A Rainy Day in New York, l’ultimo film di Woody Allen, esce in Italia il 3 ottobre, prima ancora che negli Stati Uniti, dove non si ancora quando e neppure se sarà distribuito
Il film che la Amazon si è rifiutata di distribuire uscirà a ottobre in Europa; l’Italia batte tutti e sarà il primo paese, seguita a ruota dalla Spagna, a vedere l’ultimo film di Woody Allen. Si sa molto sulle polemiche fra Amazon e il regista, ma del film si sa pochissimo se non che si tratta di una commedia dove due giovani, interpretati da Timothée Chalamet e Selena Gomez, vanno a passare un fine settimana piovoso a New York. Un’altra storia nel film è quella di un uomo maturo, che ha una relazione con una ragazza molto più giovane. L’uomo maturo è Jude Law che, in netta controtendenza, ha definito “vergognoso” il comportamento di Amazon. Poi si sa che Chalamet e Gomez hanno devoluto il loro compenso a Time’s Up, un’organizzazione che raccoglie fondi per lottare contro gli abusi sessuali e proteggerne le vittime. Che Amazon non vuol distribuire il film, che Woody Allen non ha nemmeno trovato uno straccio di casa editrice che gli pubblichi le memorie, ecc.
Quello che pensiamo sul caso Allen lo abbiamo già espresso pochi mesi fa (vedi: Amazon Studios non distribuisce l’ultimo film di Woody Allen) e non vorremo ripetere le stesse cose, però continua a esserci incomprensibile l’atteggiamento persecutorio negli States contro Woody Allen, considerando anche che è stato completamente scagionato di fronte alla legge dell’accusa rivoltagli da Dylan Farrow.
Riportiamo, così, pari pari, una notizia dell’ANSA. Ancora i dati del 2018 non sono disponibili ma, considerata la politica di Trump, non è difficile immaginare che ci saranno ulteriori incrementi percentuali: “Aumentano i crimini d’odio negli Stati Uniti. Nel 2017 sono cresciuti del 17% rispetto all’anno precedente, secondo un rapporto dell’Fbi. Dei 7106 episodi denunciati, il 59,6% riguarda persone finite nel mirino per pregiudizi razziali o etnici, il 20,6% per pregiudizi sull’orientamento sessuale e il 2,5% sull’identità di genere. Dei 1679 episodi di odio religioso riportati, il 58,1% sono contro gli ebrei, il 18,6% contro i musulmani“. Non me lo sarei aspettato, eppure gli atti di intransigenza verso gli ebrei sono tre volte e passa di più che quelli contro i musulmani.
Forse questa notizia getta una luce inaspettata sul caso Allen: non sarà mica che ce l’hanno con lui perché è ebreo?