Al BCT, il Ser Davos di GOT, presenta la nuova mini serie targata National Geographic… tra battute e riflessioni importanti
Lo si immaginava, ma forse la realtà ha superato l’immaginazione. Liam Cunningham è stato il grande mattatore della quarta serata di BCT, il Festival Nazionale del Cinema e della Televisione di Benevento. Era l’ospite più atteso e non ha deluso le aspettative fin dal primo contatto con pubblico e stampa: il photocall nella splendida Piazza Castello. In realtà è stato conquistato dalla bellezza del territorio appena arrivato nel Sannio, come testimonia un suo post sui social con una foto della Dormiente.
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Il feeling è subito stato reciproco: disponibile, garbato e simpatico con i giornalisti e con i fans scatenati alla ricerca di un selfie.
In serata Cunningham è stato protagonista di una bella chiacchierata volta a presentare la nuova mini serie targata National Geographic: The hot zone. Prima di lui, una rappresentante del noto canale di divulgazione scientifica ha spiegato che si tratterà di una serie di sei puntate che andrà in onda a Settembre e avrà lo scopo di puntare il faro su un virus che ancora oggi miete numerose vittime: l’ebola. In più è stato anticipato che, in primavera, l’emittente trasmetterà una fiction sulla grande Aretha Franklin. Poi è stata la volta di Liam Cunningham che, chiaramente agevolato dall’ottimo vino locale (di cui ha ancora un bicchiere in mano), fa il suo ingresso nella splendida cornice dell’Hortus Conclusus tra l’ovazione del pubblico presente. L’attore irlandese è in splendida forma e alterna momenti di grande simpatia (“Ho mangiato e bevuto così bene! Amo la cucina italiana, credo di non essere irlandese, sono italiano!“) a riflessioni serie e attente: “Sono stato onorato di lavorare per questo progetto e per National Geographic. NatGeo è il network perfetto per una storia del genere, hanno lavorato con passione e competenza.” The hot zone è tratto da un romanzo e, quando la giornalista gli chiede se lo avesse letto, ecco che Cunningham torna in tutta la sua simpatia effettivamente molto italiana: “Non l’ho mai letto, non ho mai letto neanche Game of Thrones. Non sono un buon lettore, leggo perché mi pagano“. Poi però torna serio: “Non è una commedia, è molto difficile da guardare. Ci sono immagini molto forti perché l’ebola è così: colpisce velocemente e non da scampo, l’AIDS in confronto è ben poca cosa“.
Un artista e un uomo di grande carisma, che ha calamitato l’attenzione di tutti i presenti e che, in chiusura, ha ricevuto dalle mani dell’organizzatore del festival un meritato ed apprezzato premio alla carriera.
Prima della visione in anteprima delle prime due puntate di The hot zone, non potevano però mancare alcune domande su Game Of Thrones, ma per queste ti lascio al video della nostra diretta Facebook…
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