Come ha “vissuto” Bohemian rhapsody un vero fan dei Queen
Non è la solita recensione (vedi: Bohemian rhapsody: i Queen trionfano anche sul grande schermo) e neanche l’analisi della colonna sonora (vedi: La musica nel cinema: Bohemian Rhapsody).
È mezzanotte e trentasette minuti, ormai sono a letto dopo che sono uscito dalla sala alle 22:30…ma ho ancora l’adrenalina che mi scorre nelle vene! Sono entusiasta, emozionato, commosso. Rivedrei Bohemian rhapsody altre dieci volte di seguito.
In precedenza avevo letto critiche che mi avevano fatto temere un’accozzaglia di reverenti lodi alla grandezza dei Queen e di Freddie Mercury (“come se ne avessero bisogno”) tenute insieme da un’insensata sequenza dei capolavori del gruppo. Beh, mi sono ricreduto subito, fin dalla scena d’apertura, quando immediatamente ho notato tutte (e dico tutte) le movenze di Freddie Mercury in un Malek da Oscar. Non so se sia perché sono un fan dei Queen e credo che Bohemian rhapsody sia la più bella canzone di sempre, ma questo film non è un semplice mix di brani; piuttosto è un film davvero ben fatto sia davanti che dietro la telecamera, con una maniacale ma efficacissima cura per i dettagli. C’è tutto: c’è la musica, c’è la vita vera del gruppo e quella privata di Freddie con i suoi vizi, i suoi tormenti, le sue fragilità.
È stato interessantissimo scoprire come sono nate alcune canzoni (We will rock you e Another one bites the dust), capire come sono andati alcuni fatti (quando Freddie ha annunciato la sua malattia al gruppo o il momento del bacio in tv alla mamma dal palco di Wembley) anche capire il rapporto che c’era tra i componenti del gruppo (una vera famiglia nonostante personalità così forti e diverse). Una scena molto importante, a questo proposito, è quella in cui presentano Bohemian rhapsody alla EMI: tutti uniti nel volere quella canzone come singolo, anche Roger Taylor, che poteva vedere la sua I’m in love with my car come singolo di lancio dell’album. Inoltre, in quella scena c’è la migliore descrizione possibile del brano che dà il titolo al film (e della loro musica, del loro essere rivoluzionari, della personalità di Freddie).
In generale, ciò che colpisce maggiormente è il contrasto così netto tra la sua grandezza e sicurezza sul palco e la sua immensa fragilità nella vita.
Non è la storia edulcorata dei Queen: c’è la droga, c’è l’alcool, c’è l’omosessualità e neanche tanto velata. Anzi, da fan, mi sarebbe piaciuto vedere di più il lato artistico e meno quello morboso; ma è stato tutto dosato nella misura giusta per far capire bene la solitudine, i tormenti e le paure dell’uomo Farrokh. Un esempio su tutti è lo sguardo misto tra paura e vergogna di Freddie quando, in sala di registrazione, vede per la prima volta gocce di sangue dopo aver tossito su un fazzoletto. Non c’era bisogno, caro Sacha Baron Cohen, di diventare ancora più morbosi, di entrare ancora più nel particolare degli stravizi che hanno distrutto un uomo e che, ai fini del film, non avrebbero dato niente di più né tanto meno avrebbero scalfito la grandezza di un artista che avrebbe potuto darci ancora tante emozioni.
Molto, molto meglio di quanto mi aspettassi!
Mi ritrovo completamente d’accordo con te. E tra l’altro, a proposito di montaggio musicale, ho notato che Bryan Singer ha scelto John Ottman, che ha composto le musiche di quasi tutti i suoi film, per il montaggio. E credo sia stata una scelta geniale!
Indubbiamente…squadra che vince non si cambia
Beh Toti che dire? Mi hai consigliato tu stesso la visione di questo film e posso confermare che hai ragione in tutto! Ho trovato questo maker un vero capolavoro a partire dalla recitazione degli attori per finire alla scrittura del copione, fedele alla realtà degli accadimenti. Bell’articolo, complimenti.
Grazie Mary, la cosa di cui sono più contento è essere riuscito a trasmettere ciò che mi ha lasciato questo film