoo, tu vali.
E il modo migliore per trasformarti in ciò che meriti di essere è prendere per oro colato quello che dicono i nostri life coach. Gente certificata, (ri)conosciuta a livello globale.
Preparati, dunque. Imparerai in poche e semplici mosse tutte le soft skill e le hard skill su Come diventare tiranni.
Come diventare tiranni, i life coach e il programma di lavoro
Innanzitutto voglio precisare che per accedere al videocorso ti basterà avere un abbonamento Netflix: siamo convenzionati con loro e puoi trovarci comodamente dal menù “cerca” dell’app.
Ora ti stilo il programma delle lezioni di ogni life coach, la cui durata è di circa 30 minuti ciascuna:
1) Adolf Hitler: Come conquistare il potere
2) Saddam Hussein: Annienta gli avversari
3) Idi Amin: Domina con la paura
4) Iosif Stalin: Manipola la verità
5) Muammar Gheddafi: Fonda una nuova società
6) Dinastia Kim: Governa per sempre
Tutte le lezioni sono accompagnate dalla mia simpatica voce da discutibile doppiatore italiano nonché dagli interventi di numerosi sedicenti esperti.
Inoltre, per qualsiasi problema riguardante la visione o se vuoi lasciarci un parere sul videocorso, ti lascio con piacere la nostra mail: cattivoni.malvagi@tiranni.com
Non esitare a contattarci!
Come diventare tiranni, la recensione
Siccome quelli del videocorso avevano lasciato una mail di recapito per raccogliere il parere degli utenti, ho deciso, chissà perché a fine luglio, di scrivere loro.
(Riporto qui il testo solo per te, caro lettore o cara lettrice di icrewplay.com, tranciando, me lo concederai, quei doverosi quanto irritanti convenevoli all’inizio di ogni mail).
Comincio col dire che, considerando il livello medio delle produzioni Netflix, l’approccio dato è sorprendente e riesce a intrigare non poco.
Dare un taglio ironico a temi come questi non è la cosa più agevole del mondo, ma nelle lezioni 1,4,5,6 il punto è centrato discretamente bene.
Nelle lezioni di Saddam (che pare avesse una polizia segreta all’avanguardia, la quale riusciva a sapere tutto di tutti) e di Amin (che aveva assoldato dei torturatori con degli abominevoli pantaloni a zampa di elefante), invece, c’è più un mero flexare la violenza perpetrata e la volontà di raccontare le loro vicende personali che un corretto insegnamento su Come diventare tiranni (non che gli altri siano degli agnellini, com’è noto, ma nel videocorso sono certamente più didattici rispetto ai due citati all’incipit del paragrafetto).
Ma andiamo con ordine (si fa per dire). Non male, nello spirito del prodotto, la definizione iniziale di tirannia, vista non come il governo del cattivone di turno, ma come il governo di chi vuole dei risultati.
Apprezzabile quanto ardita poi la frase successiva, dove si specifica che chiunque potrebbe diventare un tiranno con gli insegnamenti giusti, dando, nell’eterna diatriba tra natura e cultura, una prevalenza alla seconda anche in questo ambito (Netflix è di sinistra pure quando fa l’edgy ironico sui dittatori).
(Aggiungo tra parentesi che è assolutamente esilarante che si attribuiscano a quel pittore fallito di Hitler i macchiettistici disegni presenti nelle slide del videocorso).
Mi ha incuriosito molto, nella prima lezione, quella con Hitler, che venga esplicitato il requisito fondamentale per aspirare al rango di tiranno: l’incrollabile fiducia in quello che si fa, avendo il tiranno potenziale una missione esistenziale da portare a termine a qualsiasi costo.
(Un po’ come quelle canaglie dei supereroi e degli dei).
Questo fa del tiranno, secondo i sedicenti esperti, un narcisista patologico, cosa indubbiamente vera per Adolf e la sua combriccola di “life coach” (acuta deduzione), ma al giorno d’oggi rischi di beccarti del narcisista patologico pure se esageri un filo con lo zucchero nel caffè, quindi è una categoria che a livello pop vale meno di zero.
(Al pop quel che è del pop, alla psichiatria quel che è della psichiatria).
(Che idiozia poco pop, è proprio del pop utilizzare le parole senza avere ben chiaro cosa significhino).
Come diventare tiranni, gli aspetti operativi
Passando agli aspetti più operativi, giungo a una questione che mi irrita davvero dei tiranni: il vittimismo.
Capisco che generare moti di indignazione esacerbando i peggiori istinti già presenti in una società possa trasformare tanti gonzi in tuoi seguaci, caro Adolf, ma, in primis, la cosa è assolutamente kitsch, in secundis, abbiamo già gli influencer della nostra epoca che sono fuoriclasse in questo.
Decisamente più interessante, invece, è la questione del logo: la svastica nazista è ancora oggi uno dei simboli più evocativi mai creati, che, proprio rappresentando il male assoluto del Novecento, è stata anche utilizzata a mo’ di provocazione da personaggi lontanissimi da quell’ideologia, come ad esempio Sid Vicious dei Sex Pistols.
(Non parliamo poi di quegli iconici baffetti…).
Ma se dalla prospettiva, diciamo così, di impatto visivo Hitler è il “life coach” di riferimento, Stalin lo è dal punto di vista della gestione culturale.
Affascinante e, perbacco, ben confezionato è il suo invito a manipolare la verità (ma d’altronde che cos’è la verità?).
“Una cosa è vera se e solo se è nell’interesse della rivoluzione comunista“.
(A dirla tutta, la massima ben confezionata la conoscevo già nella forma “una cosa è vera se e solo se è nell’interesse di Emmanuel Carrère”, ma fa lo stesso).
Ancor più luminosa, però, è la sua intuizione di riscrivere la storia, poiché, orwellianamente, chi controlla il passato controlla anche il futuro.
(Il photobook di Stalin tratto dal suo Instagram è più taroccato delle immagini profilo su Hinge).
(Qualcuno ha già detto che Stalin è un propulsore per la creatività?).
(Ok, quest’ultima parentesi è troppo pure per la Pravda).
(D’accordo, coach Hitler, anche Goebbels era bravo con la propaganda).
Penso non ci sia molto da dire sul fatto che Stalin fosse cintura nera di censura (maledetto, hai censurato Sherlock Holmes e Robinson Crusoe, ma non Fabio Volo…) o sulle note purghe ai presunti cospiratori (d’altronde, se non vuoi una vita piena di rotture di scatole, cos’altro puoi fare se non liberarti dei rompiscatole…) o sull‘eliminazione di Dio sostituito con il dogma marxista leninista (occhio che ve faccio venì giù er Diluvio Universale…) o sulla biologia sovietica che doveva rispondere al dogma appena enunciato (con risultati esilaranti, se non fossero stati tragici).
Utili idioti, penzierini e rondini profetiche
In ogni tirannia che si rispetti, però, occorre anche sedurre gli estranei, quelli che sapientemente Lenin definiva “utili idioti“.
Hitler aveva Charles Lindbergh, grande aviatore statunitense col vizietto di simpatizzare per il nazionalsocialismo, personaggio, tra le altre cose, la cui tragedia familiare ispirò Agatha Christie per Assassinio sull’Orient Express, mentre, tornando al vizietto, Philip Roth utilizzò il nostro aviatore come figura centrale ne Complotto contro l’America, dove questi sconfigge F.D. Roosevelt alle elezioni del 1940, insediandosi così alla Casa Bianca.
Stalin si era trovato Walter Duranty, giornalista britannico del New York Times (ah, le fonti autorevoli…) il quale riuscì a vincere il Premio Pulitzer (premio vinto pure da Lindbergh, tra l’altro; vuoi vedere che per vincere il Pulitzer essere un utile idiota ha il suo perchè…) nonostante in una lunga serie di articoli nascose l’Holomodor che tra il 1932 e il 1933 fece morire di fame milioni di persone nell’odierna Ucraina.
Kim Jong-un, più modestamente (?), ha solo Dennis Rodman, grande cestista degli anni ’90 per cui non basterebbero otto articoli a elencare tutte le sue bizzarrie.
Il sogno di ogni grande scrittore, però, lo realizzò lui, Muammar Gheddafi, con il suo Libro Verde. Era solo un cumulo di penzierini, come li definirebbe qualcuno, ma tutte le nuove generazioni erano obbligate a leggerlo a scuola, e, perdipiù, non era passibile, per ovvie ragioni, di recensioni negative (genio!).
In conclusione di questa lunga ma al tempo stesso lacunosa recensione, voglio dedicarmi un attimo a quelle meravigliose turbo strXXXate che si inventarono i Kim allo scopo di prendere per il naso i loro malcapitati connazionali nordcoreani.
Perché, sì, d’accordo, affinché si possa governare per sempre occorre costruire una dinastia, isolare il paese, spacciarsi come autosufficienti sotto ogni punto di vista anche se non lo si è (la cosiddetta Juche), persino rapire un regista e un’attrice sudcoreani di grido per far nascere una propaganda cinematografica decente nel paese.
Poi, ok, avere l’arma nucleare pronta aiuta non poco, potendo minacciare a destra e a manca di fungo atomico al minimo capriccio (paura, Potter?).
Ma il fascino per quello che si sono inventati per l’allora leader Kim Jong-il non ha eguali.
Nell’ordine: pare che doppi arcobaleni e rondini profetiche avessero annunciato la sua nascita (cos’è, il teaser?), che parlasse già a tre settimane e camminasse a otto (?), che controllasse il clima (ahò, mejo de Greta Thunberg), che avesse scritto oltre 1500 libri (nemmeno Carofiglio), che avesse fatto 11 volte buca in un colpo solo la prima volta che giocò a golf (??), che non gli servisse il gabinetto (???) e, infine, pure, che avesse inventato l’hamburger (????).
(Tutto testuale da Netflix).
Neppure di Berlusconi si è mai detto tanto.
Nota finale
Insomma, caro lettore o cara lettrice di icrewplay.com, spero di averti trasmesso da diverse prospettive almeno qualcosa di Come diventare tiranni.
E, mi raccomando, non credere a tutto quello che trovi su internet. È pieno di falsari, resta vigile.
Un abbraccio e alla prossima!
(Ehi, chi mi ha rubato le credenziali d’accesso a icrewplay.com?).