Facciamo un salto indietro nel tempo di parecchi anni, quando il cinema era pura arte visiva, senza sonoro, se non quello di un pianoforte o di un violino e di qualche strumento improvvisato e spesso suonato direttamente in sala. E senza il colore.
Quando a farla da padrone era l’abilità degli attori nel riprodurre in maniera emblematica le scene, senza l’ausilio del doppiaggio ma solo con la loro espressività e le loro movenze e ancora molto lontani dalla tecnologia che al giorno d’oggi permette di far rivivere sullo schermo personaggi e attori scomparsi da anni.
E se c’è una persona che può considerarsi il fautore del cinema muto dell’epoca, questi è sicuramente Charlie Chaplin, che con il suo personaggio più conosciuto, quel “vagabondo” di nome Charlot, ha fatto ridere e piangere milioni di persone grazie al suo candore e all’ingenuità che permeava i film in cui era protagonista delle scene più spassose di tutti i tempi.
Charlie Chaplin, un destino già scritto
Charles Chaplin nasce nel 1889, a Londra. Curiosamente la sua nascita non è registrata in alcun archivio dell’epoca e il primo documento ufficiale che ne certifica l’effettiva esistenza risale a ben due anni dopo. Figlio degli attori Charles Chaplin Senior e Hannah Hariette Hill, il destino di Charlie era praticamente già scritto.
Fin da piccolo impara l’arte del canto, delle imitazioni e della recitazione, seguendo la madre in tourné e arrivando a sostituirla, su richiesta dell’impresario teatrale, quando la stessa Hannah, a causa di un abbassamento di voce, fu fischiata dal pubblico e costretta ad abbandonare il palcoscenico. Per Chaplin è l’occasione per farsi notare. E così avviene.
I primi ruoli, la nascita di Charlot e la United Artists
Nel giro di poco tempo ottiene la sua prima piccola particina in una versione teatrale di Sherlock Holmes e successivamente inizia a lavorare in un circo assieme al collega Fred Karno che ideava le coreografie che poi lo stesso Chaplin avrebbe dovuto interpretare, diventando così, già da adolescente, un maestro dell’arte mimica che lo avrebbe poi accompagnato per molti anni nell’interpretazione dei ruoli più conosciuti.
Nel 1914, infatti, a soli 15 anni, Chaplin dirige i suoi primi cortometraggi e fa conoscere al mondo il suo Charlot a cui fa indossare la maschera che tutti conosciamo, quella con baffetti, bombetta e bastone, solo nel secondo e terzo cortometraggio, ma diventando celebre in tutto il mondo con Il Vagabondo, nel 1915.
Chaplin scrive svariati cortometraggi lavorando con la Keystone Pictures Studio e la Mutual Film Corporation, arrivando ad essere uno degli attori più pagati del periodo e decide di fare il salto definitivo fondando, nel 1919, assieme ad altri tre soci, la United Artists, che diventerà la casa di produzione dei suoi lungometraggi oltre a diventare parte integrante della Metro Goldwin Mayer, la storica casa di produzione con il leone che ruggisce, alla quale appartengono brand importanti, tra i quali anche quello di 007 e Rocky.
I lungometraggi e l’arrivo del sonoro
Inizia così l’era dei lungometraggi di Charlie Chaplin che diventano pellicole iconiche per gli amanti del cinema e non solo e che contribuiranno a fare di lui uno degli indiscussi maestri del cinema muto.
E già il suo primo film, Il Monello del 1921, gli ha permesso di salire nell’olimpo delle star affermate nella regia e nella recitazione. Il film da lui diretto e interpretato ha lanciato anche il piccolo Jackie Coogan che in futuro diventerà lo Zio Fester della serie TV de La Famiglia Addams.
Tra i suoi migliori lavori, figurano sicuramente La febbre dell’oro del 1929 e Luci della città uscito due anni dopo. Contemporaneamente nelle sale arrivava il sonoro, un’invenzione che mise in seria difficoltà Chaplin dato che il personaggio di Charlot, così come da lui pensato, non sarebbe stato in grado di esprimersi con le parole, quanto fosse in grado di farlo invece con i gesti e con l’espressività.
Luci della città è il primo film di Chaplin ad essere dotato di musica ed effetti sonori sincronizzati, ma rimane sempre un film muto, come tutti i suoi film successivi, fino all’arrivo di Tempi Moderni, nel 1936, in cui Charlot è impiegato in una fabbrica altamente tecnologica e stringe bulloni alla catena di montaggio, vivendo (e subendo) sulla sua pelle l’inesorabile avanzamento del progresso tecnologico in cui le macchine arrivano addirittura a sfamare l’operaio durante il lavoro (o almeno ci provano, il povero Charlot sarà costretto a fare da cavia con risultati disastrosi ed esilaranti).
Tempi Moderni però, darà anche l’addio al personaggio più amato dal regista e dal pubblico. Charlot non può continuare ad esistere in un mondo in cui il dialogo e i suoni diventano fondamentali e decide di far salutare il pubblico nella maniera a lui più congeniale: danzando e, soprattutto, cantando. E’ la prima volta che Il Vagabondo fa sentire la sua voce in un film.
Nel 1940, smessi i panni di Charlot, Chaplin dirige e interpreta Il grande dittatore, un film che vuole essere una sfida e una presa in giro a quello che sarà poi considerato il “vero” dittatore a capo di una delle tragedie più immani della storia dell’uomo. Gli stessi nomi dei personaggi richiamano una parodia. I protagonisti, Adenoid Hynkel e Bonito Napaloni, fanno ovviamente il verso a Hitler e Mussolini.
La distribuzione del film, in Europa, fu particolarmente difficile e venne vietato in quasi tutte le sale dal 1940 al 1945 a causa del potere nazifascista. In Italia il film venne distribuito in una forma censurata, ma venne comunque intimato di ignorare la pellicola a causa del messaggio propagandistico che Chaplin voleva trasmettere, additando, tra l’altro, il regista, erroneamente come ebreo.
Il film, candidato a 5 Oscar, viene considerato il maggior successo commerciale di Chaplin e le immagini del protagonista che gioca con un mappamondo, ma soprattutto il discorso finale alla folla rimarranno per sempre nell’immaginario collettivo.
Gli Oscar e l’addio del grande artista
Charlie Chaplin, nell’arco della sua vita, riceve tre Oscar di cui due premi Onorari (il cosiddetto Premio Oscar alla Carriera). Il primo nel 1929 ne fa il primo vincitore del premio che da quel momento in poi diventerà uno dei premi fissi della rassegna, e a tutt’oggi risulta essere il più giovane vincitore di un Oscar Onorario. Il secondo invece nel 1972, consegnato da Jack Lemmon, scatena la più lunga standing ovation nella storia dell’Academy. Il terzo premio invece gli viene assegnato per la Miglior Colonna Sonora, quella di Luci della Ribalta, del 1954.
Charlie Chaplin muore il 25 Dicembre del 1977 in un piccolo paese svizzero nel cui cimitero è stato poi sepolto. La tomba di Chaplin, poco tempo dopo è stata profanata da una coppia di profughi, che hanno rubato la bara a scopo di estorsione. Fortunatamente la coppia è stata scoperta e la salma è stata nuovamente sepolta dove previsto in precedenza.
Molte le celebrità che hanno voluto omaggiare il grande attore e regista dopo la sua scomparsa, tra cui il nostro Federico Fellini che in lui vedeva una sorta di “Adamo”, un progenitore da cui tutti gli artisti del cinema discendevano e ricordava con piacere come i suoi film nei cinema in Italia venissero programmati soprattutto nel periodo natalizio.
Una famiglia allargata
Charlie Chaplin ha avuto in totale ben 11 figli (uno dei quali, purtroppo vissuto solo tre giorni a causa di gravi malformazioni) e Woody Allen, a riguardo, ha inserito in Harry, ti presento Sally, una delle battute diventate storiche durante un dialogo tra i due protagonisti in cui si accennava al fatto che Chaplin avesse avuto figli fino a 70 anni ma non riuscisse poi a tenerli in braccio.
Tra i suoi eredi, la più famosa è sicuramente Geraldine Chaplin, tutt’ora in attività e comparsa di recente nell’ultimo capitolo di Jurassic Park.
Collaborazioni storiche
Durante il suo periodo nella compagnia di Fred Karno, Chaplin ha potuto lavorare anche con Stanley Jefferson, che sarà poi conosciuto nel mondo come Stan Laurel, o più semplicemente come lo Stanlio della coppia Stanlio e Ollio. Del duo comico è prevista per il primo Maggio, l’uscita nei cinema d’Italia del biopic a loro dedicato, con protagonisti John C. Reilly e Steve Coogan.
Un artista a tutto tondo
In questa scena, probabilmente una delle più esilaranti della storia dei film di Chaplin, l’attore e regista non solo mantiene la parte del povero operaio costretto a fare da cavia, ma manovra autonomamente il macchinario che cerca di sfamarlo, combinando solamente disastri.
Ricordiamo che Chaplin oltre che attore e regista dei suoi film, curava anche la colonna sonora e il montaggio.
Improvvisazioni passate alla storia
https://www.youtube.com/watch?v=6aXIjO4FP3s
Pochi sanno che il discorso alla folla de Il Grande Dittatore, passato alla storia come uno dei più belli e significativi, è in realtà completamente improvvisato ed è stato girato in un’unica scena. Il film negli anni ha subito diversi restauri ed è stato sottoposto, nel 1972 ad una massiccia opera di ridoppiaggio. La versione presentata nel video qui sopra è proprio quella del 1972 in cui un grandioso Oreste Lionello (che, lo ricordiamo, negli anni ha prestato la voce a Woody Allen in quasi tutti i suoi film e anche a Gene Wilder in Frankenstein Junior, altro film in cui alcune delle battute migliori sono rimaste nell’immaginario collettivo) presta la sua voce in uno dei momenti più toccanti e significativi dell’intera pellicola.
Un film commemorativo
Nel 1992 arriva nelle sale il film Charlot, ad opera di Richard Attenborough (il John Hammond di Jurassic Park). Il film racconta la vita e le opere di Chaplin interpretato da un giovane e talentuoso Robert Downey Jr., accompagnato da un cast stellare che comprende Anthony Hopkins, Milla Jovovich, Dan Aykroyd, Diane Lane e Geraldine Chaplin, che nel film interpreta la madre del grande artista.
Grazie Mauro
Figurati, è sempre un piacere poter condividere le proprie passioni. Se poi ci aggiungiamo che parliamo di uno dei maggiori protagonisti del cinema mondiale del ventesimo secolo, è un piacere doppio.